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FIJI- ISOLA DI SAWA-I-LAW e E NACULA

Post n°73 pubblicato il 11 Luglio 2009 da lukyll

Lunedì 6 luglio

 

Partenza al mattino con calma, 10,30-11 verso una nuova isola, Nacula e Sawa-I-Law. 15-20 miglia percorribili in 3 ore circa. Tempo bello, venticello tranquillo, motore e fiocco.

Sven vuole pescare ed anch’io, non mi va giù che non si prenda mai niente. Prendo il mio pesciolino di plastica e lo attacco alla lenza della canna e tengo la lenza lunga, non voglio che il rumore del motore disturbi la pesca. Poi buttiamo altre tre lenze, due corte che stanno a galla o quasi ed un’altra con del peso che la mantiene poco meno di un metro sott’acqua. Queste lenze contengono come esca una specie di polipino coloratissimo con un bell’amo sotto. Il mio pesciolino saltella spesso nell’acqua e dice che è un bene perché il rumore richiama l’attenzione dei pesci. A Jola dico che a mezzogiorno si tira su il pesce, giusto per il pranzo. Intanto aspettiamo seduti a poppa, cappellino ed occhiali scuri, il riverbero è forte.

Jola sente scorrere la lenza della canna, mi precipito e sento che c’è attaccato qualcosa. Prendo la canna in mano ed inizio a tirare su la lenza. Piano piano si affaccia un bel tonnetto che tiriamo su con il retino, sarà un chilo e mezzo. Finalmente!! Rotto l’incantesimo..! Ma in quel momento anche l’altra lenza con il polipino che stava un metro sotto incomincia a tirare. La prendo in mano e sento che tira molto. Questa volta è bello grosso! Grande eccitazione a bordo. Sven dall’alto dice che è un bel tonno a pinna gialla, quello più prelibato! La lenza continuamente si inclina verso il fondo, il pesce cerca una via di fuga. Speriamo che non si slabbri e si perda tutto. Riesco a portarlo sotto bordo, è meraviglioso. Occhi grandi, da tonno, pinne gialle, e soprattutto grosso. Non entra nel retino e Sven allora prende un uncino per arpionarlo e tirarlo a bordo. Non è facile perché se lo sollevo dall’acqua poi quando vi rientra fa grande resistenza e si può strappare qualcosa, la sua bocca. Finalmente Sven lo arpiona e lo tira fuori dall’acqua senza portarlo a bordo. Sanguina copiosamente e sporca la barca. Poi prende un coltello e lo uccide infilandoglielo nella testa per tre volte, quindi lo apre sotto le branchie perché perda il sangue che, se rimane nella carne, risulta poco gradevole. Infine, legato per la coda, viene issato a poppa per scolare bene il sangue. E’ così bello a vedersi! La linea affusolata, gli occhi così grandi e quel bel colore giallo delle pinne! Viaggiava tranquillo in cerca di cibo nelle immense acque del Pacifico quando, tratto in inganno da una plastica colorata, vi trova la morte. Ogni tanto si dimena, ma è arpionato, il sangue, di un bel rosso vivo, scorre a rivoli sul suo corpo lucido e contrasta con il vivace giallo delle pinne. Lo spettacolo della vita e della morte.

La mattina ci hanno fatto visita i delfini, allegri, saltellanti intorno alla prua della barca, giovani che giocavano, pieni di vita. Spettacolo più affascinante.

La pesca per oggi è finita, è già troppo questo e non vogliamo uccidere per sport, solo per mangiare, pertanto tiriamo su tutte le lenze.

Dopo un’oretta inizia l’operazione di pulizia dei pesci. Prima quello grande. Sven lo mette sopra un asse, di Tek, naturalmente, e lo slisca. La testa e la lisca, con ancora abbondante carne viene rigettata in mare. Ottimo pranzo per qualche squalo! Poi tolta la carne troppo rossa di sangue, poca, infine tolta la pelle. Rimangono quattro meravigliosi filetti di carne rosa, chiara, una meraviglia a vedersi! La stessa sorte tocca anche al piccolo. Prima di gettare la carcassa del pinna gialla mi sono fatto fare la foto, così ho la prova fotografata del pesce, mica come il mio amico Paolo che pesca sempre tanto ma non si vede mai niente!! Si fa per scherzare … Paolo su … non te la prendere …. Il Pacifico è un oceano grande e naturalmente ci sono pesci grandi!!! Saluta Eschilo che mi ha venduti i pesciolini di plastica: funzionano!

