I CAVALIERI TEMPLARISTORIA ED IMMAGINI |
TRA STORIA E LEGGENDA
L'Ordine tra storia e leggenda
I Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis (Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, "Templari") nascono nel 1118 in una Terrasanta appena riconquistata dai Crociati, da un nucleo di nove virtuosi cavalieri. Per la prima volta, la loro "regola" prevedeva oltre ai voti di castità, povertà e obbedienza, anche quello della lotta armata agli Infedeli. Ma la leggenda dei Templari li vede custodi dei segreti esoterici (a cominciare da quello del Santo Graal) e dediti a riti occulti ed eretici. E proprio questo fu il capo d'accusa nel processo che portò al loro sterminio. Si dice che quando il Gran Maestro Jaques de Molay fu condannato al rogo, prima di morire, affidò l'eredità del sapere templare ad alcuni seguaci che, in Scozia, ne tramandarono il mito. E' la nascita leggendaria della Massoneria.
RIVELAZIONI
Templari: dal Vaticano una nuova verità
Rivelazioni
Nel 1314 i Templari furono mandati al rogo e l'ordine sciolto. Oggi un antico documento rivela che il Papa Clemente V fu contrario a quello sterminio. "Però non si oppose" ribattono i massoni.
Roma - Una nuova "verità" della Chiesa getta nuova luce sul processo e la condanna dei Templari. Se fin'ora si è creduto che il Papa Clemente V fosse alleato del re di Francia Filippo IV il Bello nello sterminio dell'Ordine, ora la scoperta di una pergamena rivela che le cose starebbero diversamente. Da quanto si desume dal documento firmato dai tre membri della commissione pontificia inviata a processare i vertici dell'Ordine, fu il re a forzare la mano del pontefice "ricattandolo" con la minaccia di uno scisma. Una minaccia che in realtà nascondeva il desiderio del monarca francese di appropriarsi del tesoro dell'Ordine, spinto dalla necessità di danaro richiesto dalla Guerra dei Cent'anni che nei primi anni del XIV secolo stava muovendo i primi passi. Dal canto suo (ed è questo che rivela la pergamena), Clemente V arrivò anche ad assolvere il Gran Maestro e i suoi compagni, questo però non bastò: all'insaputa del pontefice, Filippo IV nel 1314 li mise al rogo. E l'Ordine fu sciolto. "Questo non scagiona l'operato del Papa: lo aggrava - è però il duro giudizio di Claudio Bonvecchio, studioso massone - . Clemente V non si oppose al re forse perchè anche a lui i Templari davano fastidio".
I GRANDI MAESTRI DELL'ORDINE TEMPLARE
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Post n°14 pubblicato il 10 Aprile 2011 da cavaliere.templare1
L'Arca era identificata materialmente con Dio, nel senso che si riteneva realmente che Dio alloggiasse tra i due cherubini. Essa è ritenuta dotata di poteri soprannaturali ed emette potenti scariche contro chi le si avvicina impunemente.
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Post n°13 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da cavaliere.templare1
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Post n°11 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da cavaliere.templare1
Da uno studio approfondito della storia medievale emerge come l’Ordine del tempio di Gerusalemme non ha mai cessato di esistere: esso è rimasto vivo ed attivo fino ai nostri giorni. Questa realtà è poco nota poiché, spesso, in ogni periodo storico, è stata diffusa ad arte, una subdola propaganda mirata a diffamare qualunque evento collegato ai Templari e alle loro vicende. Quindi, contrariamente a quanto si ritiene, l'Ordine dei Templari è tutt'ora vivo ed operante. Lo dimostrano, e in maniera clamorosa alcuni avvenimenti storici che si sono susseguiti. La realtà è ben diversa da quanto parzialmente hanno scritto in modo frettoloso e superficiale autori che poco o nulla hanno a che vedere con una seria ricerca storica. Molti analisti e amanuensi, rincorrendosi e nel copiarsi fra loro, hanno dato luogo agli stessi errori e alle medesime lacune; questo fatto ha reso la loro opera poco attendibile. E’ quindi più che giusto, obbligatorio, chiarire la nebulosa storia dell’Ordine dei Templari segnalando alcuni avvenimenti poco conosciuti. Riporto di seguito alcuni avvenimenti che dimostrano come la continuità storica dell’Ordine sia proseguita senza essere disturbata