Creato da lukyll il 19/08/2008
GIRO INTORNO AL MONDO IN BARCA A VELA
 

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RIPRISTINO VELA DI PRUA

Post n°47 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

12-10-08  Ripristino della vela di prua.

 

La mattina ci mettiamo a pulire la barca. Main Kaptain ed io stendiamo la vela di prua sulla banchina e comincio a lavarla con acqua e detersivo. Purtroppo non viene quasi niente e le macchie blu dell’antivegetativa sono ancora tutte li  a far bella mostra. Comunque ci vogliono quasi due ore. Naturalmente io pulivo con lo spazzolone mentre il comandante con la canna dell’acqua risciacquava. Pia ripuliva i cassetti della pasta e dei biscotti mentre io, successivamente, ho pulito il frigo ed il cassetto della frutta. Poi tutti al ristorante, un secondo, mangiare troppo notoriamente fa molto male!,  e via di ritorno. Main Kaptain prepara tutto, seggiolino compreso, per andare in testa d’albero ma ancora non si sa chi andrà. Indovinate!!

“Luciano”, mi sento chiamare, “vieni su che devi salire in testa d’albero”, ad una altezza di almeno 24 metri, a tirare giù l’attaccatura del genoa che è rimasta in cima!  Io ?!  Di tre, guarda caso io? Ma, dato che sono intrepido, mi sono preparato mettendomi scarpe, maglina ed i guanti, trovo sempre qualcosa con cui farmi male! Salire in cima all’albero non è un problema ma se viene qualche onda, anche piccola, in barca si sente una lieve oscillazione ma in cima all’albero corrisponde ad uno spostamento di 3-4-5 metri. Ti senti oscillare e viene subito spontaneo di amare l’albero: lo abbracci stretto fino a che l’oscillazione non si smorza. Poi da lassù vedi la barca piccola piccola e certamente ti senti nel vuoto! Non è proprio un bel godere. Comunque salgo trascinato su da una drizza comandata da un verricello elettrico e con un’altra cima di sicurezza. Insomma una scimmia! Ho fatto il mio lavoro in pochi minuti e poi con grande disinvoltura, come fosse per me cosa quotidiana, sono disceso con gran sicurezza. Credo di essermi guadagnato qualche punto di merito da parte del Komandante. Anche se non me ne importa più di tanto.

Insomma tutto il giorno a pulire anche perché avevo già detto, mettendo le cose in chiaro, che da Lunedì avrei visitato l’isola e quello sarebbe stato l’ultimo giorno a disposizione di Annemmare. Altrimenti ogni giorno me ne inventa una!!

 

 
 
 

TOUR DELL'ISOLA

Post n°48 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

 

13-10-08

 

TOUR DELL’ISOLA

Giorgio e Luigi, gli amici spagnoli, mi invitano a fare il tour dell’isola con un taxi. Il tassista, appena arrivati, si è fatto avanti proponendo di tutto. Per iniziare è stato scelto il giro dell’isola, tanto per avere un’idea generale. Partenza alle nove. Prima tappa il giardino botanico: belle piante, tanta erba, filodendri che sono alberi, ninfee, palme di tutti i tipi, ecc. E’ stato bello vedere come un uccello ha difeso la sua palma. Camminavamo quando abbiamo visto un discreto topo scendere precipitosamente da una palma ed un uccello che lo inseguiva beccandolo sulla schiena. L’ha rincorso per il prato e poi se ne è tornato nel suo albero.

Quindi siamo andati al più grande tempio Tamil dell’isola. Molto colorato, con tante divinità, alcune persone che pregavano devotamente, con semplicità di movimenti, sempre delicati, e a vederli tanto compresi nel loro compito quotidiano. I colori sono sgargianti, vistosi e pieni di vita e allegria, non sono tristi o sofferenti, viene esaltata la vita, non la morte. Le offerte?  Due banane, una mela, una noce di cocco ed il solito bastoncino profumato acceso.

Tornando al nostro itinerario visitiamo il cratere del  un vulcano ormai spento, qualche cascata d’acqua, ed il lago più grande dell’isola. Piove molto spesso e l’acqua certo non manca, per fortuna, la canna da zucchero, terza fonte di reddito del paese, viene spesso irrigata da queste acque. Poi è la volta della visita del tempio Indù: una statua enorme di Shiva e sotto un delizioso laghetto con isoletta e qualche edificio con colonnato bianco e rosa. Alcune statue rappresentanti le divinità con la solita scimmia rappresentata ovunque. Anche qui i devoti pregano, offrono frutta agli Dei, gettano acqua per tre volte davanti alla frutta, accendono bastoncini profumati ed a colpirmi sono sempre la semplicità, la  delicatezza e l’armonia dei gesti. Ho chiesto all’autista la differenza tra religione Indù e Tamil: quasi tutto uguale, solo che gli Indù hanno la vacca come animale sacro mentre i Tamil hanno la tigre ed il leone. I templi dei primi sono fondamentalmente bianchi e rosa mente quelli Tamil molto colorati con tante figure rappresentate. L’autista cicerone ci ha detto che la popolazione è di 1,2 milioni di abitanti, che il reddito principale è dato dal turismo, poi dall’industria tessile, copie di magliette, e poi dalla canna da zucchero. 5% di disoccupati, stipendio base 3000 rupie al mese, cioè 75 euro, ma ci sono stipendi più bassi, per quei lavoratori importati dall’India o dalla Cina a cui vengono dati 2000 rupie al mese. C’è povertà ma le scuole sono gratuite fino ai 18 anni, ospedali e medicine gratuite, e mi sembra di vedere una economia attiva ed una direzione politica attenta alle varie esigenze. Inoltre ci ha detto che nell’isola sono presenti  molte  persone di razza diversa: Creoli, Pakistani, Indiani, Arabi, Europei ecc e tutti vivono in concordia e senza razzismi. Inoltre convivono ben 5 religioni: mussulmana , tamil, indù, cristiana protestante e quella Creola che non so come si chiami. E sempre senza nessun problema. Ci sono pure matrimoni misti, cioè tra coniugi di differente religione e  senza drammi. Questo dimostra che i popoli sono molto più tolleranti, democratici e saggi di coloro che detengono il potere, politico o religioso che sia, che spesso cercano di utilizzare la differente religione o etnia per creare tensioni ed aumentare il proprio potere.

Pranzo in ristorante indiano: su una grande foglia di banano sono servite diverse verdure, del pesce e del pane più fine di una piadina. La scenografia è bella ed anche il cibo non è male, poco speziato, per turisti. Altre cascate visitate e poi i 7 colori: è del terreno dove abbondano ossidi di ferro e ossidi di alluminio. I colori variano dal rosso ruggine al grigio, quasi all’azzurro, poi al giallo ed all’arancio.  Tanti turisti ma niente di speciale. Si ridiscende dalle montagne e si visitano diverse spiagge con bella sabbia bianca ed il solito bel mare.

Il giorno dopo questi amici partiranno per l’isola francese Le Reunion, hanno problemi alla pompa dell’acqua e là cercheranno di risolverli.

 
 
 

GRAND BAIE

Post n°50 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

14 e 15-10-08  RELAX E GRAND BAIE

 

Il 14 giornata di relax, shopping e computer.

Per il giorno dopo abbiamo programmato con Pia e Didi, un tedesco, di andare a Grand Baie, una bella baia a nord dell’isola. Pia si è fatta fare tatuaggi, girigogoli!, con l’hennè in tutti e due i piedi, in tutte e due gli avambracci ed uno nel braccio. Forse il pittore aveva finito l’hennè altrimenti chissà fin dove si sarebbe fatta dipingere! Inoltre porta un cappello alla cinese, di paglia a tronco di cono, come quelli che lavorano nelle risaie. Li dovevate vedere quei due tedeschi, ho la foto! Didi con cappellino da deserto, di quelli che hanno la pezzolina fino sulla nuca per ripararsi dal sole, stile legione straniera, pantaloni a bracalone e, naturalmente, calzini beige, quelli che piacciono tanto a me! Si parte alle 09 per andare a prendere il bus, espresso, per la baia. Arriviamo e mangiamo io un ananas e gli altri una noce di cocco. Decidiamo di proseguire a piedi sulla spiaggia, Pia trova un grosso fiore rosso e se lo mette dietro l’orecchio. Non lo lascerà per tutta la giornata! Al primo bar Pia si ferma per un cappuccino ed un gelato e poi prendiamo un altro bus per raggiungere Cap Malheureux. Appena arrivati Pia dice di voler andare al ristorante, prende e se ne va. Io vorrei prima fare una nuotata sul reef ma sono solo. Didi va via perché non vuole mangiare ( spendere!) Rimango solo e mi tocca andare al ristorante. Dopo 20 minuti arriva Didi e pranza anche Lui. Per il conto Didi pretende una penna e chiede cosa abbiamo mangiato e bevuto e fa tre conti separati!! Mi va bene, sono quello che ha speso di meno!  Sulla spiaggia arriva una barca, scendono due turisti tedeschi e Didi chiede quanto costa la gita in barca e poi propone la metà al barcaiolo. Questi, visto la scarsità di turisti accetta a malincuore e ci porta sul reef per fare una bella nuotata e vedere i coralli ed i pesci. Lo spettacolo è bello ma lo immaginavo più colorato e ricco di fauna. Il corallo sembrava come un cavolfiore, bello da vedersi.  Al ritorno Pia parla con il barcaiolo e decide, fragandosene degli altri e senza troppe spiegazioni, di rimanere a dormire in albergo nel paese. Si è messa d’accordo con il giovane…. Noi ovviamente torniamo alla nostra barca. Vatti a fidare delle donne!!

 

 

 
 
 

SPIAGGIA DI POINTE AUX PIMENTS

Post n°51 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

16-10.08  SPIGGIA DI  POINTE AUX PEMENTS

 

Sono solo, il tedesco, Didi, che è il diminutivo di Dietrich,  non lo chiamo nemmeno, ieri diceva che era stressato per dover prendere dei bus, per pranzare al ristorante, insomma un depresso! Figuriamoci se lo voglio intorno! Meglio solo. Decido di andare a vedere una spiaggia bella, con tanti alberghi di lusso. Prendo il bus che non era espresso, un’ora di bus per fare 20 Km, scendo  a Pointe aux Piments ma il cielo è nuvoloso. Faccio un giro sulla spiaggia, grandi alberghi, pochi turisti. Non faccio nemmeno il bagno, giornata grigia, con mare grigio, brutta. Risalgo e torno su Annemare. Penso che è meglio incominciare a prenotare l’aereo, se il tempo rimane questo! Vado sul mio sito, expedia.it, per prenotare, , ma non mi viene accettata la carta di credito. Questa carta arrivato ad Arezzo la straccio davanti al direttore della banca: mi ha fatto impazzire. Per fortuna il giorno prima avevo fatto un’altra carta, ma solo bancomat, valevole anche per l’estero. Per fortuna, altrimenti ero ancora in Australia!

Arriva Pia verso le 17 accompagnata dal suo amico e da un autista. Dico se andiamo a vedere, il giorno dopo,  l’isola del Cervo, famosa per il mare stupendo, la più bella spiaggia dell’isola! Fissiamo per le nove del giorno dopo, ci porta il tassista di Pia ed il suo amico. Penso di invitare qualcuno in modo da fare due chiacchiere e dividere il costo del taxi. La sera c’è una cena in un ristorante e chiamo una tedesca,  Miriam, giovane ricercatrice in biologia ed un simpatico giovane americano Alex. Lui ha 35 anni, giornalista di una famosa testata finanziaria americana, la più importante dopo il Financial Time, ha mollato tutto e gira il mondo in aereo o  treno, ha già visitato l’Europa e ci vuole ritornare. Adesso arriverà in barca fino a Cap Town.  Torna a casa quando ha finito i soldi!

