Creato da lukyll il 19/08/2008
GIRO INTORNO AL MONDO IN BARCA A VELA
 

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PASSEGGIANDO SULLA BARRIERA CORALLINA

Post n°76 pubblicato il 21 Luglio 2009 da lukyll

Domenica 19 Luglio

 

Sveglia alle 8,30, colazione, preparo il cappuccino per tutti ma la giornata comincia male. Il tempo è brutto. Nuvole basse e cariche di pioggia, vento sui 25 nodi, temperatura fresca.

E pensare che ieri è stata una giornata molto bella, cielo sereno, poco vento ed una baia con il mare azzurro e verde che era un incanto. La più belle di quelle viste fino ad ora, probabilmente per merito del tempo ottimale. Al mattino siamo partiti da Ono per andare a Dravuni, un’altra isola decantata dalla guida. Ma a metà strada abbiamo visto una barca all’ancora in una isoletta con sabbia bianca ed una bella striscia di mare azzurro. Ci siamo precipitati in quello che sembrava un paradiso. Ed infatti lo era. L’isola si chiama Navara. Abbiamo fatto un giro con il gommone e abbiamo visto dove era il fondale corallino. Mi sono fatto lasciare vicino agli scogli da solo e con la maschera ho incominciato a fare snorkeling. Il sole entrava diritto nell’acqua ed illuminava il fondale corallino. Lo spettacolo era entusiasmante. Infiniti coralli abbarbicati alle rocce formavano una foresta dove centinaia di pesci colorati nuotavano e pascolavano  in cerca di cibo.  Alcuni di questi coralli avevano la forma di ombrello rovesciato, come i funghi ordinelli, le cui dimensioni variavano da qualche decimetro ad un paio di metri e sotto si rifugiavano i pesci al mio avvicinarsi. Altri di forma a cespuglio di colore dal verde al marrone al blu-viola molto intenso. Altri ancora a forma di corna  di cervo, molto folte, altri ricoprivano le rocce come un velluto di colore verde marcio. E fra le rocce, con qualche buco e questa selva di coralli, i pesci si nascondevano e riapparivano a curiosare continuamente, alle volte ignari della mia presenza fino a qualche decina di centimetri di distanza. Mi sembrava di vedere un documentario naturalistico sul mare.

I pesci  erano di tante specie, oltre ai soliti pesci rotondi gialli che vediamo negli acquari, ce ne erano altri colorati di blu elettrico che si vedevano da un miglio lontano, non capisco la loro strategia di difesa, altri invece erano del colore della sabbia a dei coralli circostanti, ben mimetizzati, con qualche striscia verticale ed altri orizzontale più scura. Altri, piccoli di qualche centimetro, verdi, stazionavano sopra una “pianta” di corallo anch’essa verde, fitta di rami, e al mio avvicinarsi si infilavano in mezzo ai rami e sarebbe stato impossibile ad un pesce, anche solo leggermente più grosso, di insidiare alla loro vita. In lontananza i pesci si muovevano lentamente, con tranquillità, in quella meraviglia di scenario tanto che mi sentivo in imbarazzo solo per nuotargli incontro e disturbare quella armonia e serenità. Un bel pesce che mi ha colpito aveva la forma quasi quadrata, di colore blu cobalto con dei cerchi concentrici bianchi che si dipartivano dal centro del corpo. Carini anche quelli gialli con un punto nero vicino alla coda, che sembra un occhio. Non so ma credo sia una forma di difesa, infatti il pesce aggressore colpisce alle spalle, cioè dalla coda, per non farsi vedere. Ma essendo tale pesce giallo quasi rotondo ed avendo due macchie nere uguale dalle parti, uno è l’occhio vero e l’altro è solo una macchia, confonde l’aggressore il quale non sa esattamente quale sia la coda e se sbaglia e si presenta davanti viene ovviamente visto ed il pesce giallo si può facilmente sottrarre all’aggressione. Insomma ha il 50% di probabilità di vedere l’aggressore.

Alla sera ci sono ritornato facendomi prestare le pinne da Peter, il quale ha raccontato che la mattina si è trovato da una parte uno squaletto di mezzo metro o poco più ma dall’altra uno squalo di più di un metro con una bella boccona.  Forse aveva già pranzato, non ha dato fastidio, comunque era di specie pacifica, così dice. Invece la sera ho visto un altro pesce stranissimo, tanto che mi sono venute in mente le figurine degli animali di quando da bambino le collezionavo. Me ne mancavano 5 per finire l’album! Era un pesce con delle penne come un galletto e le aveva aperte sia sul dorso che lateralmente. Si muoveva lentamente, faceva il furbo, voleva apparire una pianta acquatica. Si avvicinava impercettibilmente ai pesciolini blu elettrico, senza attaccarli, ma probabilmente aspettando che qualcuno non si accorgesse delle sua animale presenza e si avvicinasse alla sua bocca. Invece i pesciolini si accorgevano perfettamente e quando la distanza arrivava a 60 cm si andavano immediatamente a nascondere. Era di colore rosso ruggine a strisce più chiare e con le “penne” chiare e rosse al termine.