nè dalle autorità laiche, né tanto meno dalla Chiesa. Infatti alla morte del Conte Jean de Croy, l’Ordine ebbe una parentesi di reggenza che si protrasse dal 1472 al 1478 . Ci fu allora un periodo di riflessione che portò l’Ordine ad un notevole risultato: l’elezione a Gran Maestro dell'Ordine del Tempio, di Sua Eminenza il Cardinale Roberto de Lenoncourt (Arcivescovo di Reims) che avvenne nel 1468 . L’elezione ebbe un’eccezionale importanza giuridica per la storia dell’Ordine; e questo fu un evento che riecheggia ancora oggi. Tale atto fu la dimostrazione tangibile non solo del rigetto del provvedimento adottato da Clemente V, ma volle asserire il riconoscimento della sopravvivenza dell’Ordine e della sua fattiva utilità; quindi fu implicita l’approvazione del suo operato. Il nuovo Pontefice Sisto IV era perfettamente al corrente della politica adottata dai Templari nei decenni trascorsi , nonché dell’affidabilità del porporato francese. Da documentazioni storiche non risulta che fu richiesta dai Templari la “soppressione” della Bolla di Clemente V, poiché ciò poteva significare un implicito “do ut des” ed i Templari non si erano, come non si sono mai prestati a forme di baratto. Il Gran Maestro fu nominato da un regolare Convento o Concilio e proveniva dalla classe dei Cavalieri, era un ecclesiastico di grande intelletto, e, fu proprio per questo che l’Ordine gli fece degna corona. Oggi, chiunque si chiederebbe come mai l'Arcivescovo della Città più importante della Francia durante il periodo medievale, Reims, potesse accettare la Carica Suprema di un Ordine colpito da interdizione, o, come qualche storico molto superficiale asserisce ancor oggi, addirittura estinto. Tale controsenso si può spiegare tenendo presente che i Papi successivi a Clemente V, e in modo particolare il Pontefice Sisto IV, (Francesco della Rovere), Papa risoluto e molto energico, non avevano dato alcuna importanza alla Bolla di Clemente V, avendo compreso l'ingiustizia e l'illegalità della stessa. Infatti, il provvedimento “clementino”, come sopra dimostrato, non poteva essere emanato; e, anche se lo fu, non avrebbe dovuto avere alcun valore o efficacia. Di fatto, accettando la Suprema Carica di Gran Maestro dei Templari certamente col "placet" del Papa, l'Arcivescovo di Reims dimostrò che se "de jure" la Bolla, pur per breve tempo, non poté essere ignorata, "de facto": essa non poté, dopo tale fatto, essere neppure accolta. Nel 1705 il Gran Maestro è il Reggente di Francia, la nazione più potente del mondo dell'epoca; come avrebbe potuto il Papa ignorarlo? A questo punto andrebbe aggiunto un nuovo avvenimento: il 28 marzo 1808, quando era Imperatore dei Francesi Napoleone I, con suo esplicito permesso ed autorizzazione, fu celebrata una solenne e fastosa cerimonia religiosa nella Chiesa di St. Paul et St. Louis, in memoria dei Martiri Templari e del 494º anniversario del supplizio di Jacques de Molay. Officiò la cerimonia l'Abate Clouet, canonico di "Notre Dame" de Coutances e Primate dell'Ordine del Tempio, che rivestendo i sacri Paramenti e la Gran Croce dei Templari, diede l'assoluzione a Jacques de Molay ed agli altri Templari giustiziati. Fu In quest’ occasione che le truppe francesi in grande uniforme prestarono il servizio d'onore e moltissime erano le alte personalità civili, militari e religiose presenti alla cerimonia. Dopo queste vicende storiche, il Papa dell'epoca, Pio VII, non poté più ignorare la realtà dell’Ordine. E’ facile comprende quindi che il “famoso Ordine Templare, “dichiarato estinto” era solo frutto d’ immaginazione o fantasie. Ci furono altre due cerimonie religiose che furono celebrate, la prima nel 1824 nella Chiesa di Saint Germaine-l'Auxerrois; la seconda nel 1839 nella Chiesa de "Petits-Peres". Con Decreto del 13 febbraio 1845, il principe Alphonse de Chimay e Caraman, fu inviato quale "Legato Magistrale" presso il Vaticano dal Reggente dell'Ordine Jean-Marie Raoul. Oggetto della sua missione era quello di ristabilire "ufficialmente" le relazioni diplomatiche tra l'Ordine e la Santa Sede. Era evidente, quindi, che implicitamente la Santa Sede, nel ricevere un "Nunzio", riconosceva l'esistenza dell'Ordine. Nel 1873 il Gran Maestro è S.A.R. Edoardo