 

 
 
 

ILE AUX CERFS

Post n°52 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

 

17-10-08  ILE  AUX  CERFS

 Partenza, come al solito alle 9. Ma io ritardo perché sono andato alla Air Mauritius per prenotare il volo di ritorna ma anche qui la mia carta non ha funzionato. Mi sono sentito quasi un  truffatore. Si parte alle 9,30. 6 persone in macchina, noi quattro più l’autista ed il giovane di Pia che ci fa da accompagnatore, ha già telefonato ai suoi amici per il motoscafo e per il pranzo. Si sa come vanno queste cose, anche Lui avrà il suo guadagno!!  Arriviamo e paghiamo, saliamo in motoscafo ed attraversiamo a tutta birra un tratto di mare corallino molto bello, verde più che azzurro. Raggiungiamo una specie di fiordo con tante barche: in fondo c’è una cascata che si getta sul mare fra le nere rocce vulcaniche. Bello. Anche il tempo oggi è bello. Con le solite nuvolette a batuffolo disperse nel cielo azzurro

Poi ci dirigiamo verso l’isola che effettivamente è incantevole. Verdissima, palme e macchia, sabbia bianca ed un mare che ha colori stupendi, sempre tra il verde e l’azzurro.  Non resisto e mi butto. Maschera e boccaglio, fondale di sabbia, pochi pesciolini scoloriti e poi uno grosso, sarebbe ottimo per la griglia. Il mare è stato un po’ una delusione, ma fuori dall’acqua l’ambiente è incantevole.  Quindi saliamo in altra barca per raggiungere il ristorante da 1000 rupie, 25 €, cifra considerevole per le Mauritius. Sulla spiaggia due tendoni legati agli alberi con lo spago, , un grill fatto di latte da una parte e qualche tavolo tutto storto.  Mi aspetto una fregatura!  Invece ci portano un bel pesce capitano e del pollo alla griglia, vino a volontà, acqua che non ho sentito ed infine, come promesso anche se credevo alla solita balla, delle aragoste alla graticola con burro e aglio. Veramente buone!! Per questa volta è andata bene. Mi piacerebbe un po’ di pennichella ma come si sa, il turista deve lavorare!! E via a fare snorkeling! In mezzo alla laguna, fra due penisolette, ci fanno immergere. L’acqua è verde e non ispira molto. Invece si vedono dei grandi banchi di corallo che stanno crescendo, come una foresta di arbusti, bianchi, lunghi e molto ramificati, anemoni e tanti  pesci che quasi si fanno toccare, ma pochi quelli colorati. Nuotata molto piacevole ed interessante.  Si ritorna all’isola del Cervo per asciugarci ed è sempre più bella,  poi via per il ritorno.

 Alla sera c’è un party organizzato da certi inglesi allegri, per il vino, naturalmente! Si chiama SEGA PARTY. Non ridete ma sega è un tipo di musica locale, come quella caraibica, che si suona esclusivamente nell’isola. Pia aveva fissato ma non pagato. Pertanto decide di tornare al suo alberghetto, guarda caso c’è un party anche nella Grand Baie!!  Si pagano 1000 rupie ma vino e birra a volontà. Prima però vado a scrivere a Luca, mio figlio, che mi prenoti l’aereo con la sua carta di credito sperando che la sua funzioni.

Arrivo al Party alle 20, già due cartoni di vino sono stati aperti ed il bidone con ghiaccio e lattine di birra è già quasi a metà. Mangio 2 bistecchine, del riso e pasta che non sanno di niente e si chiacchiera un po’, in piedi sul molo, davanti alle nostre barche. Main Kaptain si è già ritirato nelle sua barca. Un complesso suona musica internazionale. Ma la sega? Chiedo. Dopo..Dopo. Mi dicono che è arrivata la barca di un italiano, vado a fare la conoscenza. E’ un triestino che ha vissuto un po’ a Roma, divorziato da 30 anni, ha venduto la villa  sulla Cassia e si è comprato una barca di 15 metri e da quattro anni gira il mondo, quasi sempre da solo. Ad Haiti ha trovato una fidanzata di 21 anni e se l’è portata fino in Australia. Poi l’ha rispedita  perché Lei voleva sposarlo. A Città del Capo ne cercherà un’altra. Non sapevo che nel Sud Africa costassero poco! Sono sempre l’ultimo a sapere le cose! E’ stato un anno nei Caraibi, un anno in Polinesia, un anno in Nuova Zelanda e poi Australia, Cocos Island e Mauritius. Da solo. Anni: 72. Mi consolo, ho ancora diversi anni per navigare!! Ed infine musica Sega! Molto calda e ravvivata da due ballerina creole, carine, vestite con i loro colori sgargianti. Proprio come nei Caraibi. Dopo due canzoni arrivano altre quattro ballerine: quattro uomini della compagnia si sono travestiti ed hanno dato spettacolo ballando con le vere ballerine. Risate ed applausi, naturalmente per il coraggio mostrato! Poi gli ultimi bicchieri di vino, del whisky che era al giro e …  a letto caldo!

 
 
 

IMMERSIONE SUBACQUEA

Post n°53 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

18 -10-08  IMMERSIONE SUBACQUEA

 

Sveglia alle 6,50 !!! Sveglia per modo di dire, camminavo con un occhio solo, l’altro ancora si doveva aprire. Alle 7,30 appuntamento per partire per il centro subacqueo per l’immersione prevista. Si parte, pulmino strapieno di borsoni con tutte le attrezzature. Io bustina dello shopping con costumino, pettinino e asciugamanino. Arriviamo nella spiaggia di Flic e Flac, così si chiama, in un hotel  meraviglioso dove c’è un centro per le immersioni molto serio e ben fornito di attrezzature. Ci fanno subito riempire un foglio e vedono che sono 15 anni che non mi immergo e mi chiedono se ritengo opportuno fare prima un bel ripassino. Li ringrazio e lo ritengo molto opportuno. Per certe cose sono anche fifone e preferisco sbagliare in eccesso di prudenza! Gli altri già si preparano e partono in motoscafo. Io rimango con dei clienti dell’hotel per fare la lezione di ripasso. Cose che già conosco, poi tutti in piscina a fare le manovre più elementari ma sono quelle che danno sicurezza. Tutto OK. Dopo un’ora partiamo in motoscafo, raggiungiamo il punto desiderato, e ci immergiamo. Qui lo spettacolo è decisamente più bello, raggiungiamo piano piano i 14 metri di profondità. Si vedono pesci in gran quantità e molti hanno dei colori stupendi. Gialli a strisce nere, altri piccoli di un blu elettrico accecante, altri grossi e a branchi, anemoni e coralli in crescita anche se piccoli. Insomma 35 minuti fra i fondali della barriere corallina molto belli, affascinanti ed entusiasmanti. Peccato che non posso avere le foto dell’immersione, domani ritorno a casa.

Rientro su Annemare alle tre. Sono con un tè al latte offertomi al centro sub. Dico a Main Kaptain di fare un poco di  pasta. Mi dice subito di no perché ha pulito la cucina e non si può sporcare! E poi a che ora vado via domani, come per dire fai presto! Capissi cosa gli gira in testa a quest’uomo! Se ho fame devo andare fuori a mangiare?!!  Se non me ne vado alla svelta lo infilo dentro al cesso!! Vado nel ristorante indiano vicino all’internet cafè, mangio delle cose abbastanza piccanti, bevo birra e poi al computer a stampare tutti i dati necessari per richiedere il biglietto all’aeroporto. La prenotazione è andata a buon fine! Domani alle ore 22,35 l’avventura finisce. Sono le ore 21, Pia non è ancora rientrata ed il Komandante sbuffa, a Lui non aveva detto niente!!! Gli ho detto allora: ma che Komandante sei se non ti fai rispettare nemmeno dalle donne!!!  Risata amara!!

 
 
 

PREPARATIVI PER LA PARTENZA

Post n°54 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da lukyll
Foto di lukyll

19-10-08    PREPARATIVI PER LA PARTENZA

 

Stamani sveglia alle 8. Main Kaptain, forse impazzito, mi invita a fare colazione nell’hotel qui vicino. Elegantissimo bar-ristorante con un breakfast internazionale: salmone e pesce spada affumicato, yogurt con frutta varia, 3 bicchieri di succo di frutta tropicale, buono, cappuccino, croissant e tortino. Peccato solo l’ultimo giorno!! Lo ha fatto sicuramente per lasciare un buon ricordo, non potrò dire che non mi ha fatto fare colazione!! E la sera, poi, appena dico che vado a mangiare qualcosa, prima della partenza, si offre di venire a farmi compagnia e naturalmente mi offre la cena. Qualche giorno fa mi ha regalato la maglietta di Annemare, gliela avevo chiesta dicendo che l’avrei pagata, ma poi ha fatto il grande e l’ha regalata. Oggi gli ho portato una bottiglia di Rhum e due arance per mangiarle insieme a polvere di caffè e Rhum. L’alcool è sempre gradito in questa barca!!!! Soprattutto dal proprietario. Fatte le valigie, pulito la cabina come per Pasqua e poi a comprare due cd di musica sega, speriamo gradevole.

Mi rimangono 5 ore e non so cosa fare, scriverò qualcosa.

Mi dispiace lasciare questa isola, sarei potuto rimanere qualche altro giorno, Peter ha trovato un hotel a 20 euro in China Town ed avrei potuto organizzare con lui qualche uscita in spiaggia o tornare a fare qualche immersione. Ma l’altro giorno, solo e con il tempo cattivo, ho pensato di tornare subito anche perché ho visto difficile fare la prenotazione del volo con la mia carta di credito cretina, che qualche volta funziona e qualche volta no! Ma va bene così. Ho visto tutto, non sarà un giorno o due in più di spiaggia a rendere amaro il ritorno.

 

Concludendo: bellissimo viaggio, fatto nel momento che volevo, se ripartirei?: volentieri ma fatemi prima rimettere almeno 2 chili di pancetta!! Rivedere casa, moglie, figlioli e nipotine. Verrà il momento per altre occasioni, il tempo ora non mi manca!

Mi ha fatto molto piacere sentirmi dire,  quando mi presento come italiano, da  tutti, ma proprio tutti,  che in Italia si mangia bene e che il cibo ha sapore. Un tempo l’Italia era apprezzata per l’arte e per l’allegria dei suoi abitanti, ora per il cibo. Teniamolo di conto, non solo per noi che siamo buongustai, ma perché sta diventando una risorsa notevole come attrazione turistica.

L’esperienza di questo viaggio è stata sicuramente positiva, i problemi con il cibo passano, così come quelle con il Komandante, e pure il mare per due settimane insopportabile.  Come ho già detto: ma cosa sono queste difficoltà in confronto all’Oceano Indiano? E rimangono nella mente solo i ricordi belli: il grande desiderio di viaggiare e di scoprire nuovi paesi, genti, colori, suoni così diversi e così belli. I favolosi tramonti, il caldo mare con l’aliseo che ci sospinge delicatamente ( non sempre!), le nitide notti stellate, l’ora della cena con la pasta asciutta, la dolcezza degli abitanti di Bali e l’allegria dei Creoli delle Mauritius con la loro musica calda e ritmica. Un Oceano attraversato, adesso so cosa vuole dire. Specialmente con il tempo che è stato e con il movimento subito. Il mare di uno stupendo azzurro delle Cocos Island, le palme sull’acqua, la capanna degli incontri tra navigatori in cerca di chissà che cosa o in fuga, da chissà che cosa. O forse attraversano l’oceano semplicemente per uno standby, un fermarsi per pensare e poi ripartire, forse in altre direzioni. Una capanna con tanto calore umano, dove ci si incontra, si parla senza conoscere il nome dell’interlocutore, ci si racconta, si ride e ci si aiuta per  i tanti piccoli problemi che le barche ci procurano. Senza diffidenza, non importa il colore della pelle o la nazionalità, se  vecchio o giovane, solo uomini che si incontrano in una spiaggia deserta e sentono il naturale bisogno di fraternizzare.

Mi piace anche conoscere le storie delle persone che partecipano a questa WorldARC, equipaggi di tutte le età con motivazioni diverse. Alex giornalista economico che a 35 anni stacca per un anno o forse più, in cerca di cosa? Luigi, portoghese, separato con figlia, che a 40 anni vende una catena di negozi di articoli sportiva, si riempie le tasche di soldi, compra una barca veloce e parte per il giro del mondo. Dopo? Il mediterraneo, ma con una barca più grande. Giorgio, spagnolo, che lavora in borsa che stacca per un anno o più e poi tornerà al solito lavoro.  Wolfang di Windflower  che lascia l’azienda di trasporto di cemento ai figli, separato ed ora convivente, che compra barca e se ne parte. Un ragazzo di 22 anni di Davos, famosissima ed esclusiva stazione sciistica svizzera, prende l’aereo per Bali e lì cerca un imbarco. Lo trova in una bellissima barca di russi, con skipper cinese, e navigherà fino a Città del Capo  prendendosi tre mesi di vacanza. La ragazza irlandese dai capelli rossi che finita la scuola da infermiera si regala tre mesi di navigazione.  Diversi invece hanno moglie e insieme si divertono a navigare e a visitare paesi nuovi. Insomma, come è normale che sia, un insieme di personaggi e situazioni diverse, ma uniti tutti dalla voglia di attraversare il mare. Ieri nel bus che ci portava al villaggio per l’immersione dicevo all’organizzatore che nel pulmino c’erano rappresentate tante nazionalità e questo era molto bello: un italiano, un francese, un russo, un cinese, una irlandese, un americano, un tedesco e diversi inglesi.

