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Marea nera in Sardegna

Post n°15 pubblicato il 04 Febbraio 2011 da cram1977

Questo articolo è riportato dal sito surfcorner.it. Riguarda il grave caso di una perdita di olio combustibile in mare da parte degli impianti della E.On in Sardegna.
Non è stato dato alcun risalto a questo disastro (chissà perchè...) eppure i danni ci sono eccome. Anche il ministro dell'ambiente pare abbia dichiarato che non è il caso di dichiarare lo stato d'emergernza perchè la macchia oleosa sarebbe limitata.
Forse il ministro non ha visto in quali condizioni sono delle spiagge tra le più belle al mondo, o forse non è andata lei a ripulire la sabbia e il mare.
Il problema dei combustibili rimane tutto come quello delle fonti energetiche.
In questi anni i disastri legati agli sversamenti di idricarburi e oli nei mari e negli oceani nel mondo sta diventando un'autentica calamità, eppure invece che pianificare una politica energetica sul piano nazionale si punta ad un ripristino del nucleare senza capire dove verranno cercati i fondi, dove smaltire le scorie, e in quale luogo collocare queste centrali non preoccupandosi dei problemi ambientali.
Intanto le maree nere avanzano, e i "signori" che lucrano sul petrolio e i suoi derivati si ricordino che sono degli esseri umani pure loro e anch'essi come noi si ammalano...
Inquinamento Ambientale nel Nord Sardegna
Articoli |
19 gen 2011
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Un grave incidente ha colpito la zona del nord della Sardegna in seguito alla perdita di olio combustibile avvenuta nella zona industriale di Porto Torres. Chiesto lo stato di calamità naturale.

L'incidente si è verificato l'11 gennaio scorso, quando almeno 20 metri cubi di olio combustibile sono finiti in mare durante operazioni di scarico alla centrale termoelettica nel Golfo dell'Asinara. Il risultato sono chilometri di arenili incatramati, uccelli e pesci morti, dune da ripulire.

La stampa nazionale (fatta eccezione di Ansa, Repubblica e pochi altri) non ha dato molta visibilità ad un evento gravissimo, per il quale il presidente della provincia di Sassari ha chiesto lo stato di calamità naturale, e di cui ancora non si conoscono le reali proporzioni, il quantitativo di olio sversato in mare e i danni che potrà creare.

Intanto il catrame ha già fatto danni, soffocando le posidonie e uccidendo uccelli e pesci, e minaccia il santuario dei cetacei, per non parlare, dal nostro punto di vista, della minaccia alle spiagge e ad alcuni degli spot più belli della Sardegna, molti dei quali come sappiamo si trovano sulla costa nord e nord ovest.

Finora il maestrale sembra aver risparmiato alcune delle spiagge più famose, ma una perturbazione con venti da N/NE è prevista per i prossimi giorn

 

Riportiamo qui sotto il testo integrale dell'articolo pubblicato su Repubblica.it

 

Soltanto per un caso la marea nera non ha invaso il Parco Nazionale dell'Asinara e non ha toccato spiagge rinomate come Stintino. Il danno però non è meno grave: martedì 11 gennaio nel Nord della Sardegna, 20 metri cubi (questa la cifra ufficiale, ma c'è chi dubita sia quella reale) di olio combustibile si sono riversati in mare durante un'operazione di scarico da una nave alla centrale termoelettrica di Fiumesanto, nel comune di Porto Torres. 


A oltre una settimana dall'incidente, secondo quanto riferisce La Nuova Sardegna 2, le operazioni di bonifica in mare sono terminate, ma sulle spiagge del Golfo dell'Asinara, nel territorio che interessa tre comuni (Porto Torres, Sassari, Sorso) rimangono i segni del disastro. Chilometri di arenili incatramati, uccelli e pesci morti, dune di valore incommensurabile per l'ecosistema da ripulire asportando la sabbia e, soprattutto, la rabbia dei cittadini che da anni chiedono maggiore controllo per un'area marina dall'indubbia importanza ambientale e turistica.