VII Principe tario, e poi dal 1901 alla morte della madre Regina Vittoria, Re d'Inghilterra. Oggi non si può ignorare l'ordine dei Templari, poiché siamo a conoscenza che la Suprema Carica di Gran Maestro rimase per ben 37 anni (dal 1873 al 1910) al Principe ereditario del Regno d'Inghilterra e che questa carica passò in seguito, (per gli ultimi 9 anni), al Re d'Inghilterra e Irlanda nonché Imperatore delle Indie. Va aggiunto Inoltre, che Gran Maestro dell’Ordine dei Templari dal 1910 al 1915 fu l'Imperatore di Germania e Re di Prussica, Guglielmo II. Alla luce di tali dati storici, non è facile comprendere quali siano oggi i motivi o gli eventuali interessi che abbiano desiderato affinché l'ordine rimanesse come inesistente. Forse di tale situazione sono stati protagonisti solo gli storici o anche lo stesso Ente che li istituì qualche secolo fa, nel 1118. |
Post n°10 pubblicato il 18 Marzo 2010 da cavaliere.templare1
Ordine religioso-cavalleresco (Fratres Militiae Templi), fondato nel 1119 da Ugo di Payns per la difesa del S. Sepolcro di Gerusalemme, conquistato dai crociati, e per la tutela dei pellegrini che vi si recavano. Riconosciuto da Onorio III nel 1128, fu sottoposto al diretto controllo papale nel 1139. La sua regola fu scritta sulla falsariga di quella cisterciense e venne fatta approvare da Bernardo di Chiaravalle al concilio di Troyes. I templari si distinsero in molte battaglie contro i musulmani. Espressione diretta del movimento crociato , l'ordine ebbe il privilegio dell'esenzione fiscale e giunse a ricoprire un ruolo cruciale nelle transazioni commerciali tra l'Europa e l'Oriente: questi fatti resero rapidamente i templari una vera e propria potenza economica e anche politica, mettendoli però anche in contrapposizione a molti sovrani. L'imperatore Federico II li cacciò dalla Sicilia. Nel 1291, dopo la caduta di San Giovanni d'Acri, l'ultima fortezza crociata di Terrasanta, l'ordine si ritirò a Cipro. Lo scontro con Filippo il Bello, re di Francia, che era stato attirato dalla possibilità di incamerare le loro ingenti ricchezze, fu fatale ai templari. Egli accusò di eresia e di pratiche blasfeme i templari, facendo arrestare tutti quelli presenti in Francia (1305). Dopo drammatiche vicende davanti all'Inquisizione, la monarchia francese, ormai in grado di controllare il papato, impose a Clemente V lo scioglimento dell'ordine (concilio di Vienne, 1312). |
Post n°9 pubblicato il 18 Marzo 2010 da cavaliere.templare1
FRASI DI SAN BERNARDO |
Post n°7 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da cavaliere.templare1
La falange è un'antica formazione di combattimento composta da fanteria pesante i cui soldati erano dotati di lance e scudi. Le truppe erano addestrate per avanzare in formazione allineata, in modo da creare un'impenetrabile foresta frontale di lance e un muro di scudi che coprivano le parti più vulnerabili del corpo. Lo scontro tra falangi avveniva in questo modo: le due formazioni si fronteggiavano su un terreno piatto, si avvicinavano al passo, e giunte a pochi metri di distanza si caricavano a vicenda. Vi era uno scontro tra prime linee in cui ognuna delle due formazioni spingeva contro gli scudi dell'altra e menava affondi di lancia La prima delle due formazioni che si rompeva, causava lo scompaginamento dell'intero schieramento e la fine della battaglia. |
Post n°6 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da cavaliere.templare1
Le legioni rappresentavano il nerbo dell’esercito con cui Roma mosse alla conquista del mondo. Nel I secolo ne esistevano circa trenta composte da circa 5500 uomini ciascuna. L’addestramento di un legionario era molto selettivo e la paga generosa. Il servizio attivo durava venticinque anni al termine dei quali un soldato veniva congedato con un premio in denaro o in terra. Il legionario riprodotto risale all’epoca di Augusto (30 a.C.-14 d.C). L’elmetto in bronzo è di tipo coolus mentre il corpo è protetto dalla lorica hamata, una cotta in maglia di ferro indossata sopra una corta tunica. L’apparato difensivo è completato dall’ampio scutum. L’armamento offensivo è costituito da un giavellotto, il pilum, dal gladius la corta spada usata nel corpo a corpo e da un pugnale, il pugio. |