Mi manca un argomento da affrontare ed avevo intenzione di farlo durante la crociera: IL VIAGGIO.

Cosa rappresenta il viaggio per una persona, quanti modi di viaggiare ci sono, cosa ricerca un viaggiatore e cosa lascia. O forse cercare di descriverlo è una utopia, impossibile da realizzare perché vuol dire limitarlo, costringerlo fra le nostre idee e le nostre convenzioni. Invece deve essere aperto alle diverse personalità che lo affrontano, e sempre differente  e vario. Non può essere circoscritto con una definizione, è un errore in partenza, un postulato sbagliato. Libero è, come il vento, ed è il viaggio stesso che ti trasporta e ti conduce, non sei più tu a scegliere le prossime destinazioni, ma sono gli incontri e le situazioni che si verificano.

Quale sarà il mio prossimo viaggio? Chissà, quando troverò un’altra occasione, verso quale parte del mondo spirerà il vento.

 

Ringrazio gli amici che mi hanno seguito e a me hanno fatto tanta compagnia. Scrivere qualcosa alla sera era come stare insieme a tutti voi. Ringrazio la mia famiglia che ha avuto pazienza e mi ha aiutato nei momenti in cui la carta di credito faceva le bizze.

 E soprattutto mia moglie che ha dovuto per quasi due mesi sostituirmi nelle incombenze domestiche: caldaia rotta nella casa di  campagna con ospiti stranieri, fiori e piante da custodire, ecc. Inoltre ha avuto la perdita della madre proprio nei giorni che ero lontano e non ho potuto aiutarla.

Ce la ritroverò a casa??!!

 

 

 

SCUSATE   P.S.: Main Kaptain ha preparate le valigie di Pia che a tutt’ora non è rientrata (ore 16 del 19-10-08) e mi ha detto che va a bere una birra (4 o 5!!) con i suoi amici e che se torna Pia, quelle sono le sue valigie, già pronte. Fuori da Annemare!! Ho cercato di difenderla, scherzandoci sopra: si sa, sono donne, un po’ pazzerelle, in fondo aiuta per l’inglese …..

  Main Kaptain è teutonico! Non si scherza e soprattutto non gli si può mancare di rispetto!! Fuori da Annemare!!

Commento: in 16 metri di lunghezza della imbarcazione la rappresentazione (anche se non completa) di un microcosmo di conflitti che sono molto frequenti nelle barche. Conflitti più forti del mare azzurro, dell’Oceano Indiano, della fratellanza necessaria in una barca, del vento che ci accompagna. I nostri egoismi sono alle volte più forti di tutto e non si fermano davanti a niente.

Per fortuna che io sono venuto proprio per il mare azzurro, per l’Oceano Indiano, per la vita in barca, lasciando i piccoli e miseri egoismi fuori da Annemare. Ben sapendo che non si può mai avere la perfezione.

 

 

Arrivederci alla prossima tappa del “GIROMONDO”.   Gli amici saranno avvisati.

 
 
 

OCEANO PACIFICO

Post n°57 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

2009

 

OCEANO PACIFICO

 

 

 

 

ISTRUZIONI PER L’USO DEL BLOG:

 

 

Commenti

Il lettore può inviare commenti, poche righe, e saranno poi pubblicati sul lato destro della pagina riferita al post ( cioè alla  comunicazione ) dopo la mia approvazione. Siate educati ….. almeno!!

 

Messaggi

Il lettore può inviarmi messaggi cliccando sul pulsante rosso “contatti “nella barra in alto. Dovrà prima registrarsi usando un nickname, password ecc. Quindi scrivere il messaggio ed inviarlo. Risponderò a tutti. Garantito!!!

 

Posizione della barca

In queste istruzioni è riportato il sito della barca, www.Dana-Felicia.dk, cliccandoci sopra apparirà la homepage e cliccando su “LOCATION” vi apparirà la carta geografica della zona ed un pallino bianco indicherà la posizione della barca alla data sopra indicata. Viene  aggiornato quando è possibile il collegamento internet.

 

Foto

Se nella prima pagina del blog cliccate in alto su “foto” appariranno nomi e foto di presentazione dei vari album e cliccando su uno di questi a Vostra scelta potrete vedere le foto di quell’album.

 

Questa volta non ci saranno problemi, risponderò a tutti !!!  

 
 
 

la partenza

Post n°58 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

 

OCEANO  PACIFICO

 

Dopo 6 mesi dal ritorno dall’Oceano Indiano ho cominciato a sentire la voglia di  riprendere il viaggio, pensare di passare le giornate ad Arezzo mi spaventava. Ormai la ringhiera della mansarda l’avevo già scrostata, dato l’antiruggine e due mani di vernice,  sistemato l’impianto di irrigazione della casa di campagna, fatta la dichiarazione dei redditi, cambiata la bombola del gas dell’auto e fatta la revisione, pagato il bollo dell’altra auto, sistemato il camper, l’assicurazione, cambiata la camera d’aria alla bicicletta di riserva della Daniela e gonfiate tutte le gomme, sistemata l’irrigazione automatica nelle terrazze ….. ecc.

    Quindi pronto per partire di nuovo! Dove?

Da Marzo ho iniziato a frugare su internet per trovare un altro passaggio, dove non aveva molta importanza, basta non nell’Oceano Indiano che ho già traversato. Speravo  di trovare qualche barca che dai Caraibi volesse tornare in Europa ma così non è stato. Dopo due mesi di ricerche finalmente ho trovato un ingegnere Danese che aveva bisogno di una mano, ci siamo contattati e finalmente sono ripartito. Destinazione Nuova Zelanda !!

 Ma dico io: un po’ più vicino non lo potevo trovare? La Nuova Zelanda, nel globo terrestre, è proprio all’opposto dell’Italia! Il posto più lontano immaginabile e possibile!  Ma qualcuno che parte da Marina di Grosseto o da Follonica No? Il fatto è che per l’Oceano Pacifico o si parte da li e dall’Australia oppure dallo stretto di Panama. Ebbene io l’ho trovato che parte dalla Nuova Zelanda !

Sarà colpa del destino ?  Oppure ha avuto delle preveggenze. Perché ricordo bene che tante volte, durante la cena, parlando in famiglia della barca, dicevo ai miei figli: vedete, se faccio un buco nel centro di questa tavola e raggiungo il centro della terra e proseguo fino ad uscirne, ebbene uscirò ad Auckland ! Nella Nuova Zelanda. Ebbene passerò anche da li nel mio giro del mondo ! E questo lo dicevo 30 anni fa.( aggiungendo: chi mi spedirà ogni tanto due salsiccine al finocchio di Foiano  con qualche pallina di polezze?) Sono un uomo molto paziente e prima o poi  il momento giusto arriverà! Non ho la barca? Pazienza, useremo la barca degli altri. Normalmente chi ha la barca non sempre ha un equipaggio disponibile. Basta trovare l’occasione giusta!

Il volo è deciso per lunedì 25 maggio.

 

 
 
 

LA NUOVA ZELANDA

Post n°59 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

LA NUOVA ZELANDA

 

Dall’aereo, venendo da Melburne, la prima cosa che si vede è una montagna a forma di cono, perfetto, di colore bianco, neve, dalla metà fino alla cima. Evidente l’origine vulcanica dell’isola. Durante la fase di atterraggio appare, superate le basse nuvole, una campagna molto mossa, con tante piccole colline, boschetti, e case sparse. L’erba è di un verde brillante che contrasta con quello scuro dei boschi. Macchie bianche e nere sull’erba indicano che vengono allevate pecore e mucche.

La N.Z. ha 4,5 milioni di abitanti e più di 40 milioni di pecore ! Facile il conto: 10 pecore a testa!  La campagna è molto bella, così verde, con gli steccati che separano i vari appezzamenti dove gli animali allevati a rotazione vanno a brucare e casine di legno verniciato, tutte ad un piano, con il loro piccolo giardino ed il garage accanto. Sembrano la casa di Topolino. Lo stile è lo stesso. E così in tutta l’isola che ho visitato. Tutto molto pulito ed ordinato. L’erba, che invidia, è sempre verde, tenero e brillante e, soprattutto sempre rasata, dappertutto, crea  quel tappeto d’erba meraviglioso che in Italia abbiamo solo dopo un mese dalla semina, poi imbastardisce e nasce di tutto. Non ho capito chi taglia l’erba,  mai visto nessuno farlo. La mia in primavera va tagliata minimo 4 volte ed in genere non basta. Mi sono poi meglio informato e dice che il comune la fa tagliare ogni 15 giorni.

Sono venuto  una settimana prima della partenza così da poter visitare questa terra così lontana. All’aeroporto ho preso tutti i depliants turistici che ho trovato, un bel pacco, ma nessuno descriveva le bellezze di quella città, di quella chiesa o museo. Infatti, la Nuova Zelanda, praticamente non ha storia, è una nazione giovanissima, dei primi dell’ottocento anche se scoperta verso la fine del ‘700. Le città non hanno centro storico, nemmeno Auckland. Forse è visibile qualche vecchio edificio in legno dei primi del novecento in alcune  città di provincia come qui a Whangarei o a Russel o nelle città dell’isola del sud aventi nome inglese. Ma certamente di nessun valore artistico.

 Nel centro c’è la strada dei negozi, spesso, nemmeno chiusa al traffico ed intorno uffici, banche ecc ad Auckland mentre qui a Whangarei ci sono semplicemente le officine, i rivenditori di auto, capannoni con centri commerciali ed artigianali. Sinceramente fa un grande effetto non vedere il centro storico, sento che manca qualcosa, come camminassi sospeso nel vuoto, manca la mia storia e poi la città somiglia ad un avamposto nel deserto o l’ultima città di una nuova terra da conquistare, così come in effetti è. Vale anche per Rotorua, città termale, ci sono molti alberghi e motel ma solo due palazzi in legno, a due piani, della fine dell’ottocento.

Gli opuscoli, quindi, invitano i turisti ad attività sportive. Qui viene praticato il Climbing, scalate senza sicurezze e solo con le mani, il rafting, discesa di rapide nei fiumi, il trekking, le gite in bicicletta su strada o in montagna, le corse su barche con potenti motori che fanno le giravolte e schizzano o meglio inzuppano i passeggeri, che ridono gaudenti,voli in elicottero sui vulcani o con idrovolante, il Jamping, cioè si gettano nel vuoto con un elastico legato alle caviglie e spesso finiscono in acqua per poi ovviamente riemergere. Questi sono esempi delle loro attrazioni oltre allo sci e la pesca ecc. Nelle città sono molti i negozi di articoli sportivi, caccia e pesca. Per non parlare degli sport principali, il Rugby e soprattutto la vela che è lo sport nazionale. Basta vedere la foto scattata dal ponte di Auckland.

Il mare è bello, il clima favorevole in quasi tutte le stagioni, le coste frastagliate e ricche di profonde insenature,  rendono facile l’approdo sicuro e soprattutto poco costoso. In questo periodo invernale vedo i cantieri nautici in gran fermento. Molte sono le barche in manutenzione e rifacimento, per non parlare di quelle, come noi, che hanno qui passato l’estate in attesa che finisse la stagione dei cicloni negli arcipelaghi del pacifico, per ripartire a fine maggio o ai primi di giugno, per nuovi viaggi.

 Quindi la Nuova Zelanda è bellissima da godere, per passare le vacanze facendo attività sportive perché gli ambienti e gli scenari sono incomparabili, soprattutto nell’isola del sud per quanto riguarda fiumi laghi e  montagne. Non ha particolari  attrattive artistiche ma solo la natura che le è stata benevola.

 

 
 
 

WHANGAREI

Post n°60 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

 

 WHANGAREI

 

La cittadina, nonostante sia la più importante del nord dell’isola, è abbastanza piccola e alla fine risulta esattamente come le altre. Un centro commerciale,centrale, una strada, con intorno una discreta zona commerciale ma soprattutto  artigianale. Sembra l’interno della zona industriale di via Calamandrei ad Arezzo, ma molto più ruspante. Tutti gli edifici sono ad un piano, Rarissimi quelli a due. E’ descritta bene dai film americani ambientati in provincia.  Le auto hanno per il 60 % il gancio di traino e almeno un terzo sono pikup, cioè hanno il cassone da camioncino. Whangarei è situata nella parte nord dell’isola, in fondo ad una lunga insenatura formata da un fiume. Intorno piccole colline con ville e case sparse nel verde dei prati e delle piante.

