D'ORIA Opinioni

EUROPA


Le frequenze elettorali, ai vari livelli, lubrificano la dinamica della normalità democratica, consentono utili ricambi e soprattutto irrobustiscono la responsabilizzazione popolare, anche quando, per vari interessi, si modificano i meccanismi elettivi. Anche in queste ultime elezioni europee, le decisioni popolari, liberamente espresse nel voto, attraverso regole ben definite e in un contesto di effettiva pluralità di posizioni, risultano essere un rafforzamento e rifinitura degli istituti di libertà. Quello che, invece, ha destato preoccupazione e provoca frastorno è stato ed è il brutto clima elettorale del momento, invaso di miasmi di una totalizzante delegittimazione vicendevole, acuita da scontri furibondi tra le parti in causa. Impensieriscono i venti della calunnia, i sospetti, i rinfacci per giunta ingigantiti da una certa stampa per accrescere veleni e odi implacabili. Si avverte una specie di “guerra civile” delle parole, che aizza gli animi e detesta possibili scatti di rispetto, di tolleranza e di comprensione con toni di giudizio universale. Comunque la prova del 9 c’è stata ed è importante. Ma proprio perchè è tale, si ha bisogno di convincere chi può di mantenere una serena dialettica, di abbassare la voce, di seminare buon senso, buona creanza, validità di pensiero, serietà e responsabilità. Doti, che sono sommamente politiche e che, in un tempo passato, veri statisti fecero rifulgere anche da noi. Altrimenti si può avere il vincitore delle elezioni ma il futuro dell’Italia stagnerà ancora nell’infinita transizione politica. Allora, vi è da disperare? Oggi proprio no, di fronte a risultati che parlano chiaro.