Post n°5 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da cavaliere.templare1
Nato per proteggere i pellegrini (in particolare quelli di origine tedesca) durante la marcia verso la Palestina. Nel 1291 l'Ordine abbandonò l'ultima roccaforte in Terra Santa e si insediò nei territori baltici, per proseguire l’opera di tutela dei Cristiani ed evangelizzazione delle genti pagane dei territori slavi. |
Post n°4 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da cavaliere.templare1
I cavalieri templari erano famosi per il loro coraggio ed il loro armamento, invidiato dagli eserciti di tutto il mondo. La punta di forza dello schieramento era la carica di cavalleria, dove cavalli e cavalieri bene armati si lanciavano contro le schiere saracene, spazzate via sovente, non essendo in grado di reggere quasi mai l’impatto. Questa particolarità degli eserciti occidentali via via diventerà un tallone d’Achille visto che gli arabi, imparata la lezione, attiravano la cavalleria “franca” su terreni disagevoli, per poi infliggere pesanti danni con i loro arcieri a cavallo. |
Post n°3 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da cavaliere.templare1
Quali sono le origini del Graal? Il primo a nominarlo fu Chretien de Troyes nella sua opera "Perceval le Gallois ou le Compte du Graal" nel 1190: viene visto come una coppa, ma non ci sono riferimenti di un suo legame con Gesù. Nel testo arturiano "Joseph d'Arimathie - Le Roman de l Estoire dou Graal" del 1202 scritto da Robert de Boron, il Santo Graal viene descritto come il calice dell' Ultima Cena, in cui Giuseppe d'Arimatea aveva raccolto il sangue di Gesù crocifisso. Nuovi elementi in merito li ritroviamo in "Le Grand Graal", un testo di cui non conosciamo l'autore, che continua e integra il racconto del "Joseph di Arimathie". Il Santo Graal viene associato a un libro scritto da Gesù Cristo, alla cui lettura può accedere solo chi è in grazia di Dio e le verità di fede che esso contiene non potranno mai essere pronunciate da lingua mortale senza che i quattro elementi ne vengano sconvolti. Se ciò, infatti, dovesse accadere, i cieli diluvierebbero, l'aria tremerebbe, la terra sprofonderebbe e l'acqua cambierebbe colore. Da questo si deduce che il libro-coppa possiede un temibile potere. Ma perché il calice fu portato proprio in Inghilterra? I sostenitori della sua esistenza materiale affermano che durante la sua permanenza in Cornovaglia, Gesù aveva ricevuto in dono una coppa rituale da un Druido convertito al cristianesimo e quell'oggetto gli era particolarmente caro. Dopo la crocifissione, Giuseppe d'Arimatea aveva voluto riportarla al donatore ulteriormente santificata dal sangue di Cristo; il Druido in questione era Merlino. Sia come sia, le peripezie subite dal Graal dopo il suo arrivo in Inghilterra variano in modo considerevole a seconda delle varie fonti. Estrapolando dalla Materia di Bretagna gli episodi più ricorrenti, è possibile tracciare schematicamente il seguito della storia. Giunto a destinazione Giuseppe affida la coppa a un guardiano soprannominato "Ricco Pescatore" o "Re Pescatore" perché, come Gesù, ha sfamato un gran numero di persone moltiplicando un solo pesce. Secoli dopo nessuno sa più dove si trovi il "Re Pescatore" e il "Santo Graal". Sulla Bretagna si abbatte una maledizione chiamata dai Celti "Wasteland" , uno stato di carestia e devastazione sia fisica che spirituale. Per annullare il Wasteland Merlino dice a Re Artù che è necessario ritrovare il Santo Graal. Un Cavaliere (Parsifal o Galaad "il Cavaliere vergine") occupa allora lo "Scranno periglioso", una sedia tenuta vuota alla Tavola Rotonda, su cui può sedersi (pena l'annientamento) solo "il Cavaliere più virtuoso del mondo", colui che è stato predestinato a trovare il Santo Graal. Ispirato da sogni e presagi, e superando una serie di prove perigliose come il "Cimitero periglioso", il "Ponte periglioso", la "Foresta perigliosa" eccetera, Parsifal rintraccia Corbenic, il Castello del Santo Graal e giunge al cospetto della Sacra Coppa. Non osa però porre le domande "Che cos è il Santo Graal? Di chi esso è servitore?", contravvenendo così al suggerimento evangelico "Bussate e vi sarà aperto" e così il Santo Graal scompare di nuovo.