La parte più carina è il marina dove sono ormeggiate le barche sulla foce del fiume. Cinque edifici dei primi del novecento, rigorosamente in legno, sono prospicienti al marina. Ristoranti, alcuni negozietti e l’ufficio del porticciolo. I ristoranti sono frequentati da molte persone, il porto è sempre un’attrazione, guardano le barche, si fanno uno di quei panini tripli o una pizza e via. Ho notato che ci sono diverse persone che chiamarle grasse le faremmo un bel complimento. Alcune sono enormi. Il bello è che li trovo al ristorante con piatti enormi di cibo che si ingozzano. Peccato che si riducano così. Anche i Maori sono portati alla obesità o comunque ad essere “robusti”.

Sia la città che la campagna è molto pulita ed ordinata. Un pò meno gli abitanti che sono, come tutti gli inglesi sciattoni e vestiti senza troppa raffinatezza. Le scarpe credo che non le puliscano mai, sono pulite una sola volta nella loro vita: da nuove! Alcuni vestono in maglina anche con un freddo polare. Sul pontile ho visto l’impronta di un piede scalzo sulla brina. Comunque si fanno anche dei bei starnuti ..!! Però questo senso di ordine, di pulizia, fa piacere a vedersi, sembra che la vita sia facile nelle loro strette regole.

Non ci sono negozi di alimentari o macellerie, l’unico a vendere cibo è il grande supermercato, sufficientemente fornito, sopra gli scaffali ci sono altri scaffali con tanti scatoloni contenenti le merci vendute nello scaffale di sotto. Peggio di un nostro discount. La Coop o l’Esselunga sarebbero qui delle boutique. Molti sono i negozi di sport, bici, caccia, pesca e nautica. Lasciamo stare i negozi di vestiti, rarissime sono le donne vestite bene, ancor meno gli uomini.

Per la visita della città bastano 2 ore e c’entra anche il caffè!

Un pomeriggio sono andato in bici risalendo lungo il fiume fino ad una cascata alta 22-25 metri. Niente di che ma piacevole, immersa nel verde, con i soliti prati ben rasati, grandi alberi. 

Tanto per sgranchire le gambe. E ieri, domenica 7 giugno, siamo andati con Peter, l’altro marinaio imbarcato, neozelandese, a fare un’altra passeggiata in bici verso il mare. Ma troppo lontano, non lo abbiamo raggiunto. Al ritorno siamo passati lungo l’insenatura le cui colline sono completamente urbanizzate con delle belle villette, moderne ma con il solito stile.

Ieri c’è stata davanti a noi, sul molo, la premiazione dell’International Rally di Whangarei, dice famoso. Applausi, spumante spruzzato al vento, (che peccato ..!!), e rombo di motori.

 

 
 
 

ROTORUA

Post n°61 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

ROTORUA

 

Pensare di visitare la Nuova Zelanda in pochi giorni è assurdo. Non c’è niente di particolare da vedere se non la natura che richiede molto tempo per gustarla. In Italia si può vedere Venezia poi Firenze e Roma e sicuramente qualche idea del nostro paese l’abbiamo. La N.Z. invece va gustata con discreto tempo a disposizione. Sarebbe come andare a vedere le Dolomiti o il mare della Sardegna per poche ore. Certi ambienti vanno vissuti e gustati con calma.

Comunque per avere un’idea di questo paese ho cercato la città più facile da visitare in pochi giorni. A Rotorua, 6-7 ore di pullman da qui, si possono vedere dei siti geotermici e sapere qualcosa del popolo dei Maori.

Sabato 30 Maggio mi sono alzato di buon ora, bel tempo, preso il bus per Rotorua che si trova al centro dell’isola del nord e dopo diverse ore sono arrivato nella cittadina. Pioggia fine e fitta! Cerco un motel per dormire ma tutto pieno e così per gli altri motel vicini. Finalmente trovo un hotel per 50 euro circa. Bello per quel prezzo. La stazione termale di Rotorua era piena di turisti che andavano a fare i bagni termali perché quello era un weekend lungo. Cioè compreso il lunedì che era festa. Il compleanno della Regina Elisabetta d’Inghilterra, siamo nel Commonwealth.  Tutto il mondo è paese, tutte le scuse sono buone per fare festa!!

Per fortuna riesco ad organizzare la visita al sito geotermico, al ritorno la visita al museo e alla sera al villaggio dei Maori. Giornata piena.

La N.Z. è situata sopra il confine fra due piattaforme terrestri, quella indo oceanica e quella del pacifico, che si scontrano e dalle fessure esce il magma che alimenta i vulcani. Zona vulcanica quindi. Ce ne sono di attivi così come nelle isole vicine famose per le recenti imponenti eruzioni. Per esempio il Pinatubo.

 In città salgono colonne di vapore quasi dappertutto, dai giardini, dagli alberghi che ne sfruttano il calore, dai tombini delle strade, è tutto un vapore che sale dalla città.

Il pulmino turistico con una quindicina di persone di varie nazionalità ci accompagna a vedere le Mud Ball, le bolle nei fanghi, argilla che bolle, cioè escono bolle di vapore. Tanto vapore, puzza di acido solfidrico, di uova marce, due foto e via. Perché alle 10,15, puntuale, il geyser emette un getto di acqua e vapore e non si può perdere l’appuntamento. Arrivati mi siedo su uno scalino per vedere meglio ed un signore spiega quello che succederà. Alla fine mette un poco di sapone dentro la bocca del geyser e subito inizia ad uscire la schiuma e poco dopo un getto di acqua e vapore alto 10 metri che dura un quarto d’ora. In una cavità si raccoglie acqua che il vapore continuamente riscalda. L’acqua fa da tappo ed il vapore all’interno aumenta di pressione. Quando la cavità è piena esce un poco di acqua bollente dalla bocca, la pressione dell’acqua liquida diminuisce ed il vapore adesso può uscire con violenza portandosi dietro anche l’acqua.  Il sapone è un trucco per innescare il geyser. Si formano bolle, leggere, che fanno volume e riempiono in breve la cavità ancora libera, esce della schiuma con acqua, la pressione diminuisce e parte il getto di acqua e vapore. Bello. Da la sensazione di una terra viva anche sotto la crosta terrestre, uno starnuto della terra, un ansimare giornaliero, uno sbuffo del mondo. Si sarà scocciato di qualcosa? Alla fine un raggio di sole genera un piccolo e piacevole arcobaleno e molti turisti lo indicano con il dito : rainbow !!

La visita prosegue arrivando in un centro ben organizzato, dal quale si parte lungo un percorso che dura due ore. Si vedono vecchi crateri crollati, grossi buchi nella terra da dove esce continuamente vapore, spesso colorati di giallo dello zolfo o di arancione, laghetti di acqua che ribolle, fumante di vapore che il vento ci getta contro, anch’essa con riflessi che vanno dal verde al giallo all’arancio. La terra è di colore bianco e grigio, calcare, ed il tutto immerso in un verdissimo bosco. Sembra di essere all’inferno !

Sicuramente suggestivo e affascinante.

Al ritorno a Rotorua visito un mercatino domenicale con donnine che vendono le loro cianfrusaglie artigianali o vecchie cose dal gusto indefinibile. Tipo mercatino del Calcit.

Il museo dei Maori, situato in una imponente villa di legno fine ottocento, non dice molto. Una sala è riservata ad alcuni inglesi, anche una donna, che hanno fatto da guida ai forestieri inglesi di un secolo fa per far conoscere i costumi e usanze dei Maori. Un’altra riservata ai Maori morti in guerra ed al loro eroismo, e l’ultima ai Maori. Ci sono presentate alcune delle sculture in legno che vengono tenute davanti alla porta di casa o del villaggio per allontanare gli spirito e fare paura ai nemici. Lingue fuori dalla bocca e occhi ingranditi e spiritati con disegni dipinti sul volto.

Qualche secolo dopo Cristo dalla penisola indocinese sono partiti dei popoli alla ricerca di nuove terre, verso le isole del pacifico chiamati poi Polinesiani. Poi, verso il quattordicesimo secolo, già antropizzate quasi tutte le isole sono partiti un popolo, chiamato poi dei Maori, che ha ricercato e trovato nuove terre, l’attuale Nuova Zelanda, sistemandosi definitivamente qui. Non conoscevano i metalli, nemmeno l’oro, che è presente nell’isola ed anche nelle parti abitate da quel popolo. Non avevano vasellame e quindi i reperti archeologici sono inesistenti. Qualche orecchino in osso di pesce o giada e basta. Le armi: di legno e pietra usate con mosse  studiate tipo arti marziali orientali. Insomma poche cose e non molto interessanti.

La sera parto con il bus per il villaggio Maori, ricostruito per turisti. Freddo cane. Prima di essere accettati nel villaggio viene eseguita una rappresentazione di come gli ospiti venivano trattati prima di permettere loro l’ingresso nel villaggio. Venivano atterriti con urla e armi presentate contro e poi alla fine, se accettavano di raccogliere un ramo di foglie, si potevano entrare. Anche noi,finalmente, con quel freddo! Loro erano quasi nudi come in estate. Villaggio con fuochi, capanne, stuoie in terra, sculture alle porte e negli architravi delle capanne. Qualche frettolosa spiegazione in inglese per me ancora incomprensibile, e soprattutto freddolosa !! Infine cena Maori. Del tutto normale. C’era anche la pasta asciutta, le viti, come insalata. Qua si usa così. Proprio per turisti! Lo immaginavo ma qualcosa ed un’idea dovevo pure farmela.

C’è comunque una discreta differenza di come sono trattati i Maori e gli Aborigeni in Australia. Intanto i nomi di quasi tutte le località, dei monti e dei fiumi sono Maori, e questo li fa sentire meno defraudati della loro terra. Poi sono meglio integrati, lavorano, hanno una casa dignitosa in mezzo agli altri, quindi senza ghetti, insomma stanno decentemente bene. Certo che non c’è un grande amore verso gli inglesi, ogni tanto qualche scontro si presenta. In galera il 90% dei prigionieri sono Maori. Per strada si vede qualche disgraziato bianco ma i più sono di origina Maori. Comunque pochi e sicuramente sono stati trattati molto meglio degli Aborigeni rinchiusi praticamente in delle riserve e pochi integrati.

La sostanza cambia poco Entrambi i popoli sono stati espropriati della loro terra e cultura da altri uomini più forti e con più conoscenze. E’ questa una legge naturale?  Certamente, vale per gli uomini primitivi, senza mezzi di sostentamento o quasi, ma non per uomini moderni, nel senso proprio dell’era moderna, che hanno avuto ed hanno sufficienti mezzi di sostentamento, conoscenze e cultura e che permettono almeno più rispetto verso altri uomini ed altre culture. Ma così qui non è stato.

Il giorno dopo ritorno a Whangarei con sosta ad Auckland.

 

 

 
 
 

PREPARATIVI PER LA PARTENZA

Post n°62 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

LUNEDI’ 07 GIUGNO

 

E’ tutto il giorno che piove, ci stiamo preparando per la partenza ma il tempo non sembra bello per qualche giorno. Ieri abbiamo sistemato il gommone a prua, pulito il ponte con la scopa e sapone, come veri mozzi, anzi proprio mozzi veri !!

Sabato fatta la spesa che è costata 1374 dollari, circa 800 euro. 3 carrelli pieni, 50 litri di vino e diverse scatole di birra sono state aggiunto in seguito,praticamente una spesuccia di 1000 euro, una giornata di lavoro non è bastata per sistemare tutto nei gavoni. Ho fatto comprare olio, acciughe, farina bianca, formaggi tipo francese (Camembert e Brie ) Parmesan ( surrogato del Parmigiano ) e pasta nonché caffè Lavazza.

Ho fatto la lavatrice, quella a gettoni e stirate le camicie e polo, e il pieno di acqua nella barca. Partenza domani mattina per l’ufficio della dogana e della polizia. Poi aspettiamo il momento giusto per il salto di mille miglia verso le isole del Pacifico. Quale non si sa, dipende quale si raggiunge più facilmente con il vento che abbiamo. Speriamo bene.

I prossimi messaggi da qualche isola fra 8-10 giorni

 

ARRIVEDERCI ….. speriamo !!

 

 

9 GIUGNO

 

Partenza rinviata. previsioni pessime con possibili venti fino a 45 nodi, 80 Km/h circa. Grazie, preferisco di no.

