D'ORIA Opinioni

FESTA DEL LAVORO


1 maggio giornata di lotta e di memoria storica il cui significato, oggi, ha contenuti che lasciano molto a desiderare per tutti coloro che vedono prolungarsi il periodo di transizione verso il mercato del lavoro. La grave disoccupazione diventa apprensione anche per la diffusione del fenomeno che si somma ad altre disseminate necessità, alla quantità di persone coinvolte che vengono a scuotere tutto l’assetto sociale al punto da diventare “emergenza sociale”. Il 1 maggio, visto non solo come celebrazione, dovrebbe ricordare a chi ci governa che i cambiamenti strutturali della nostra società, in particolare sotto l’effetto della crisi, tendono a indebolire ancor più i deboli, i giovani delle classi meno abbienti, coloro che subiscono più duramente un’esclusione dal mercato del lavoro. Un tempo al lavoro poteva pure essere attribuito il prestigio, la carriera, la sicurezza del posto; oggi, le aspettative e le motivazioni servono a dare al lavoro una dimensione più umana, a superare impostazioni conflittuali e di anonimato sociale e comportare quindi un’impostazione economicistica in grado di rendere il lavoro umanamente più comprensibile e vivibile.