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Post n°2 pubblicato il 02 Febbraio 2010 da cavaliere.templare1
La Nascita dei Templari Anno di Grazia 1118, Gerusalemme. Erano passati circa vent'anni dall'entrata di Goffredo di Buglione nella Città Santa. Dopo l’appello di Papa Urbano II, nel concilio di Clermont-Ferrand, l’Europa si accese letteralmente di zelo crociato. Subito, nel 1096, partì dalla Francia una spedizione organizzata. Assieme ai più importanti signori europei, quali il fratello Baldovino de Bouillon, Baldovino di le Bourg, Raimondo VII di Tolosa, Boemondo di Taranto e suo nipote Tancredi d'Altavilla, accompagnati dal Vescovo Ademaro di le Puy, guida spirituale della Crociata, Goffredo di Buglione percorse mezza Europa, i domini dell'Impero bizantino e l’Anatolia, conquistando, non senza problemi e ristrettezze, le importanti città di Nicea e Dorileo, e poi, l’anno successivo, Antiochia, Maarrat an Noman ed El-Bara. Presa anche Jaffa, ai Franchi non rimase altro che puntare sulla Città Santa: l’assedio iniziò il 7 giugno, per terminare poco più di un mese dopo, il 15 luglio, giorno in cui i crociati, stremati e assai ridotti in numero, entrarono vittoriosi in Gerusalemme. La Crociata aveva funzionato: nonostante i problemi che aveva causato durante il suo svolgimento, il sogno di Urbano si era realizzato. Al più valoroso ed importante dei capi crociati, Goffredo di Buglione, fu offerta la Corona della città Santa, ma egli la rifiutò in cambio del titolo di “Advocatus Sancti Sepulchri”. Qui ebbe termine, per così dire, la prima, grande Crociata. All’alba di questo nuovo regno, la Terra Santa fu divisa in quattro potentati: da nord a sud, la Contea di Edessa, il Principato di Antiochia, la Contea di Tripoli ed il Regno di Gerusalemme, affidati rispettivamente a Eustachio di Boulogne, fratello di Goffredo, Tancredi d’Altavilla, Raimondo di Tolosa, e Goffredo di Buglione, il quale, però, morto l’anno dopo, affidò la corona della Città Santa al fratello Baldovino I. Al tempo dell’arrivo dei franchi in Outremer, erano tre le potenze maggiori, le uniche capaci di contendersi il primato in Palestina: l’Impero bizantino, gli Arabi sotto l’egida dell’Impero turco dei Selgiuchidi, ed i Franchi. Quello che era stato appena creato si mostrava ancora un gracile Regno costiero in Palestina, i cui capi dovevano barcamenarsi in un numero enorme di problemi: anzitutto, la minaccia islamica, che seppur sconfitta durante le varie battaglie della Prima Crociata, ora si stava riprendendo e, sotto la guida di abili emiri, costituiva sempre più un pericolo per i Cristiani; da parte dell’Islam arrivavano un gran numero di attacchi di guerriglia, mirati spesso ai pellegrini o ai mercanti che solcavano le vie non certo sicure della Terrasanta. Basti pensare che le vie attorno a Gerusalemme furono malsicure almeno fino al 1127. Oltre questi problemi provenienti dal campo musulmano, ve ne erano diversi legati alla stragrande maggioranza dei capi crociati, che dopo aver fatto l’impresa, decise di tornare in Europa, non curandosi del fatto che il nuovo regno necessitava di una forte difesa; infine, i problemi interni al campo cristiano stesso, ove le differenze tra i soldati, tutti provenienti da realtà diverse l’una dalle altre, erano motivo di aspri dissapori. In un clima simile, quasi sfociante nell’anarchia, si presentò, all’appena creato Re di Gerusalemme, Baldovino II, un piccolo gruppo di uomini, i quali richiesero al Re di mettersi al suo servizio per proteggere i pellegrini che dall’Europa si recavano in Terrasanta. Il capo di questi uomini