Piove tutto il giorno e ne ho approfittato per scrivere sul blog le ultime cose da un internet point.  Oggi altra spesa, carne formaggi e vini. Riempita la barca come un uovo. Credo sia piu' il vino del gasolio.  Nuovo combustibile ecologico ?!! A me va bene.

Partiremo venerdi' o sabato, sempre tempo permettendo....

Tutto procede bene... e pazienza per questi 3 giorni persi qui, all'umido ed in questa citta' con poche attrazioni, almeno per me.

Compagnia cordiale, si sta bene.... ma raccontero' nella prossima puntata.

 

 

 
 
 

AUCKLAND

Post n°63 pubblicato il 13 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

AUCKLAND

 

La città, per quello che ho potuto vedere, non mi sembra entusiasmante. E’ bello lo skyline dei grattacieli, per altro non alti, con la torre delle comunicazioni, il simbolo della città e della NZ. Ho visitato solo il centro commerciale ed il porto perché i più affollati. La città, come tutte quella della NZ non ha centro storico.

Il centro commerciale è una grande strada, 400-500 m, dove scorrono anche le auto, con i negozi più belli e qualche grande magazzino. I negozi sono belli esternamente anche perché sono moderni e sono al piano terra dei grattacieli. Lasciamo da parte il contenuto dei negozi di vestiario e scarpe. La strada, guardandola dal fondo, è bella perché riflettono i vetri colorati dei grandi palazzi che nell’insieme certamente danno un’idea di modernità, ricchezza e gran fermento, con le grandi scritte delle banche,delle  assicurazioni, delle  grandi imprese internazionali. Eccetto questa strada non c’è altro se non una trasversale con un discreto palazzo fine 800 rimesso a nuovo, con i negozi delle grandi firme internazionali di moda, Prada, Gucci ecc.

Il lungomare è costituito per il 90% dal porto industriale, mentre corrispondente alla strada commerciale c’è il Waterfront, cioè la stazione dei traghetti per le isole vicine, anche questo  palazzo è della fine ‘800.

Quindi il porticciolo turistico, ma per ricchi … barche minimo 25 metri e 2  barche di New Zealand dell’America’s Cup a disposizione per gite turistiche, ovviamente per amanti della vela … 2 ore 75 €. Le ho viste ritornare e filavano come razzi con il solo fiocco; sinceramente se fossi stato ad Auckland e non a Whangarei, a 160 km di distanza e tre ore di bus, una giratina l’avrei fatta volentieri. In compenso ho preso il depliant ..!!

Per essere sicuro di non essermi perso niente della città, oltre agli opuscoli turistici all’aeroporto, sono andato a vedere le cartolina in vendita, solo panorami, l’uccelino Kiwi, la torre, la strada principale …. e basta. Nient’altro da vedere. 4 ore in tutto.

 

 
 
 

DANA-FELICIA

Post n°64 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

DANA-FELICIA

 

La barca è lunga 19,95 metri, tutta in alluminio, ha una bella linea filante, ed è attrezzatissima. Ma potete vederla anche nel sito: www.dana-felicia.dk

Sven è figlio di pescatori, suo padre aveva due pescherecci, da generazioni, così come la madre  era vissuta in un ambiente di pescatori . Si laurea in ingegneria e lavora per una piccola impresa che produce impianti per disidratare, eliminare l’acqua. Il caffè solubile in polvere od il latte in polvere ecc. Evidentemente è bravo e si fa un sacco di soldi, beato lui! Nel duemila circa lascia il lavoro e si dedica per cinque anni alla progettazione della Sua barca, quella dei sogni, che però lui riesce a realizzare. Non bada a spese. Tutto quello che c’è di meglio è qui dentro,non solo di attrezzature nautiche ma anche congelatore, microonde e lavatrice, come quella di casa. Avere la possibilità della corrente a 220 V è una gran risorsa per un’abitabilità decente per lunghi periodi. Per esempio ti puoi abbrustolire il pane da mettere nella zuppa! E se si rompe una pompa per l’acqua? Nessun problema c’è n’è un’altra già installata, basta girare una valvola.- Insomma quasi tutto doppio, almeno delle cose indispensabili. Per esempi ha tre piloti automatici. Non ha il motore, ma una sala macchine dove si può stare in piedi ed un tavolo da lavoro con tutta l’attrezzatura possibile o quasi. Queste cose mi fanno impazzire !! Aprendo un gavone si vedono le ordinate che tengono il fasciame della barca, sono vicine, segno di grande robustezza. 4 mm di spessore delle lastre di alluminio ma in certi punti anche  10 mm. Insomma una barca strasicura.

L’interno poi è tutto in tek, chiaro, bellissimo, il colore da’ luminosità e respiro agli ambienti. Tutto progettato al computer, compreso gli interni. Ogni pezzettino di legno progettato, tagliato con il laser e numerato per l’applicazione. Un lavoro da certosini che dice gli è costato un occhio della testa. Ma si sa quando si fa per se stessi si vuole il meglio, possibilità permettendo. Ha detto che si è divertito come un matto per cinque anni a progettare la barca nei suoi minimi particolari. Andava dall’ingegnere navale 3 volte a settimana per discutere del suo progetto. Ed in effetti ha pensato proprio a tutto! Anche le poltroncine che sono nella timoneria esterna alzandole si possono girare e servire come sedile per tirare su i pesci …. quando abboccano.

A prua la cabina armatoriale con bagno e doccia, grande, il salone con divani ad u per 6 persone, un tavolo da studio grande con computer utilizzato anche per vedere  films in compact disc. La cucina, una cabina ospiti che è collegata con la sala macchine contenente due cuccette, ed un’altra cabina, la mia, con due cuccette ed il bagno con doccia accanto ma in comune con gli altri ospiti. La parte più bella, e che piace molto anche a me e che avrei anch’io voluto così, è la pilot house con tavolo da carteggio e con tutta la strumentazione necessaria in alto, con  una  finestratura dalla quale, stando seduti, si può ammirare l’esterno. Qui non ci si sente chiusi, è come nel soggiorno di casa, anzi, con vista mare! Naturalmente c’è un tavolo dove possiamo mangiare ma adesso, per la navigazione seria, è stato tolto perché serve il sostegno per appoggiare i piedi quando la barca è sbandata.. Pensato a tutto! 8 posti nei divani della pilot house.

Ottimo il riscaldamento, ad acqua ma ventilato, 10 minuti ed è tutto caldo. C’è naturalmente anche l’aria condizionata ma ancora non l’abbiamo usata. Molto bello è lo spazio vuoto sopra il salone da pranzo che da’ grandissimo respiro a tutti gli ambienti, il tutto quasi un monovolume con la parte superiore. E’ ovvio che si può pilotare la barca dall’interno, agendo sul pilota automatico.

Il pozzetto è grande e ben proporzionato, tubo centrale per appoggiare i piedi e con il tavolo apribile. Due ruote del timone con il rinvio della strumentazione interna. Il tutto riparato, in questo momento dalla pioggia, da un lungo tendalino che servirà soprattutto per il sole.

L’unica modernità non desiderata è stata la randa  avvolgibile che, ormai, quasi tutte le grandi barche adottano. Sinceramente molto comoda. Schiacci un bottone e la randa si avvolge, potresti non uscire mai dalla cabina. Invece Sven ritiene che possa dare problemi e che è meglio così. Certo quando si deve ridurre la tela perché c’è troppo vento si deve andare a prua per prendere una mano di terzaroli e qualcuno deve stare ad aiutare nel pozzetto. Credo sia difficile portare la barca da soli, anche se si può fare sicuramente.

Insomma una gran bella barca, sicura, comoda, con tutto ciò che serve per stare bene e godersi la vita. Mi piace proprio. Fa freddo? Piove? Tutti nella pilot house, chi legge, chi scrive, si beve una birra si fanno due chiacchiere mentre dalla vetrata il mare scorre veloce, con le sue onde ed i suoi spruzzi. Altro che villa!!!!

Immagino quanto si sarà divertito Sven a progettare questa sua creatura, infatti ogni tanto, quando gli dico che ha una bella barca mi risponde  entusiasta “ oh,  fantastic”!

 

 

 

 

 

 

L’EQUIPAGGIO

 

Jola.

Appena arrivato a Whangarei mi è gentilmente venuta a prendere con la macchina, con quei bagagli non so come avrei fatto. La figlia, Kika, intanto preparava la cena in barca, peperoni ripieni e vino. Buoni veramente. Accoglienza cordiale da parte di entrambe. Jola è polacca di nascita ma ben presto, subito dopo Solidarnosc, si è trasferita in Germania lavorando a progetti sulle eliche delle navi. Infatti è ingegnere. Ha due figli, Kika ed un maschio che attualmente studia e lavora in Australia. Lei è partita 4 anni fa, credo con amici, per la traversata dell’Atlantico, poi a Trinidad o in altra isola caraibica vicina, ha incontrato Sven e adesso naviga con la sua barca.

E’ tranquilla e dolce, sempre disponibile ad aiutare e sorridente. Mi aiuta per l’inglese, alle volte mi ripete quando non ho capito bene le cose importanti.Ha 54 anni circa.

Prima che tornasse Sven dalla Danimarca ha pulito alla perfezione la barca, insomma, oltre ad aiutare a portare la barca fa anche la donna di casa. Cucina e lava. Certo lo facciamo a turno, adesso che ci siamo anche noi, cuciniamo un po’ ciascuno e a turno laviamo i piatti. E il Comandante? … è il Comandante e basta! Esentato dai servizi ed anche dai turni di guardia. Jola è anche brava in cucina e tutti i minestroni che fa sono buoni. Ma anche il resto.

 

Sven.

 Danese, 65 anni circa, ha studiato ingegneria, ha lavorato in marina come militare e poi ha lavorato in una industria che realizza impianti di disidratazione. Evidentemente bravo si è fatto dei soldi che ha usato per realizzare il suo sogno: Una barca come piaceva, voluta e progettata nei minimi particolari da lui stesso.

Ha avuto da sempre la passione per il mare che per i genitori era una professione da generazioni, pescatori e quando il mare da lavoro e vita non si dimentica. La famiglia possedeva 2 pescherecci, grandi, da Atlantico, quindi credo benestanti.  Sven tiene molto ad un orologio che ad ogni ora suona avvisando quanto manca per il nuovo turno di guardia, glielo ha regalato suo padre quando aveva 25 anni, lo ha fatto ripulire e rilucidare e adesso fa bella mostra di se nel salone di Dana-Felicia. In questo momento ha fatto 39 nodi di vento! Allegria!! Ma torniamo al Comandante. Appena arrivato mi sembrava molto serio, forse stanco dal viaggio, ed ho pensato che forse poteva essere peggiore di Main Kaptain. Invece il giorno dopo ha fatto anche qualche sorriso e poi, sistemate le cose urgenti della barca prima della partenza, che evidentemente lo preoccupavano, si è disteso, è cordiale anche se non espansivo, e molto tranquillo. Una persona con la quale si sta bene. Poi è ingegnere e questo basta. Nel senso che abbiamo una mentalità razionale e ci capiamo quasi al volo. Si fa per dire! Con il mio inglese!!

Gli piace la fisica ed ha grande ammirazione per Newton, io per il pisano Galilei, chissà perché!

Abbiamo alcune cose in comune, per esempio non sta tanto fermo e spesso va a regolare le vele, a sistemare questo o quest’altro, amante del fai da te ha un’officina nella sala macchine e spesso, almeno prima di partire stava a pulire, oliare, cambiare i filtri dell’acqua ecc.

Amante di una regolazione delle vele seria e ragionata, fa esattamente quello che anche io farei. Riduzione equilibrata sia della randa che del fiocco, quando necessario in modo che la barca sia sempre ben bilanciata ed il timone non sia sottoposto a sforzi eccessivi.  Insomma una persona molto competente : un ingegnere!

A Sven, nome vichingo dal significato sconosciuto, piace mangiare bene e bere, ma con moderazione. Preferisce i vini italiani perché hanno un buon rapporto qualità –prezzo e soprattutto il Brunello, il Chianti, il Nobile di Montepulciano ecc. Mi trova perfettamente d’accordo! E’ anche un buon mangiatore, rifinisce sempre tutto, con appetito.

Beve una birra a mezzogiorno prima di mangiare, si pranza alle 13-14, a pranzo non beve nessuno, poi a Whangarei verso le 5 si beveva l’aperitivo, Ginger e Rhum, adesso in navigazione l’abitudine è stata dimenticata, pazienza, infine per cena un bicchiere di vino. Bevuta equilibrata. Avremo imbarcato quasi 100 litri di vino, senza considerare la birra, diversi scatoloni da 12 bottiglie. Va bene così. Teniamo conto che dovranno stare sei mesi a zonzo per queste isole prima di tornare in N.Z. a fine novembre o inizio dicembre.