Mi sono ripromesso di comprare una macchina fotografica subacquea, magari di quelle da pochi euro, usa e getta, perché immortalare quelle immagini  del fondale marino mi sarebbe proprio piaciuto.

 La spiaggia era bianca, come tutte, fatta di piccoli coralli e miliardi di conchiglie frantumate, qualche palma quasi sull’acqua e altre piante verdissime creavano una impenetrabile foresta tropicale che ricopriva tutta l’isola. Solo qualche scoglio o roccia nera apparivano alle due estremità dell’isola, segno della sua origine vulcanica.

Sven e Jola sono andati con il gommone a nuotare e poi sulla spiaggia, senza dirci niente, se volevamo andare anche noi con loro. Al ritorno Jola ha raccontato di aver visto una tartarughina che usciva dalla sabbia e si dirigeva velocemente verso il mare annaspando in maniera buffa. Era appena nata e quello di raggiungere il mare è il momento più pericoloso perché indifese ed esposte alla caccia da parte degli uccelli. Infatti la maggior parte nascono di notte. Mi sarebbe tanto piaciuto vederla!

Al pomeriggio si è avvicinata una barca con un pescatore che abitava nell’isola vicina e noi credevamo che ci volesse vendere del pesce, ma aveva solo tre esseri informi, come dei lombriconi lunghi 60-70 cm e dal diametro di 15-20, uno di colore nero, uno giallo ed uno arancione. Aspetto orripilante. Dice che piacciono molto ai giapponesi, e noi, cortesi, a loro li abbiamo lasciati. Vengono divisi in due longitudinalmente e messi sotto sale per due giorni. Poi cotti nell’acqua e seccati. Li pagano fino a 40-45 dollari al chilo. I giapponesi … ovviamente! Vedere le foto per credere.

Insomma una gran bella giornata! Peccato che di queste ce ne siano state veramente poche, anzi pochissime.

Ancora adesso, sono le 15,30 di domenica 19, il tempo è brutto, vento, nuvole, ogni tanto due gocce di acqua e freschino. Siamo arrivati a Dravuni stamani ma nessuno ha parlato di fare snorkeling. Forse tra poco andremo al villaggio con la speranza che si siano già scolati tutta la Kava e non ce la offrano a noi. Ma credo che ormai si salti questa nostra ultima visita ad un villaggio. Un sacchetto di radici di Kava risparmiate per l’omaggio al Capo villaggio.

 

L’atmosfera in barca è normale da parte di tutti. Non ci sono musi lunghi da parte nostra e la solita cordialità formale da parte di Sven e di Jola.  Pensavo che il clima in barca fosse un po’ pesante, invece, intelligentemente da parte di tutti, soprattutto noi, è del tutto normale. Lavoriamo tutti come sempre. E tanto a che vale tenere il muso, ci amareggiamo anche questi ultimi giorni per niente. Anche se un po’… girano!

 

Domani mattina, credo presto, partiremo per la Capitale, Suva. Speriamo in un tempo clemente, almeno per l’ultima traversata, circa 45 miglia, ma ho poca fiducia, ve lo saprò ridire!

 

 

MARTEDI’ 21  LUGLIO

 

Ieri siamo partiti verso le 9 di mattina, con una certa calma, tempo nuvoloso e piovigginoso, novembrino. Almeno non ci dispiacerà lasciare queste isole che dovrebbero essere molto belle. Spesso succede che l’ultimo giorno è il più bello e lasciare il mare o la montagna che sia, proprio nel momento ideale, dispiace sempre tanto. Questa volta non mi dispiace per niente.

15 nodi di vento che si suppone in rinforzo. 2 mani di terzaroli alla randa e via. Ma ricomincia a piovere, il vento cala e si va a motore! Fino a Suva, la capitale delle Fiji.

Si entra nella baia del porto e ci accoglie il sole. Ci ancoriamo e poi con il gommone raggiungiamo il Royal Yacht Club di Suva. Sven con Jola si bevono una birra mentre vado con Peter in centro per sentire del bus che ci deve accompagnare all’aeroporto internazionale di Nadi.

Al ritorno Sven ci offre la cena ed una birra al Club. L’ultima cena prima della partenza. Non male: prendo una fetta di tonno pinna gialla alla griglia.

Oggi piove a dirotto e tira vento. Dobbiamo andare alla dogana in tutti i modi e ci prenderemo l’ennesima giubbata di acqua! Vedrò di coprirmi bene.

Oggi cercherò di visitare la città, per quello che ci sarà da vedere ed infine la solita sosta ad un internet point.

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