era un piccolo nobile della regione francese della Champagne, Hugues de Paynes. La storia dei cavalieri che arrivano davanti al Re di Gerusalemme e chiedono di entrare al suo servizio, è narrata, a grandi linee da tutti i cronisti, senza che nascano dubbi sulla veridicità del fatto. Il cronista del tempo Giacomo di Vitry riporta: “Alcuni cavalieri amati da Dio ed ordinati al suo servizio, rinunciarono al mondo e si consacrarono a Cristo. Con voti solenni pronunciati davanti al patriarca di Gerusalemme, si impegnarono a difendere i pellegrini contro briganti e predatori, a proteggere le strade e a fungere da cavalleria del Re Sovrano. Essi osservavano la povertà, la castità e l’obbedienza, secondo la Regola dei canonici regolari. I loro capi erano due uomini venerabili, Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Omer. All’inizio, solo nove presero una così santa decisione, e per nove anni servirono in abiti secolari e si vestirono di quel che i fedeli davano loro in elemosina”.3 Si è discusso molto sulla persona del fondatore dell’Ordine templare, e non sempre si è concordi sulla sua vita o sulle origini. Si è spesso ipotizzato francese o italiano, a seconda che si voglia prendere in considerazione una o l’altra delle lezioni del suo nome: Payns, Paynes, Payen, Paiens, Paen, Pagan o Pagani. Stabilire precisamente da quale regione provenisse è un’opera ardua, anche perché molti se ne contendono i natali. Pare in ogni caso più probabile la teoria che lo vuole originario della Champagne, e più in particolare di un piccolo centro a sud di Troyes. Qualcuno pone i suoi natali intorno al 1072, altri sostengono semplicemente che all'epoca in cui si presentò al Re di Gerusalemme fosse già in avanti con gli anni. Si ritiene seguì la prima Crociata verso il 1100, che, ritornato in Europa, accompagnò il Conte di Bar in Terrasanta, e che vi rimase, o vi ritornò nel 1114, anno in cui si ha notizia di lui. Appena ricevuti dal Re, i nove uomini furono alloggiati presso il quartiere del Tempio di Salomone, vicino a quella che, in quel tempo era chiamato Tempio del Signore, la Moschea di al-Aqsa, come riportato da Vitry. “E poiché non avevano chiese o dimore di loro proprietà, il Re li alloggiò nel suo palazzo, vicino al Tempio del Signore. L’abate ed i canonici regolari del Tempio diedero loro, per le esigenze del servizio un terreno non lontano dal palazzo; e per questa ragione essi furono chiamati più tardi Templari.” 4 Dopo questa data, la storia di Ugo e dei suoi non è più documentata per circa un decennio, durante il quale, probabilmente, i cavalieri dovettero organizzarsi e iniziare il loro compito. Ad ogni modo, quello che era il primo, esiguo, gruppo di cavalieri dovette crescere parecchio in questi dieci anni: lo dimostra il fatto che, un personaggio importante come Ugo, conte di Champagne e probabilmente non solo lui, si fece templare nel 1126, e che, almeno dal 1125, Hugues de Payens sentì il bisogno di consultare il Papa per capire se la sua opera fosse giusta e cristiana, e, in caso favorevole, far riconoscere il suo gruppo dalla Chiesa: questo gruppo non era più l’esiguo drappello di cavalieri, ma non era ancora una realtà consolidata in grado di far fronte ai propri compiti, ed attraversava dunque una "crisi di crescita". Per questo bisognava fare un viaggio in Europa, con lo scopo di far conoscere l’Ordine all’Occidente, farlo approvare dal Papa e concedergli una regola, e trovare una certa adesione tra i potentes cismarini.5 La migliore occasione per compiere un viaggio in Occidente arrivò nel 1127, allorché Baldovino lo incaricò