 

 

Peter.

 Neozelandese, 52 passati da un paio di anni, non alto, dal fisico atletico, pratica la canoa, braccia robuste, come ho già detto un po’ da Big Gym.  Parla con una tonalità di voce bassa  e profonda, sembra che non esca dalla faringe ma dal duodeno. Capelli pochi ed il mento pronunciato. Parla un inglese che non riesco a ben capire, ovvio, si sa, ma più difficile con quelle lettere pronunciate in maniera indefinibile, un misto fra le vocali a, e, i. Insomma proprio giusto per me che non ci capisco più niente!

Però sembra disponibile, sa fare bene in barca, almeno fino a che stava bene. Certo che appena partiti si è sentito male e da allora, sono passati ormai 5-6 giorni, non si è più ripreso. Non ha mangiato per tre giorni, poi ha ricominciato ma sta male, passa la giornata sulla sua cuccetta a dormire o sdraiato nel pozzetto. Mi dispiace. Cerco di farlo sorridere,  di dargli la mia solidarietà ma non so fino a che punto ci riesco. Certo che si trova in una situazione imbarazzante, imbarcato per aiutare si ritrova ad essere un po’ di peso a tutti. Meno male che fa i turni di guardia, per il resto pazienza. Speriamo gli passi e non gli ritorni.

 

 

 
 
 

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Post n°65 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lukyll
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 N.Z. -  Fiji

 

Domenica 14 Giugno

 

Sveglia alle 7, colazione e subito al lavoro. Riempire i serbatoi di acqua, portare via l’immondizia, restituire le chiavi dei bagni, sistemare la coperta della barca, preparare le volanti e tesare quella di sinistra, ecc.

In attesa del personale della dogana trovo 10 minuti per andare al bagno e lavarmi.

Arrivato il doganiere, riempiamo un modulo, controlla i passaporti, si beve un caffè ed alla fine ci saluta. Tutto regolare, possiamo partire.

Lasciamo l’ormeggio con un vento sui 10-15 nodi e ci inoltriamo lungo il canale che ci conduce in mare aperto. Il vento sale a 20-25 nodi. Le colline ci scorrono davanti con i loro verdissimi prati di tanto in tanto illuminati dal sole che riesce a filtrare tra le nuvole basse che minacciano pioggia ed un tempo poco bello. Le colline sono ripide, ed in cima ci sono delle creste che le uniscono, rocce sparse qua e la ancora non corrose dal tempo, segno di una recente vulcanica origine di queste isole.

Arriviamo fuori dal canale ed il vento sale a 40 nodi. Basta così, grazie! Per fortuna le onde non sono alte perché siamo riparati dall’isola.  

Sven decide di tirare su le vele, penso sia meglio prendere almeno due mani di terzaroli alla randa ed issare la trinchetta, ( fiocco più piccolo e spostato verso il centro barca ). Infatti quella è la decisione dello skipper.

Issiamo la randa ma le cime dei terzaroli sono incasinate, Jola al timone, Peter mezzo sdraiato sul boma che trattiene la vela perché non voli via, Sven che cerca di districare la matassa ma senza riuscirci perché non vede bene da sotto il boma. Salto sopra la tuga e tenendomi al maniglione del boma, (come si dice: una mano per se ed una per la barca!) raggiungo il groviglio di cime e le sistemo come si deve. Finalmente la randa è funzionante. La barca intanto, piegata dal vento balla allegramente sulle onde. Non parliamo degli spruzzi di acqua arrivati addosso. Una onda batte sulla prua e mi rovescia una secchiata d’acqua addosso. Devo andare a cambiarmi ed a mettere la cerata nuova regalatami dai miei cari colleghi per la festa di pensionamento. Dentro capocciate da tutte le parti ma alla fine esco elegantissimo con la cerata grigio chiaro e rossa, nuova. Dopo essermi bagnato anche le scarpe metterò pure  gli stivali.

Sven si lega un cappellino con uno spago al collo, mi guarda come dire “questa volta il vento non mi frega, non me lo porterà via!” Sale su ponte ed alla prima raffica il cappello se ne vola nell’acqua …  Il mio invece è trattenuto con un cordino e due forti mollette di acciaio al collo della cerata. Più volte mi viene portato via ma rimane sempre attaccato al bavero. Meno male! E pensare che quel cordino l’avevo preso come gadget alla mostra della nautica a Fano, qualche settimana prima della partenza, credevo fosse per gli occhiali ma era troppo corto. Non capendo a cosa servisse me lo sono portato dietro lo stesso. Prima o poi lo scoprirò. Infatti ad Auckland, guardando una vetrina, vedo esposto un cappellino con un cordino simile al mio. Ecco a cosa serve, a trattenere il cappello perché non voli via. Posso testimoniare che il cordino funziona.

Intanto la barca comincia a filare a 9 – 10 nodi ma la situazione metereologica non tende a migliorare. Me ne sto nel pozzetto al riparo dagli spruzzi, si fa per dire, e pronto a dare una mano.

Sven dice a Jola se prepara qualcosa da mangiare e lei si precipita in cucina a  lavorare.

Dopo 5 minuti esce di corsa, viene nel pozzetto e si precipita sul bordo sottovento della barca a vomitare. Si sa, la cucina è tremenda per queste cose. Allora va giù Sven ma anche lui dopo poco risale percorrendo la stessa strada per vomitare. Ah, meno male che sono due o tre anni che vivono in barca e dovrebbero essere ormai pronti e abituati anche a queste situazioni! A me è passata la fame, ma arrivano alla fine due toast ripieni con un po’ di tutto. Finito di mangiare è la volta di Peter. Neozelandese, buona esperienza velica, il Big Gym della situazione con i suoi muscoli alle braccia che  vomita con rumori baritonali come la sua voce! Io zitto, penso che prima o poi toccherà anche a me. E invece niente! Ma sto attento.

Il vento non si placa e filiamo ancora a 10 nodi e superata la protezione dell’isola ci arrivano addosso anche le onde da sud ovest del pacifico che si incontrano con le altre creando mare incrociato. Veramente poco piacevole. E meno male che l’oceano si chiama Pacifico …. Altrimenti…!!

Sven chiama al timone Peter che se la cava bene e dopo un’oretta chiama me … che me la cavo altrettanto bene a condurre la barca.

Essere al timone di un venti metri con quaranta di vento è un bel divertimento, secchiate di acqua comprese. La ruota è abbastanza leggera quando il timone è quasi diritto che non crea sforzo, ma, ma se l’angolo di incidenza con l’acqua risulta maggiore diventa faticoso muoverlo. Per fortuna c’è ne è bisogno solo di tanto in tanto, bastano pochi leggeri aggiustamenti per mantenere la rotta e , soprattutto, anticipare i movimenti della barca. Prova timone superata.

Ogni tanto mi domandano come sto’, non gli deve andare giù che non vomiti. Pensare: un italiano, cocco di mamma, delicatini come siamo, in confronto ad un danese, un neozelandese e ad una polacca rotti a tutte le intemperie …. Non dico niente e non ci scherzo sopra, tanto so che prima o poi capiterà anche a me.

A sera il vento cala a 35 nodi, Sven decide i turni di guardia e a me tocca quello dalle tre alle 6. La notte passa quasi bene, dormo poco perché sono in continuo movimento sul letto. Jola mi consiglia di dormire nella cuccetta di sopra che è regolabile come inclinazione ed in effetti è meglio ma non è certamente tanto confortevole. Mi consolo pensando che la notte dopo dormirò sicuramente di più. La stanchezza fa miracoli per l’insonnia!

Il giorno dopo il vento è calato, siamo sui 25 nodi. Portiamo la randa ad una mano di terzaroli e si guadagna qualcosa in velocità.

All’ora di pranzo Jola mi chiede cosa voglio da mangiare e così anche Sven, capisco che non vogliono andare a cucinare e ci vogliono mandare me. Dico che a me va bene tutto, quello che vogliono loro ….. Insistono, ho capito che mi vogliono fare la prova cucina. Devo accettare il rischio di non farcela. L’anno scorso, nell’oceano indiano non avevo problemi  a cucinare, anche se non era proprio il massimo della goduria. Due sandwich e via. Apro il frigo e vedo le penne con i broccoli avanzate da due giorni. Lo dico a Sven che accetta di mangiarle. Gliele scaldo e gliele offro nel tegamino. Però vuol fare a metà. Quindi mi tocca mangiare una romaiolata di penne con i broccoli che avevo preparato io. Buone, ma mai errore fu più fatale di questo. Bisogna preparare da mangiare ovviamente in cucina ma mangiarlo nel pozzetto o comunque sopra altrimenti …. Infatti, finite le penne, preparo i sandwich ma appena finito sento che sto male, li porto di sopra nel piatto, mi siedo nel pozzetto con la speranza che il mal di stomaco mi passi ….. ma non c’è niente da fare, troppo tardi. Anch’io come gli altri. Nessuno dice niente, mi offrono del tè ecc. Peccato, ce l’avevo quasi fatta !!! Maledetti broccoli !! Ma va bene lo stesso, questa è una barca democratica,  tutti uguali !

Il giorno dopo, martedì, sempre vento sui 25-30 nodi. Con Sven sistemiamo le vele più volte ed alla fine prendiamo tre mani di terzaroli , ammainiamo il Genoa e tiriamo su la trinchetta. Si vedono avvicinarsi dei temporali con relativi colpi di vento. Poco dopo 40 nodi! Siamo stati prudenti. Inoltre la barca naviga più tranquilla ed in maniera confortevole per tutti. Quando arriva la pioggia battente il vento diminuisce, le onde diventano opalescenti  ed il mare sembra olio in leggero sommovimento.

Si sono susseguiti tre temporali e quando si è fatta notte c’era un gran nero intorno ed infatti nella notte si sono avuti altri scrolloni di pioggia e vento.

Il primo giorno abbiamo percorso 219 miglia ed anche nell’ultimo giorno poco meno ma sempre sopra le duecento. Ottima velocità! Per forza, con questo vento…!

 

 
 
 

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Post n°66 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lukyll
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Mercoledi 17 giugno

 

Turno di guardia da mezzanotte alle tre. Mi sono portato l’I pod per sentire un po’ di musica. E poi a letto fino alle 8,30. Gli altri facevano tutti colazione quando mi sono alzato. La giornata finalmente è bella, il cielo è quasi sereno con tanti batuffoli di nuvole sparse. Vuol dire che stiamo entrando nella zona degli alisei. Mi sento allegro, basta un poco di sole per ridare ottimismo ed allegria. Mi preparo la colazione, una banana, una mela, yogurt e corn flakes con latte, tutto mischiato. Ottimo per colazione. Ma sono allegro ed allora Cappuccino Alzheimer per tutti! Naturalmente Sven non lo vuole, che fortuna,la macchinetta che mi sono portato è da tre!  Lo chiamo così perché Sven ha detto che con la macchinetta di alluminio certamente si possono assorbire piano piano ioni di questo metallo che guarda caso possono essere causa della tremenda malattia. Credevo prendesse in giro invece ho controllato su internet e la cosa è vera. Nel cervello dei malati ci sono dalle 10 alle 30 volte in più quantità di alluminio rispetto ai sani. Studi non confermati sulla reale relazione alluminio malattia. Però …. ??!! Comunque è troppo buono ed il sapore di casa è un ottimo ricostituente soprattutto per lo spirito che in barca è fondamentale. La schiuma, abbondante e tosta, la ottengo con un apparecchio che  mia moglie mi ha appositamente comprato e messo nel sacco. Carina, vero?

Peter oggi sta meglio. Ha passato questi tre giorni nel letto, sdraiato, senza mangiare niente. Una bella botta di mal di mare! Anche quando sale su si mette nel pozzetto sdraiato, tutto imbacuccato e dormicchia. Stamani faceva colazione e sembra più reattivo. A mala pena ha svolto i suoi turni di guardia notturni, poi il resto del giorno nel letto. Stamani ha accettato molto volentieri un cappuccino.

Ore 12. Appuntamento con “ Into the blu” una barca di una coppia di tedeschi, credo, che sono rimasti in porto in attesa di un tempo migliore per la traversata per le Fiji. Ci scambiamo posizione e condizioni meteo, nonché le previsioni meteo. Risponde e partecipa anche un’altra imbarcazione partita con noi ma più piccola e rimasta indietro di più di un giorno.

