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« COLON E CAMBUSAPASSAGGIO DEL CANALE DI PANAMA »

COLON

Post n°83 pubblicato il 21 Marzo 2010 da lukyll

Giovedì 11 Marzo      Colon

 

 

Il giorno dopo andiamo a Colon per prendere la bombola del gas, per andare da Tito e per andare nella “Zona Libre”, dove non si pagano le tasse per gli acquisti e per rifinire la spesa.

Tito è un personaggio strano, incontrato da Giuseppe, si è proposto di aiutarlo a fare il passaggio del canale, a fornire i copertoni necessari per proteggere ulteriormente la barca dagli eventuali urti delle altre e per qualsiasi altra esigenza che in questi posti facilmente si presenta e sembra irrisolvibile. Parlando Giuseppe domanda quanti se è sposato e quanti figli ha. La risposta : quattro miei più una cinquantina. Come 50? Allora spiega che aiuta i bambini orfani o con famiglia disagiata o comunque bisognosi. Pensate che un bimbo è rimasto vittima di uno scontro a fuoco e un proiettile è rimasto nel cranio. Deve essere operato, due volte. Giuseppe dona 50 € ed anche il suo amico fa una offerta. Questo 15 o 20 giorni fa.

Ieri Giuseppe telefona all’ufficio del canale per confermare la partenza ma gli dicono che non è in lista, che non è possibile partire e, se proprio lo si vuole attraversare si devono pagare altri 470 $ oltre ai 1700 già versati. L’unico che può aiutarci è Tito.

Andiamo appunto a Colon ed è nella sua officina di motori dove suoi operai lavorano per lo più all’aria aperta in mezzo a pezzi di motore e chiavi inglesi sparse dappertutto. Lui ci riceve nel suo ufficio. Una ex trattoria molto sgarrupata con due tavolini, quattro sedie ed un televisore moderno acceso. Si fa dare i documenti, telefona e dice che tutto è a posto e che non ci sono assolutamente problemi. L’indomani si parte. Ci fornisce anche un ragazzo per aiutarci.

Finalmente tranquilli ci dirigiamo verso la zona libre. Non ci fanno passare nonostante mostrassimo i passaporti. Occorre un visto. Andiamo a fare il visto e finalmente passiamo. Questa zona è chiusa, ci sono solo due porte di ingresso per il resto palazzi senza entrate ne finestre circondano l’area. Dentro una città fatta solo di grossi centri dove si vende di tutto: dagli elettrodomestici alla oreficeria, dagli orologi ai motori marini, al vestiario di firma. Cerco un rivenditore Nikon per acquistare un teleobiettivo, perdiamo mezza ora per trovarlo e poi risulta quasi allo stesso prezzo di quello che troverei in Italia. Tentativo fallito. Andiamo a rifinire la spesa e poi alle 4 a prendere la bombola del gas. Non era arrivata da Panama! Il furgone deve rientrare al massimo per le 5. Aspettiamo senza fare niente appoggiati al muro intanto mi allontano di 20 metri per fare due foto ma l’autista del taxi mi richiama e mi dice che è troppo pericoloso. Ma come, sono appena 20 metri! Risponde: troppi!! Il furgone non arriva. Tempo perso! Telefoniamo a Tito, l’ultima risorsa, se prima di portarci le cime, le gomme dell’auto ed il ragazzo passa anche a prenderci la bombola. Rientriamo su Chloe.

La preoccupazione che abbiamo è che Tito si sia trattenuto i documenti, e che se il giorno dopo non si fa vedere ci lascia in mezzo al mare,  tendosi soldi e bombola. Scherzavamo che fosse già scappato in Colombia, qua vicino. Speriamo bene!

Colon è una cittadina allucinante. Povertà e delinquenza, le case sono sporche, la gente  per strada insieme ai bambini, tavolo e sedie in cortile sono il salotto, si parla ad alta voce, una baracca di legno funge da lavaggio auto, naturalmente effettuato in strada.

Le persone abbienti viaggiano in auto o in taxi, così si vanno a prendere i bambini all’asilo. Inferriate dappertutto, eccetto che nelle baracche, ovviamente. Non tanto perché il ferro costa quanto per il fatto che non c’è niente da rubare. Una città veramente pericolosa.

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