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GIRO INTORNO AL MONDO IN BARCA A VELA
 

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BORDEGGI MOLTO UMIDI

Post n°75 pubblicato il 21 Luglio 2009 da lukyll

VENERDI’ 17 LUGLIO

 

Ore 8,30 di sera.  Abbiamo appena cenato, lavato i piatti, con Sven che stranamente li ha asciugati. La prima volta. Ieri Jola mi ha chiesto di fare gli spaghetti alla bolognese, vorrebbe dire al sugo di carne. Allora ho pensato in grande, faccio il pasticcio di maccheroni, con la besciamella e poi in forno. Avevo a disposizione 800 g di macinato di vitello, quindi grande sugo! E solo cipolla e carote, niente sedano ne prezzemolo e due scatole grandi di pomodori pelati. Ho aggiunto un bicchierone di vino rosso il cui sapore non andava mai via. Cotto per due ore e mezzo abbondanti ed è risultato veramente buono, come si dice, non perché l’ho fatto io! Niente maccheroni ma solo le viti, Ok, vada per le viti, cotte per pochi minuti, preparata la besciamella, direi quasi perfetta e messo a strati nella pirofila viti, sugo, besciamella e “Parmesan”, cosi per tre strati. 20 minuti in forno ….. e buon appetito! Erano buoni, per essere poi la prima volta che li preparavo ….!

Ne sono avanzati un poco e stasera Jola li ha voluti rifare,  aggiungendo del sugo avanzato, due belle vaschette, ed altra besciamella preparata di nuovo. Credo che Jola volesse vedere come si fa per poi rifarli quando non ci sono più.

 

Ma torniamo indietro. A ritroso. Siamo nell’isola di Ono, nell’arcipelago delle Kandavu, a sud dell’isola principale delle Fiji. La baia dove siamo ancorati è a nord dell’isola di Ono. Bella, come le altre baie. Abbiamo visitato il villaggio, portato in omaggio al Capo villaggio delle radici di Kava e ci hanno invitato nella casa comune dove si teneva la riunione mensile dei rappresentanti dei villaggi della zona. 20, forse 25 uomini e due donne, i capi dei villaggi. Qualcuno aveva un foglio, forse per fare una relazione o delle domande. Ci hanno chiesto il nostro nome e da dove venivamo. Poi qualcuno ha cantato la solita, almeno credo, nenia e quindi ci hanno offerto la  Kava che abbiamo dovuto bere tutta di un fiato con gli applausi finali. Ma questa volta la mezza noce di cocco che funge da tazza non era piena, per nostra fortuna. Evidentemente non ce ne era abbastanza per tutti. Un ragazzo ci ha accompagnato a visitare il villaggio, la chiesa metodista, la scuola che funge anche da collegio per i bambini che abitano lontano, viste le camerate, le aule, e diversi piccoli bambini che innaffiavano delle pianticelle seminate in terra in mezzo a due gusci di  noci di cocco tagliati a metà. Abbiamo parlato con due maestri ed una maestra. Poi abbiamo  anche visto  l’ospedale, due stanze, con una ragazza che funge da infermiera. Per il resto il solito villaggio: capanne di legno e qualcuna il paglia, dentro disadorne, con pochissime suppellettili, tutto in terra, fuori  le galline e diversi cani molto magri. Il ragazzo ci ha detto se volevamo visitare anche il porcile ma abbiamo risposto che di maiali ne abbiamo anche noi! Tutti i villaggi sono però abbastanza puliti e ordinati.  Unici oggetti moderni sono due antenne della tv e qualche pannello solare nella chiesa.

Peter ed io abbiamo fatto una bella nuotata nel reef, i soliti pesci colorati, belle piante, ma niente di speciale. Domani andremo a cercare con il gommone qualche posto migliore. Ho proposto di fare una immersione utilizzando le strutture di un resort qui vicino, di proprietà di un italiano, ma non interessa a nessuno. Domani snorkeling, questo non si paga!