Abbiamo incominciato a pescare, prima con una lenza ed un polipino colorato in bianco e rosso, ma niente. Allora ho preso i miei due pesciolini di plastica e ne abbiamo usato uno, quello più lungo che salta sulla superficie dell’acqua che per Sven sembra il migliore. Lo abbiamo applicato alla sua canna e gettato. Siamo in attesa …..

Ho chiesto a Jola quale pesce preferisse per cucinare a pranzo, gli avrei pescato proprio quello: andiamo  “ for  King fish or for tuna fish” …. Con la fortuna che mi ritrovo altro che for-tuna fish pescherò uno “sfiga fisch” quello che è tutto una spiga ( spina )!!!!

Vedremo. Intanto abbiamo issato oltre al fiocco anche la trinchetta, con tre vele la barca, dice Sven, risulta più stabile e un po’ più veloce.  Ce ne andiamo con circa 16 nodi di vento 7 -8 nodi di velocità.

 

 

GIOVEDI’  18 Giugno

 

Turno di guardia dalle 3 alle 6, che poi sono state le 7. Vento regolare sui 15 nodi e velocità della barca sui 6-7 nodi. Nottata tranquilla. Finalmente avvistata una nave in lontananza, unico segno di vita da quattro giorni su questo mare. La notte è stata tiepida le stelle brillavano intensamente e la via lattea si vedeva perfettamente. Verso est era visibile un corpo luminoso abbastanza grande per essere una stella, forse un pianeta? Giove? Mi informerò. Mai visto giove ad occhio nudo. L’anno scorso ci accompagnava venere esattamente ad ovest per la prima parte della nottata per poi calare e tuffarsi nel mare. E’ bello stare soli nel pozzetto  con il fruscio della barca che fila tranquilla, con la tiepida brezza e questo immenso firmamento che confonde e disorienta prima di stupirci. Si prova un senso di pace, di serenità, si percepisce il senso dell’infinito, della nostra piccolezza e viene da abbandonarsi a qualcosa che è più grande di noi, ma lo faccio con serenità, con fiducia con una condivisione del destino che è naturale, ovvia, come si dice “compresa nel prezzo”, non si discute!  Non riesco a trovare nessuna costellazione, purtroppo non le conosco in questo emisfero e non ho nemmeno il mio libro per studiarle.

La mattina mi risveglio alle 10, colazione pronta: mezza banana a pezzi, yogurt e semi vari insieme ad un cucchiaino di marmellata di more, compresa mezza mora intera, un poco di latte e corn flakes. I semi fanno molto bene, contengono grassi importanti e proteine ma a me sembra di essere un pollo di batteria, tutti i giorni questi semi …!

Tempo con nuvole e sprazzi di sereno, ogni tanto minaccia pioggia che si risolve in due gocce passeggere. !8-20 nodi di vento e via a 8 nodi di velocità. Mancano 384 miglia ed 1 giorno, 17 ore e 32 minuti per arrivare a destinazione, così dice il computer di bordo se la velocità rimane questa. Intanto mi sento L’ultimo cd di Stefano Bollani. Mi fa compagnia mentre scrivo queste due righe. Adesso mi tocca lavare i piatti. Ieri sera ho cucinato risotto con le zucchine e tagliata con olio e limone. Due fette di pomodoro, per dare colore, anche l’occhio vuol la sua parte. Non male.

Mentre scrivo si sente il mulinello della canna da pesca scorrere veloce, ci precipitiamo, “preso ..preso “ grido, ma il rumore finisce ed pesce se ne è andato via. Forse ha sentito in bocca il sapore delle ancorette e ha mollato. Sicuramente non era un   “ tonno “!

 

 
 
 

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Post n°67 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lukyll
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VENERDI’ 19 Giugno

 

Turno leggero ieri sera: dalle 21 alle 24. 15-20 nodi di vento e la barca sugli 8-9 nodi. Filava come una “scheggia”! Usciva l’acqua dalla poppa con grande rumore ed un vorticoso rimescolamento con spruzzi da tutte le parti. Un motoscafo! Sembrava quasi si facesse la discesa delle rapide del fiume Colorado. Che barca !! Intanto mi sentivo Billie Holliday, mi piaceva così tanto che sono rimasto di guardia mezz’ora in più.

Stamani mi sono alzato alle 9,30, bagno, mi sono preparato la colazione, e poi Sven mi ha detto che ha visto un grosso pesce, forse un tonno, che gli ha strappato il suo polipino rosso. Vado allora a vedere alla mia canna, tiro su e non c’è nemmeno il mio pesciolino nuovo. Che si sia mangiato anche quello!? Spero proprio che gli sia andato di traverso … di plastica e con due ancorette … la digestione sarà lenta! A meno che non lo abbia sputato ….!  Non mi sembrano poi mica così tanto tonni !!! Pazienza, ne ho un altro, speriamo che sia più fortunato e che serva allo scopo. Parlavo di pesce sfiga? Ecco … appunto!!

Ieri pomeriggio mi è finita la carica della batteria del computer e quindi l’ho chiuso e, visto che tutti leggevano grandi libroni,  mi sono messo a leggere l’unico libro che ho portato. L’evoluzione della fisica  di Einstein e Infeld. Un libro che ho comprato due anni fa ma che attende un momento di pace e di tranquillità per la sua lettura. Soprattutto perché me lo voglio gustare piano piano.

Parla della fisica da Galileo fino al 1938, quando il libro è stato scritto, ma assolutamente senza formulazioni  o dimostrazioni matematiche. Non c’è scritta nemmeno una sola legge! Perché lo scopo non è quello di raccontare la fisica con le sue leggi ma quello di seguire i ragionamenti, e quindi solo con le parole e l’uso dell’intelletto, che hanno portato, date certe conoscenze scientifiche e prove di laboratorio, alle teorie che sono ancora oggi in vigore ed alle rivoluzioni scientifiche.

Enrico Bellone, famoso fisico e filosofo della scienza italiano ha riportato due affermazioni di Einstein nella sua introduzione al libro:

“Tutta la scienza non è altro che un affinamento del senso comune” cioè l’affinamento è formato da una serie di ragionamenti che stabiliscono una correlazione tra le osservazioni quotidiane e le teorie.

La seconda:”la scienza senza filosofia è arida e la filosofia senza scienza è vuota”.

Einstein racconta l’evoluzione della fisica come se fosse un libro giallo, dove l’ispettore (lo scienziato) trova delle prove che a prima vista sono insignificanti e non relazionabili o collegabili fra di loro. Poi, si mette in poltrona a fumare la pipa, e ragiona, ed arriva l’intuizione, quando meno te lo aspetti, il lampo di genio che tutto ordina e sistema. Allora gli indizi acquistano senso e significato e tutto diventa chiaro. Anzi, l’ispettore può addirittura prevedere nuovi avvenimenti e ricercare nuove conferme che porteranno alla soluzione del delitto. Unica avvertenza al lettore di Einstein: in un libro giallo possiamo saltare la parte centrale ed andare a leggere chi è l’assassino alla fine del libro, qui è impossibile, bisogna seguire tutti i ragionamenti pagina per pagina.

Ho iniziato a leggerlo con una tale gioia e gusto che mi sono procurato una penna ed un foglio su cui scrivere appunti, frasi famose riportate e farmi uno schema dei ragionamenti seguiti. Mai fatto con i libri di scuola, e sarebbe proprio questo il metodo migliore per studiare! Ma quando le cose si fanno con piacere …

 

Vento 30 nodi, 3 mani di terzaroli e la trinchetta, così si viaggia più tranquilli. Sven leggeva il suo libro, adesso dorme, Jola legge il suo ed io prima ho fatto il dettato in inglese della 12° lezione e poi mi sono messo a scrivere queste righe. Tempo nuvoloso e triste. Peter ancora non si è rimesso: passa tutto il tempo a dormire o in cuccetta o fuori nel pozzetto. Bella batosta !!

Io niente, lavo piatti e cucino a turno con Jola ma senza problemi nonostante non sia neozelandese ma nativo della Chiana!

Domani arriveremo e sicuramente dormiremo tranquilli fino al mattino di domenica. Saremo anche ai tropici ….. ma il clima non mi sembra proprio quello!! Speriamo per il futuro!

 

 
 
 

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Post n°68 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lukyll
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Sabato 20 Giugno    (Leggete da dove siete rimasti l'ultima volta)

 

La sera vado a letto presto, verso le 8 ma poco dopo si sente un  violento sbattere di vele. Il rumore è assordante. Balzo dal letto e mi precipito, giacca in mano, nel pozzetto. Contemporaneamente anche Peter salta su. Si è rotta la scotta della trinchetta. Vibrava a tal punto che si è rotta strusciando appena nel bozzello della rotaia. Sven va a prua con 35 nodi di vento e sostituisce la scotta. Io lo aiuto dal pozzetto.  Il vento aumenta ancora ma ormai ai 40 nodi siamo abituati. Torno a letto e mi addormento. L’inizio del mio turno arriverà alle 3 di mattina. Dormo, sicuramente, ma l’orecchio è teso ai rumori della barca. Il vento soffia nella sartie producendo il caratteristico sibilo, che si confonde con il rumore del mare ed il frangere delle onde sulla barca. Alle volte mi sembra di sentire della musica o addirittura delle voci. Tendo l’orecchio per sentire meglio ma tutto si risolve nel rumoreggiare del mare. Almeno Ulisse quando sentiva  una musica lontana si fermava e trovava Nausica, o la maga Circe, insomma cadeva sempre bene! A parte il Ciclope ..!  Dormo, tanto è vero che non sento che anche la ritenuta che tiene la randa tesa lungo il boma si rompe e Sven va a cambiarla. Mi sveglia Peter alle 3 e mezzo. Facciamo il cambio. Sto adesso nel pozzetto, di guardia, Dana-Felicia sembra che voli. La luce di poppa illumina l’acqua che esce dalla poppa e la si vede schizzare da tutte le parti, come motoscafo. Il rumore è assordante, come tanti tuoni che si susseguono in continuazione mentre la barca si inclina e si raddrizza ogni 5 secondi. Un infinito valzer accompagnato dai violini che il vento produce sulle sartie. Mi tengo bene stretto alla maniglia ma l’imbarcazione procede sicura ed infonde fiducia anche a me.