L'incidente. La centrale termoelettrica di Fiumesanto, proprietà della multinazionale E. On, da anni è al centro di polemiche. I suoi impianti sembrano un bubbone sulla pelle di una costa dove anche la spiaggia meno bella ha acque azzurre e spiagge bianche. Non ci sono soltanto le ciminiere E. On a deturpare il paesaggio: le costruzioni della centrale sono le ultime del grande agglomerato industriale di Porto Torres, nato negli anni Settanta, quando una politica industriale folle pensava di fare della Sardegna un polo chimico, ora diventato una cattedrale nel deserto che ha lasciato in agonia aziende e un'intera cittadina, Porto Torres. 

 

 


La centrale è alimentata a olio combustibile, portato da navi che per il loro carico rappresentano da sole un pericolo. Come sia avvenuto l'incidente di martedì 11 non è ancora chiaro (c'è un'inchiesta della Procura in corso). Secondo la ricostruzione fatta ieri durante un vertice tra la E. On, le autorità locali e la Capitaneria di porto, a cedere sarebbe stato un tubo vecchio, mentre altre fonti parlano di "fenditure" nei cassoni per il contenimento dell'olio sulla banchina. In entrambi i casi è lecito ipotizzare gravi negligenze nelle operazioni di scarico e nel controllo dei macchinari utilizzati.

La dinamica. L'olio combustibile che si è riversato in mare non è soltanto inquinante, ma cancerogeno al contatto diretto. Secondo E. On sono stati 20 metri cubi a riversarsi in mare, una quantità modesta, ma la sostanza a contatto con l'acqua aumenta il suo volume 16 volte ed è stato così che la marea nera ha invaso un ampio tratto di arenile. Quando c'è stato lo sversamento soffiava prima vento di ponente e poi maestrale, perciò la chiazza è stata spinta verso Est, ha "saltato" Porto Torres ed è finita sulle spiagge di Platamona e Marritza, quasi fino a Castelsardo. Il Parco dell'Asinara è stato risparmiato, ma sarebbe bastato un soffio di libeccio e la marea avrebbe preso in pieno Stintino e la zona protetta. Non è una consolazione: alle spalle di Platamona si trova l'omonimo stagno, zona di interesse ambientale tutelata dall'Unione Europea. Lo stagno non ha ampie comunicazioni con il mare, ma per la sua salute sono fondamentali le dune che lo proteggono, proprio quelle su cui dovranno lavorare le ruspe per rimuovere il catrame.

 

 


La mobilitazione dei cittadini. La E. On ha avviato le operazioni di bonifica e ieri, secondo la capitaneria di porto e l'azienda, in mare la situazione appariva sotto controllo. Nonostante le rassicurazioni che l'olio combustibile resta a livello superficiale, esiste un'ampia letteratura che documenta danni nel lungo periodo anche sul fondo marino. E resta il problema degli arenili, dove rimossa la sabbia superficiale (e anche questo è un danno) ci sono pietre e rocce piene di catrame che andranno portate vie o resteranno lì con il loro rivestimento cancerogeno. "Prima di tutto abbiamo chiesto un risarcimento  -  dice Beniamino Scarpa, sindaco di Porto Torres  -  ma superata l'emergenza vogliamo che da questo incidente si prenda spunto per decidere in maniera seria che cosa fare del nostro futuro. Quanto accaduto è sintomo di un problema sotto gli occhi di tutti, quello del rapporto tra industria e territorio. Da anni il nostro comune cerca di avere risposte per la bonifca dell'area e per sapere che si vuole fare della zona industriale, ma l'Eni non ci dice nulla". 

 

 


Intanto i cittadini si sono organizzati in comitati perché su quanto accaduto non cali il silenzio. Chiedono di prendere parte alle operazioni di bonifica insieme ai tecnici della E. On, vogliono accertare la reale entità dei danni. Nel disastro, l'unica nota positiva è la veemenza con cui ha reagito la gente per riaffermare il suo diritto a proteggere il territorio.

 

 
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