 

Ieri invece eravamo in un’altra baia qui vicino, ma senza villaggio, si vedevano solo tre case. Bella baia, rotonda con delle belle colline molto mosse e risplendenti di un bel verde tenero al sole del mattino nonostante il cielo fosse quasi tutto coperto di nuvole.

Eravamo arrivati ieri verso le 15 – 16 dopo una notte in mare e tutto il giorno prima. Infatti eravamo partiti mercoledì 15 luglio alle 7 del mattino per raggiungere le Kandavu e l’isola di Ono. Le previsioni di Sven: vento 10 nodi circa. Usciti dal reef il vento sale a 25, poi 30, 35 ed infine 40 nodi! Le solite tre mani di terzaroli alla randa e la trinchetta. Peter si sdraia sulla panca e dopo due ore vomita sonoramente come al suo solito. Io mangio e faccio tutto come niente fosse anche se stare dentro non è certamente bello. Il vento lo abbiamo “ sul muso” così si deve bordeggiare diverse volte. Ormai sono diventato il prodiere di Dana-Felicia. Ogni volta che vado a prua mi bagno abbondantemente. Dopo diverse volte mi vado a cambiare e metto anche un giubbetto. Ma poco dopo devo andare di nuovo a prua. E questa volta mi prendo due sonore ondate che mi alluvionano completamente! Mi ero appena cambiato! Sven dice che è meglio entrare in una baia dell’isola di Suva, rinviando a domani l’atterraggio ad Ono. Ma giunti nella baia si vede che è piccola, poco protetta e pericolosa. Viene deciso di andare comunque ad Ono ma è lontano e arriveremo in nottata. Il cielo è quasi sereno, il mare blu cobalto e infinite sono le creste bianche che si infrangono nelle cime dell’onda. Il vento sibila fra le sartie. Non c’è bisogno dell’anemometro per capire che siamo sui quaranta nodi di vento. Capisco che fino all’isola non si cambia più di bordo e per qualche ora posso stare in pace. Mi ricambio! Vado a letto alle sei del pomeriggio, tanto non avevo da fare niente, pensando di dovermi alzare di notte. Invece non c’è bisogno di me, ceno alle nove e ritorno a letto, tanto siamo ancora molto lontani dall’isola. Mi rialzo verso le 8,30del mattino. Siamo vicini a Kadavu  ma ancora lontani da Ono. Arriveremo a destinazione alle 15 del pomeriggio, sempre bordeggiando. Che bello arrivare in una baia protetta dalle onde ed anche un po’ dal vento. Non si balla più e tutto sembra più facile e bello. Protetti e sicuri. Finalmente ci possiamo rilassare ed anche mangiare qualcosa di più appetitoso del solito tramezzino e gallette. Persino Peter si risveglia dal suo lungo letargo di un giorno e mezzo. Ed allora …. Pasticcio di maccheroni …. Ma che vuoi di più dalla vita?

 

Ma torniamo ancora indietro a Lunedì mattina, 13 Luglio. Andiamo tutti in città a Lautoka per la spesa e per il solito internet. La cittadina dista 1 chilometro dal porto. Poco prima di entrare in città Sven si ferma in una panchina e ci invita a sederci. Invece io rimango in piedi. Capisco che c’è qualcosa di importante e voglio vedere bene Sven. Ci dice in poche parole che la nostra esperienza è finita e che entro il mese si conclude. Che pagheremo per i giorni di luglio che siamo stati con lui senza altre spiegazioni. Naturalmente sto zitto perché credo di aver capito male, o meglio, ho la speranza di aver capito male. Sono frastornato, mi devo cercare un aereo per ritornare a casa, se lo prenoto il giorno prima spendo il doppio e non è poca cosa. Poi si va in città e ci dividiamo. Domando subito a Peter il quale mi conferma che ce ne dobbiamo andare. Ma perche? Non si sa. Questo Sven non l’ha etto. Peter è invelenito, gli esce il fumo fuori dalle orecchie! Ancora io non riesco a crederci. Cerco una spiegazione, non abbiamo fatto niente di male, puliti gli acciai della coperta, i vetri, cucinato e lavato a turno i piatti, ecc.