Peter lo ha cotto al burro in padella ma il sapore non si sente tanto … poi il burro lascia troppo aroma. La sera tocca a me cucinarlo. Nel mio libro trovo una ricetta con pomodoro, capperi olive , acciughe, alla siciliana evidentemente. I pomodori sono solo due, piccolini e poco maturi e senza pomodori la ricetta non viene bene, manca il sughino! Poi i miei compagni volevano per forza il contorno. Ma l’insalata non c’era, solo cavolo verza, un peperone e tre zucchine. Il peperone ci poteva anche stare ma era poco per 4 ed allora gli ho fatto i tre zucchini fritti. Perché per loro i vegetali sono importanti nel piatto, non importa che cosa e se sono accoppiati bene, quello che c’è c’è! Non sono d’accordo. Insomma il tonno da me cucinato non era molto saporito così come quello di Peter. Non si può dire che non sia fresco! Forse veramente un po’ troppo fresco per la grossezza del tonno.

 

Arrivati a destinazione vediamo la baia che è molto bella, non c’è nessuna barca. Intorno all’isola il colore dell’acqua è verde e a tratti azzurro. C’è persino una grotta da andare a visitare, lo faremo la mattina seguente.

Sono presenti due villaggi e, come si usa da queste parti, si deve rendere omaggio e chiedere il permesso per visitare l’isola al capo villaggio. Ci riceve in casa sua, seduti tutti in terra, nonostante ci siano dei divani e due poltrone, Sven chiede gentilmente il permesso per visitare l’isola e dona il solito mazzo di radici di Kava. Il capo villaggio teneva delle banconote fra le dita dei piedi: forse le preferiva alla Kava. Poi ci fa vedere la chiesa Metodista, in muratura, il luogo più sicuro per quando vengono i cicloni. Le capanne infatti vengono letteralmente scoperchiate dalla furia del vento. Il villaggio è molto pulito, le solite capanne in legno con tetto di lamiera, due stanze se va bene, panni stesi e le stoviglie ad asciugare sopra i baldacchini. Alcune capanne sono di paglia, proprio una capanna, ma sicuramente più belle e credo anche confortevoli di quelle con il tetto in lamiera. Un bambino ci rifila 3 frutta di mango per 7 dollari Fijiani, tre euro, e ci accompagna per il villaggio fino alla scuola. Ma prima si ferma con dei giovani, 30 anni, che sono seduti su di una stuoia ed uno strizza continuamente in un recipiente di legno della stoffa con dentro qualcosa e ne esce una brodaglia di colore avana. Spero non sia Kava! Ci invitano, è maleducazione rifiutare, e dopo qualche domanda ci offrono la Kawa in una mezza noce di cocco che funge da tazza. La si deve bere tutta! Poche storie! Prima e dopo la bevuta gli altri battono per tre volte le mani. Naturalmente si usa la solita tazza per tutti, loro compresi. Il sapore è un po’ amarognolo. Speriamo bene! Ci vorrebbero vendere delle bustine di quella polverina ma per fortuna tergiversiamo e ce la caviamo bene senza acquisti. Il bambino poi ci accompagna a vedere la scuola, classi miste, nel senso due classi in una, ogni classe con 5-6-7 alunni. Lavagna, banchi con pochi libri sgualciti sotto, qualche quaderno e la cattedra con diversi libri sopra. Poi l’aula di scienze, Sven domanda quali strumenti scientifici didattici hanno ed il bambino, di nome Naca, apre un baule di ferro e tira fuori orgoglioso una lente d’ingrandimento che chiama microscopio. C’è anche il computer che dice sia collegato ad internet. Campo sportivo da rugby davanti la scuola, bella erba verde e rasata da poco. Si ritorna e si viene invitati dentro una capanna di paglia dove c’è anche il capo villaggio che prima, in un mortaio di ferro, polverizzava la Kava. Non sta bene essere scortesi! Di nuovo scalzi, seduti dentro in cerchio e ricomincia il rito della Kava. Seconda coppa! Domando quale effetto ha, non vorrei mi rincoglionisse ulteriormente! Dice che rilassa dalla stanchezza, si dorme bene e si è pronti per nuove fatiche. Io non sento niente, ma ci credo, per carità! Domando quale lavoro svolgono e rispondono che uomini e donne lavorano tutti alla piantagione, probabilmente di banane, mango, cassawa, una loro grande patata dolce, cocco ecc. Qualcuno va a pescare. Nel villaggio rimane solo il capo, bambini e vecchi. Per il giorno dopo ci prepareranno del pane, a pagamento, alle 8 in punto. Risulterà un poco dolce, sempre meglio del nostro che è finito! Finalmente ci liberiamo e torniamo su Dana-Felicia.

