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ROTORUA

Post n°61 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll

ROTORUA

 

Pensare di visitare la Nuova Zelanda in pochi giorni è assurdo. Non c’è niente di particolare da vedere se non la natura che richiede molto tempo per gustarla. In Italia si può vedere Venezia poi Firenze e Roma e sicuramente qualche idea del nostro paese l’abbiamo. La N.Z. invece va gustata con discreto tempo a disposizione. Sarebbe come andare a vedere le Dolomiti o il mare della Sardegna per poche ore. Certi ambienti vanno vissuti e gustati con calma.

Comunque per avere un’idea di questo paese ho cercato la città più facile da visitare in pochi giorni. A Rotorua, 6-7 ore di pullman da qui, si possono vedere dei siti geotermici e sapere qualcosa del popolo dei Maori.

Sabato 30 Maggio mi sono alzato di buon ora, bel tempo, preso il bus per Rotorua che si trova al centro dell’isola del nord e dopo diverse ore sono arrivato nella cittadina. Pioggia fine e fitta! Cerco un motel per dormire ma tutto pieno e così per gli altri motel vicini. Finalmente trovo un hotel per 50 euro circa. Bello per quel prezzo. La stazione termale di Rotorua era piena di turisti che andavano a fare i bagni termali perché quello era un weekend lungo. Cioè compreso il lunedì che era festa. Il compleanno della Regina Elisabetta d’Inghilterra, siamo nel Commonwealth.  Tutto il mondo è paese, tutte le scuse sono buone per fare festa!!

Per fortuna riesco ad organizzare la visita al sito geotermico, al ritorno la visita al museo e alla sera al villaggio dei Maori. Giornata piena.

La N.Z. è situata sopra il confine fra due piattaforme terrestri, quella indo oceanica e quella del pacifico, che si scontrano e dalle fessure esce il magma che alimenta i vulcani. Zona vulcanica quindi. Ce ne sono di attivi così come nelle isole vicine famose per le recenti imponenti eruzioni. Per esempio il Pinatubo.

 In città salgono colonne di vapore quasi dappertutto, dai giardini, dagli alberghi che ne sfruttano il calore, dai tombini delle strade, è tutto un vapore che sale dalla città.

Il pulmino turistico con una quindicina di persone di varie nazionalità ci accompagna a vedere le Mud Ball, le bolle nei fanghi, argilla che bolle, cioè escono bolle di vapore. Tanto vapore, puzza di acido solfidrico, di uova marce, due foto e via. Perché alle 10,15, puntuale, il geyser emette un getto di acqua e vapore e non si può perdere l’appuntamento. Arrivati mi siedo su uno scalino per vedere meglio ed un signore spiega quello che succederà. Alla fine mette un poco di sapone dentro la bocca del geyser e subito inizia ad uscire la schiuma e poco dopo un getto di acqua e vapore alto 10 metri che dura un quarto d’ora. In una cavità si raccoglie acqua che il vapore continuamente riscalda. L’acqua fa da tappo ed il vapore all’interno aumenta di pressione. Quando la cavità è piena esce un poco di acqua bollente dalla bocca, la pressione dell’acqua liquida diminuisce ed il vapore adesso può uscire con violenza portandosi dietro anche l’acqua.  Il sapone è un trucco per innescare il geyser. Si formano bolle, leggere, che fanno volume e riempiono in breve la cavità ancora libera, esce della schiuma con acqua, la pressione diminuisce e parte il getto di acqua e vapore. Bello. Da la sensazione di una terra viva anche sotto la crosta terrestre, uno starnuto della terra, un ansimare giornaliero, uno sbuffo del mondo. Si sarà scocciato di qualcosa? Alla fine un raggio di sole genera un piccolo e piacevole arcobaleno e molti turisti lo indicano con il dito : rainbow !!

La visita prosegue arrivando in un centro ben organizzato, dal quale si parte lungo un percorso che dura due ore. Si vedono vecchi crateri crollati, grossi buchi nella terra da dove esce continuamente vapore, spesso colorati di giallo dello zolfo o di arancione, laghetti di acqua che ribolle, fumante di vapore che il vento ci getta contro, anch’essa con riflessi che vanno dal verde al giallo all’arancio. La terra è di colore bianco e grigio, calcare, ed il tutto immerso in un verdissimo bosco. Sembra di essere all’inferno !