Peter, dopo aver frugato su internet, va ad una agenzia per fissare il volo di ritorno in N.Z. con la Pacific Airlines, la più economica. E fissa per il 23 mattina con partenza alle ore 8,00. Sven ci accompagnerà nella capitale, a Suva. L’aeroporto dista 300 km e Peter deve partire il giorno prima e dormire in un hotel all’aeroporto.

Certamente sono condizionato dalla scelta di Peter, il quale non capisce che mi coinvolge e fa i fatti suoi. Anche io devo partire più o meno in quella data perché la barca deve essere a Suva per lasciare Peter e di lì non si muoverà più. Infatti cosa ci faccio a Suva per una settimana, fino a fine mese, che è una cittadina senza niente da vedere? Do i soldi a Sven e basta. Il pomeriggio torno all’internet caffè, in realtà un ristorante cinese schifoso, e mi cerco un volo per l’Italia. Si aggirano sui 1000 euro! Ma cambiando giorno anche i prezzi cambiano. Trovo un volo da Auckland via Kuala Lumpur con la Malaysian Airlines a 680 euro per sabato 25 con partenza alle 12 circa. Arriverò a Fiumicino alle 6 del mattino del giorno dopo. Fisso subito! Poi vado all’agenzia di viaggio e trovo un volo della N.Z. Airlines per il giorno 23 sera. Arriverò ad Auckland alle ore 23,15. Dovrò trovarmi un motel! Starò il venerdì ad Auckland e sabato ripartirò per l’Italia.

Alla sera sono stanco, è stato troppo lo stress di questa giornata amara. Adesso so quanto devo dare a Sven il quale, appena accenno il problema, tira fuori un foglio con il conto già fatto: il costo di un mese diviso 30 giorni e moltiplicato per 23, il giorno della mia partenza. Ok. Il giorno dopo vado a pagare tramite solito bonifico via internet.

La notte dormo poco, penso al motivo per il quale ci ha invitato ad andare via. Avevamo pattuito un “minimo” di due mesi, e Lui lo ha rispettato, però lo poteva dire prima che sarebbero stati solo due mesi e comunque poteva dire subito della sua decisione così avevamo più tempo per organizzarci. Potevo cercare su internet un altro passaggio su altra barca, dalle Fiji a chissà dove, ma non c’era più tempo. In questo Sven non si è comportato davvero bene, e non mancherà l’occasione perché non glielo dica. Quando sono incavolato parlo bene anche l’inglese!

Forse non gli piacevamo e ha trovato altro equipaggio, o forse vengono in agosto dei parenti o amici suoi, oppure ritorna la famosa Anne, danese, tanto cara a Sven  che sarebbe stato disposto Lui a pagare Lei. Forse fra qualche settimana, leggendo nel blog di Dana-Felicia troveremo la risposta.

Peter, nonostante non gli piacesse Sven, tanto che spesso diceva che se ne sarebbe andato prima, ha confessato che sarebbe volentieri rimasto per altri mesi, forse fino a Dicembre, con il ritorno della barca in N.Z.

Mi dispiace solo che ho visto poco di queste isole, metà delle Fiji e niente delle altre. Certo non potevo visitarle tutte ma almeno un altro gruppo mi sarebbe piaciuto. Probabili le Vanuatu.  Pazienza …. Non c’è altro da dire! Come diceva Dante nella Divina Commedia: “Volsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare” ( se ricordo bene!)  Traduzione al caso mio in volgare:  prendi quanto hai avuto ..… torna a casa … e non rompere più i co…ni!

 

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