 

 

Martedì 7 Luglio

 

Alle 8 preso il pane, alle 9,30 visita alla grotta. 10 dollari. Peter e Jola non vengono. Vado con Sven. Alcune donne vendono collanine, ma io purtroppo non le uso, così gli spiego. La grotta si apre dopo aver abbassato notevolmente la testa per non spaccarsela, su un lago d’acqua, credo di mare, siamo a 15 metri di distanza. Dice poco. Rocce levigate formano come delle colonne, dice che ci sono dei graffiti, li ho fotografati ma non si vede tanto e non se ne capisce il significato. Solo fregi geometrici e tre fori per tirarsi fuori dall’acqua con le mani. Altri turisti si sono gettati in acqua ed anch’io voglio vedere. Sono in mutande calzoncini e maglina. C’è poco da togliere, solo la maglina. Mi tuffo, vado in mezzo, si vede un pezzo di cielo con degli alberi. Dei ragazzi passano in un’altra caverna, buia, attraverso un cunicolo sott’acqua. La guida li aiuta, sono del resort ed hanno pagato 25 dollari, una corda gli fa trovare la via ma al di là c’è solo buio e la luce della torcia della guida.

Ritorniamo. Jola e Peter mi domandano cosa ho visto e gli racconto che in effetti c’è poco da vedere se non l’emozione di tuffarsi nell’acqua verde e trasparente di una caverna illuminata dalla luce solare. Mi dicono che 10 dollari sono tanti … Forse avranno anche ragione, corrispondono a 3,5 euro! D’altra parte è anche un modo, dignitoso, per dare qualcosa a questa gente che ha ben poco con che vivere! Usiamo la loro isola, il loro mare, non gli lasciamo un soldo, almeno il biglietto della grotta! Viaggiamo su una barca da due milioni di euro ...!!! Sono proprio contento di essere italiano !

Minestra di tonno preparata da Peter con il cocco, peperone, cipolla, pane dolce abbrustolito e chily ( peperoncino) ecc. Sapore del tonno coperto dalle verdure, poteva essere anche pollo! Peccato!

 

Venerdì 10 Luglio

 

Finalmente si parte. Siamo stati fino a ieri, 2-3 giorni, fermi perché volevamo vedere le danze dei Fijiani eseguite per i turisti di una crociera, 50-60 persone massimo, ma l’accompagnatore dei turisti non ci ha fatto entrare perché era loro riservato e loro avevano pagato per la manifestazione. Giorni persi. Un giorno senza mai scendere di barca! Ieri alle 11 non ne potevo più e sono andato via a nuoto, a vedere le spiagge e la barriera corallina. Piena di pesci colorati e di mille piante dalle strane forme.

Ieri ho cucinato il tonno al forno, pillottato con aglio, prezzemolo secco, sale, pepe e pane dolce, quello avevamo!, grattugiato. Con sottofondo di patate. Non era male ma sapeva molto poco di tonno.

Stamani sveglia ore 6, partenza ore 7, 30-35 nodi di vento, velocità barca 10 nodi, due e poi 3 mani di terzaroli e trinchetta, una galoppata di 65 miglia in 8-9 ore.

Siamo di nuovo a Lautoka per farci dare il permesso per visitare le altre isole, ce lo daranno lunedì! Altri giorni persi!

Stasera doccia e shampoo, 1 chilo in meno di salsedine!

 

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