Torno a letto verso le 6,30. Si balla, come ormai da giorni. Mi alzo come al solito verso le 9. Colazione pronta. Il vento è sempre sui 40 ed arriva di tanto in tanto ai 45 nodi. Le onde si fanno un po’ più alte ma soprattutto più ripide e fastidiose. Non lavo le tazze e non preparo il cappuccino, il mare è troppo mosso ed in barca è difficile spostarsi. Siamo con i calzini e si scivola quando la barca si inclina e questo avviene in continuazione. Bisogna reggersi forte e spesso, purtroppo si perde la presa e si battono delle sacrosante botte, da tutte le parti. Se apri uno stipetto ti cade addosso ogni cosa da quanto la barca è inclinata. Alle volte si cerca di camminare, non più di due metri, ma diventa impossibile. Si fa un metro, la barca si inclina ancora e si scivola indietro e si deve ricominciare tutto daccapo, camminando in salita e cercando di tenersi da qualche parte per non scivolare di nuovo. Salgo nella pilot house e mi metto ad ammirare il mare. Il vento incomincia ad alzare la schiuma prodotta dalle onde che si frangono e la trascina distribuendola sul mare grigio blu. Il cielo è completamente coperto da basse e scure nuvole ma una parte è quella più scura. Naturalmente quella in cui dobbiamo andare noi!   Nessuno parla, se non poche parole. Peter è sempre nel letto. Jola legge un po’ il suo libro ma ogni tanta guarda gli strumenti per vedere quanto è la velocità del vento. Sale. Si toccano i 50 nodi, sempre più frequentemente. Guardo le vele da un oblo’ e mi accorgo che nella notte Sven ha ammainato tutta la randa. Ci muoviamo spinti solo dalla trinchetta. Poco più di un fazzoletto di tela. Eppure si raggiungono i 7-8 e più nodi. Scatto qualche foto al mare, dall’interno della barca, non esco certo fuori. Stiamo troppo bene dentro la pilot house, al caldo e soprattutto all’asciutto mentre le onde sempre più spesso si infrangono rumorosamente sulla fiancata di dritta della barca e la inondano di acqua. Secchiate? No, a tinozze, a vasche da bagno non saprei come quantificarlo. Meglio usare termini scientifici, a metri cubi. Mi fa effetto vedere il mare così agitato, con il vento che sibila continuamente con il fragoroso frastuono delle onde e noi che stiamo sul divano, tranquillamente protetti dalla finestratura a guardare questo immenso mare spumeggiante. Tranquillamente ….!!  Si fa proprio per dire ..!  Jola si gira, si sdraia e dorme, è stanca della nottata. Sven è nella sua poltrona davanti al tavolo di carteggio che controlla gli strumenti. In verità ha il libro aperto, quello che sta leggendo, sui vampiri credo, ma non l’ho visto sfogliare una pagina. Mostra un’apparente calma, di chi quei momenti li ha vissuti tante volte, pura routine. Il suo sguardo si posa sugli strumenti continuamente, poi verso la finestra per vedere il comportamento del mare, sposta di tanto in tanto la manopola del pilota automatico: 2 gradi in meno! E’ ormai l’una. Nessuno parla di mangiare e tanto meno io. Ho la bocca amara, impastata, vorrei bere ma non ho nessuna intenzione di rischiare di cadere per un sorso di acqua. Poi mi sembra di avere lo stomaco chiuso soprattutto quando si legge sullo strumento del vento 53, 54, 55, 56 nodi. Jola si sveglia, guarda e non dice niente. Il silenzio è tombale, si fa per dire perché il rumore del vento e del mare è sempre più forte. Quando le onde frangono sulla barca si sente un forte rumore metallico come se si fosse percosso un grosso bidone, infatti la barca è di alluminio, speriamo regga ma io ho grande fiducia in essa. Chiedo a Sven se nel meteofax fosse visibile una tale situazione, me lo fa vedere ma c’è solo una linea di perturbazioni che stiamo attraversando ma le isobare sono molto distanti e non giustificano un vento tanto forte come questo. Il tempo passa, le parole sono rare, lo sguardo all’anemometro ed al mare. Adesso si notano benissimo le striature bianche di schiuma delle onde che frangono trascinate dal vento. Questo è proprio un segnale scritto nella scala Beaufort per riconoscere la forza del mare. Non ricordo bene, per fortuna, a quale forza del mare corrisponde questa situazione ma certamente sopra forza otto.  L’anemometro segnala 57  e poi 50 e poi 59, i nostri occhi sono fissi su quello strumento, 60,2  abbiamo toccato i 60 nodi e spesso si toccheranno ancora. Dovete sapere che un nodo corrisponde a più di 1800 metri, quasi il doppio di un nodo. Il che vuol dire che 60 nodi corrispondono, ad occhio e croce, a più di 100 chilometri all’ora. Quando questo vento soffia a Trieste ne parla anche il telegiornale e fa vedere i triestini che si reggono a malapena in piedi. Se soffia in toscana viene giù qualche albero, si staccano cartelloni e salta qualche tegola del tetto.

Ci stiamo avvicinando al punto in cui si deve tirare giù la vela, l’unica rimasta a riva, perché dobbiamo entrare in un canale fra la barriera corallina a motore e raggiungere Momy Bay, una baia ben riparata dell’isola più grande delle Fiji.  Manca un’oretta. Sven si rivolge a me e mi dice che devo andare a prua ad arrotolare la trinchetta mentre lui molla piano piano la scotta. Sono le tre del pomeriggio. Sono seduto dalle nove del mattino senza essermi mosso un momento e senza mangiare. Ma chi ci pensa! Deglutisco, non so che cosa ma deglutisco diverse volte, forse 6, quanto la velocità del vento. Io devo uscire fuori con quel vento e quel mare? Oh my God !! ( Oh mio Dio ) od anche ( Oh Madunnina il mi cittino!! Oh und’ove è vito sto sciaburdito !!!)  Angioletta, te che sai tutto dell’inglese me lo traduci “sciaburdito” per favore? Ma qualcuno ci deve pur andare e stavolta tocca a me! Jola mi dice che dovrò mettere la cintura di sicurezza. Non c’è dubbio, le rispondo! Il tempo passa, il mare rimane lo stesso, il vento intorno ai  55 nodi. Forse nell’avvicinarsi alla costa si dovrebbe essere protetti un poco dal mare ma per adesso non sembra proprio. Nessuno parla, gli occhi sempre puntati sul mare e sugli strumenti. Il tempo passa, non c’è niente da fare, non ho scuse. Quel momento, che mai mi sono augurato, ma che sapevo potesse avvenire è arrivato. Devo affrontare il mare! Siamo uomini o marinai? Mi tocca essere tutti e due!

Sul plotter vedo la sagoma della nostra barca che si avvicina al punto in cui dobbiamo ammainare la vela. Mancheranno 20 minuti. In silenzio scendo nella mia cabina per mettermi la cerata. La prendo nel bagno e la porto nella cabina. Mi metto i pantaloni stando  appoggiato all’armadio per non cadere, poi ,mi giro a prendere la giacca sul letto ma scivolo e batto una grande testata, orecchio compreso, sul legno della cuccetta di sopra, cado ancora ed una seconda botta sulla parete della cuccetta di sotto. Mi rialzo a fatica, mi tocco la testa e l’orecchio ma non esce sangue! Almeno quello, anche se il dolore è forte. Ma non c’è tempo da perdere. Mi metto anche la giacca, la cerniera che spesso mi fa impazzire mi entra al primo colpo. Prendo la cintura di sicurezza ed il salvagente. Salgo di sopra e mi sembra di scalare una montagna tanto la barca è inclinata e faticosa la salita con quella roba in mano, più gli stivali ed i guanti. La bocca è sempre più impastata! Mi siedo, sempre in silenzio. Anche Jola va a prendere la sua roba. Poi, dopo 10 minuti interminabili va anche Sven. Intanto controllo i moschettoni, provo ad aprirli, non è poi così semplice. Intanto penso per bene cosa devo fare, non si deve perdere tempo. Dico a Jola che quando sono pronto alzerò il braccio, ma per pochi secondi! Mi devo ricordare la regola numero 1: “una mano per se ed una per la barca” Prima per me, è ovvio! Saluto tutti i miei familiari, moglie figli nipoti parenti ed amici. Mi viene in mente anche la madonna … un cero! Il momento è arrivato. Il vento è calato sui 45 – 50 nodi. Meno male. Sven apre la porta, il frastuono è prorompente. Esco e mi metto subito seduto nelle panca, ben protetto e con una mano stringo forte una maniglia per reggermi. Guardo fuori, dalla mia parte, sopravento, non vedo nemmeno il mare da quanto la barca è inclinata. Quando mi darà il via salterò su bordo sopravento, moschettone in mano per agganciarlo alla draglia, a quella più grossa, naturalmente! Mi sento come un fante della prima guerra mondiale, pronto ad uscire dalla trincea, moschetto in mano e baionetta innestata per andare all’assalto dell’austriaco. Non ho il moschetto in mano ma il moschettone! Sono pronto. Guardo Sven, perché le parole sono inutili, non si sentono! Ecco, mi guarda e mi fa il cenno di andare. Mi giro, moschettone in mano, salgo sulla panca ed attacco il moschettone alla draglia. Faccio un metro, nemmeno, devo togliere il moschettone perché c’è il candeliere e non posso farlo scorrere. Mi reggo con l’altra mano ad un tientibene. Non dubitare, che mi tengo bene! Lo riaggancio subito, faccio due metri e devo ripetere l’operazione e così via fino a che non arrivo all’albero. Mi allungo per  prendere la cima da avvolgere al verricello per arrotolare la trinchetta, ma non ci arrivo per un pelo! Maledetto! Allora ritolgo il moschettone e lo aggancio al pulpito dell’albero. Arrivo alla cima, la svolgo e la riavvolgo al verricello. Alzo la mano per qualche secondo. Mi tengo costantemente con l’altra fortemente saldo al pulpito. Non ricordo le secchiate d’acqua prese, ma non tante. Nel momento in cui mi dovevo muovere guardavo il mare , l’onda che arrivava e la sua pericolosità. Stavo  basso per essere meno esposto al mare e davanti al pulpito in ginocchio. Mi arriva l’ordine, sento lascare la scotta, è il momento di schiacciare il pulsante del verricello elettrico per avvolgere finalmente la trinchetta. In un minuto è già avvolta. Faccio cenno con le mani che ho finito e mi arriva di risposta il cenno di rientrare. Mano al moschettone e piano piano, stando sempre basso, rientro. Gran sospiro. Mi riaggancio alla panca per non essere portato via da qualche ondata. Sven dice di guardare verso prua perché non si vada a finire nella barriera corallina. Il vento mi spara in faccia gocce di pioggia che sembrano pallottole, fanno male. Mi copro un poco ma sembra che vengano orizzontalmente. Socchiudo gli occhi e guardo. Senza occhiali.  Alla fine vedo la barriera corallina, è lontana siamo proprio nel mezzo del canale. Il GPS non sbaglia. Intanto il mare è diventato meno duro, siamo protetti dalla barriera corallina e dall’isola. Si vedono le colline dell’isola di Fiji ed in lontananza l’insenatura. Adesso il mare è quasi liscio, piove, è proprio il caso di dire sul bagnato, almeno laverà la barca dalla salsedine accumulata in questa settimana di navigazione.
Gettiamo l’ancora, proviamo se tiene, tutto OK. Altro sospiro di sollievo: è fatta! Ore 18 di sabato 20 Giugno 2009.

Mi tolgo la cerata grondante d’acqua, mi lavo le mani ed il viso. Ho fame, sul serio.

Spaghetti al burro e noce moscata, poche storie …si festeggia! Jole accetta volentieri così li mangia insieme all’insalata  mista, di ieri! Non è colpa mia, la mangino come gli pare! Io, prima l’insalata e poi la mia pasta asciutta, il premio del mio battesimo con il mare !!!  Però mi basta così, grazie.

Vedere la barca ferma, in piano, con poco vento, e potersi muovere con tranquillità mi  sembra un sogno.

Dormita solenne!

 

 P.S.: nella scala Beaufort 60 nodi di vento corrispondono a forza 12. Ma il mare non era altrettanto forte per cui ritengo una forza complessiva sicuramente di 10!

 

(Le foto ... alla prossima volta .....)

 

 
 
 

FIJI LAUTOKA

Post n°69 pubblicato il 23 Giugno 2009 da lukyll
Foto di lukyll

FIJI  LAUTOKA

 

Domenica 21, giugno

 

Si parte al mattino diretti alla vicina Lautoka per le operazioni doganali ma l’appuntamento viene fissato alle ore 8 di Lunedì.

Al mattino ci alziamo alle 6, colazione e via con il tender, il gommoncino per andare a riva, verso la dogana. Tre quarti d’ora per riempire fogli ed alla fine visitano la barca. Sono in due, e chiedono 200 dollari e due bottiglie di rhum offerte da Sven. Non rilasciano ricevuta dei soldi. Nel senso che se li mettono nel taschino, proprio. Intascati 100 dollari neozelandesi cadauno ( sicuramente uno stipendio di un mese) ed una bottiglia di Rhum per festeggiare!

Poi andiamo a visitare la città, la seconda delle Fiji. Non dice niente, due strade commerciali con negozi che per noi sono da quarto mondo. Lungomare con palme, un prato, disadorno e sporco.

La popolazione però è molto gentile, spesso saluta per strada : “Bula” che vuol dire Hello! Sono disponibili e sorridenti se facciamo qualche domanda, molto dolci. Il 40% sono indiani importati dall’Inghilterra per coltivare la canna da zucchero. Il resto sono Fijiani, come i polinesiani e molto vicini ai Maori. Pochi i mussulmani che però hanno una moschea bella nel centro città. E pochi, credo, i cristiani. Sono abbastanza poveri ma molto dignitosi e puliti nei loro vestiti. Qualche uomo indossa la sottana, come i polinesiani, ma sono soprattutto quelli che lavorano nel turismo. Devono fare un po’ di scena.

 La città è sul mare ma ancora non si vedono spiagge incantate come quelle proposte dalla pubblicità turistica. Ma venendo da Momy Bay fino a qui abbiamo osservato  in lontananza tante isolette, piccole,  con la spiaggia bianca, quelle che ci faranno impazzire, quando riusciremo a raggiungerle. Non perché siano lontane ma perché si è rotto il frigo ed il congelatore e domani stiamo qui con la speranza che qualcuno lo accomodi. Rimangono sempre accesi. Forse manca il gas.

Certo che siamo indietro con il programma, dovevamo aver già visitato buona parte delle Fiji ed invece ancora nemmeno un’isolotto. Speriamo che domani si riesca a salpare, anche sul tardi.

 

 
 
 
 
 

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