Sicuramente suggestivo e affascinante.

Al ritorno a Rotorua visito un mercatino domenicale con donnine che vendono le loro cianfrusaglie artigianali o vecchie cose dal gusto indefinibile. Tipo mercatino del Calcit.

Il museo dei Maori, situato in una imponente villa di legno fine ottocento, non dice molto. Una sala è riservata ad alcuni inglesi, anche una donna, che hanno fatto da guida ai forestieri inglesi di un secolo fa per far conoscere i costumi e usanze dei Maori. Un’altra riservata ai Maori morti in guerra ed al loro eroismo, e l’ultima ai Maori. Ci sono presentate alcune delle sculture in legno che vengono tenute davanti alla porta di casa o del villaggio per allontanare gli spirito e fare paura ai nemici. Lingue fuori dalla bocca e occhi ingranditi e spiritati con disegni dipinti sul volto.

Qualche secolo dopo Cristo dalla penisola indocinese sono partiti dei popoli alla ricerca di nuove terre, verso le isole del pacifico chiamati poi Polinesiani. Poi, verso il quattordicesimo secolo, già antropizzate quasi tutte le isole sono partiti un popolo, chiamato poi dei Maori, che ha ricercato e trovato nuove terre, l’attuale Nuova Zelanda, sistemandosi definitivamente qui. Non conoscevano i metalli, nemmeno l’oro, che è presente nell’isola ed anche nelle parti abitate da quel popolo. Non avevano vasellame e quindi i reperti archeologici sono inesistenti. Qualche orecchino in osso di pesce o giada e basta. Le armi: di legno e pietra usate con mosse  studiate tipo arti marziali orientali. Insomma poche cose e non molto interessanti.

La sera parto con il bus per il villaggio Maori, ricostruito per turisti. Freddo cane. Prima di essere accettati nel villaggio viene eseguita una rappresentazione di come gli ospiti venivano trattati prima di permettere loro l’ingresso nel villaggio. Venivano atterriti con urla e armi presentate contro e poi alla fine, se accettavano di raccogliere un ramo di foglie, si potevano entrare. Anche noi,finalmente, con quel freddo! Loro erano quasi nudi come in estate. Villaggio con fuochi, capanne, stuoie in terra, sculture alle porte e negli architravi delle capanne. Qualche frettolosa spiegazione in inglese per me ancora incomprensibile, e soprattutto freddolosa !! Infine cena Maori. Del tutto normale. C’era anche la pasta asciutta, le viti, come insalata. Qua si usa così. Proprio per turisti! Lo immaginavo ma qualcosa ed un’idea dovevo pure farmela.

C’è comunque una discreta differenza di come sono trattati i Maori e gli Aborigeni in Australia. Intanto i nomi di quasi tutte le località, dei monti e dei fiumi sono Maori, e questo li fa sentire meno defraudati della loro terra. Poi sono meglio integrati, lavorano, hanno una casa dignitosa in mezzo agli altri, quindi senza ghetti, insomma stanno decentemente bene. Certo che non c’è un grande amore verso gli inglesi, ogni tanto qualche scontro si presenta. In galera il 90% dei prigionieri sono Maori. Per strada si vede qualche disgraziato bianco ma i più sono di origina Maori. Comunque pochi e sicuramente sono stati trattati molto meglio degli Aborigeni rinchiusi praticamente in delle riserve e pochi integrati.

La sostanza cambia poco Entrambi i popoli sono stati espropriati della loro terra e cultura da altri uomini più forti e con più conoscenze. E’ questa una legge naturale?  Certamente, vale per gli uomini primitivi, senza mezzi di sostentamento o quasi, ma non per uomini moderni, nel senso proprio dell’era moderna, che hanno avuto ed hanno sufficienti mezzi di sostentamento, conoscenze e cultura e che permettono almeno più rispetto verso altri uomini ed altre culture. Ma così qui non è stato.

Il giorno dopo ritorno a Whangarei con sosta ad Auckland.

 

 

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