di partire, assieme al legato Guillaume de Bures ed al signore di Beirut Guy Brisebarre per la Francia, ove il Re avrebbe scelto un nobile degno di sposare la figlia maggiore del Sovrano di Gerusalemme, Melisenda. Ugo portò con sé cinque confratelli: il fiammingo Goffredo de Saint-Omer, Payen de Montdidier, Archambaud de Saint-Amand, Goffredo Bisot e Roland.6 Giunti in Europa, Ugo ed i suoi cavalieri si recarono in Francia, ove, in occasione del loro arrivo, fu programmato un Concilio che vedesse tutte le personalità di spicco della Chiesa del tempo. Il Concilio, fissato per l’inizio del 1128, fu insediato a Troyes, cittadella poco distante dalla paese natale di Ugo. Tra le altre importanti figure, compariva un monaco cistercense di 38 anni, già da tempo considerato come uno dei personaggi più notevoli della Cristianità: il suo nome era Bernardo, da poco asceso alla carica di abate presso Chiaravalle. Essendo entrato in contatto con i cavalieri di Ugo tramite Andrea di Montbard, Bernardo si avvicinò a loro e si interessò vivamente del loro modus vivendi: più volte espresse il proprio dispiacere per il fatto che uomini come Ugo ed i suoi non fossero entrati a far parte della comunità cistercense, tuttavia non negò ai suoi amici cavalieri il proprio importantissimo aiuto. Forti di un aiuto tanto efficace, Ugo ed i suoi si presentarono a Troyes, davanti ad un’immensa assemblea di nobili e prelati. Lo scopo principale del Concilio - di cui Bernardo era l'organizzatore - era il riconoscimento di una Regola. Il testo primitivo della Regola stessa, descrive così il primo nucleo di Cavalieri presenti all'occasione: "Era presente fratello Ugo di Payns, maestro dei Cavalieri, che aveva portato con sé alcuni fratelli: essi erano Roland, Goffrey, Goffrey Bisot, Payen de Montdidier, Archambaud de Saint-Amand […]”. 20 Il fine del Concilio, l’ottenimento della Regola, fu pienamente raggiunto, anche se sarebbe errato affermare che fu il Concilio a concedere ai Cavalieri una Regola. Infatti, essa già doveva preesistere almeno dalla fondazione a Gerusalemme, per essere poi giustapposta agli Statuti di ispirazione benedettina ad opera del Concilio. Il Concilio, ed è bene ricordarlo, si limitò a integrare la Regola – già da tempo assunta dai Templari sul modello di quella benedettina – con gli statuti monastici comuni alla maggioranza degli Ordini, ma la Regola originaria non subì correzioni radicali; semplicemente fu “approvato ciò che era buono e vantaggioso e scartato ciò che pareva irragionevole”. Con il riconoscimento dell’Ordine dei Templari, la Chiesa accettava una realtà con cui si era sempre dovuta confrontare, il proprio rapporto con la guerra e gli uomini d’armi. Già con Sant’Agostino8 s'era iniziato a parlare di questo importante argomento, e si iniziarono a delineare le tracce per distinguere una guerra da una “guerra giusta”, che, se diretta contro i nemici di Cristo e della Cristianità, sarebbe potuta divenire una Guerra Santa. Ovviamente, la guerra sarebbe dovuta essere l’ultima soluzione, preceduta sempre da trattative volte, se possibile, ad ottenere la pace senza spargimento di sangue. Ma quando non fosse possibile trattare con il nemico, e fossero coinvolte persone innocenti, allora la guerra sarebbe stata non solo approvata, ma anche voluta da Dio. Con la riforma di Gregorio VII, poi, il versar sangue per la salvezza della Cristianità sarebbe divenuto un atto di epurazione dai peccati: nacque così la “Pax Domini”. Del resto, il Medioevo sarebbe rimasto fortemente influenzato dalle idee riformistiche di Papa Gregorio, che trovarono la propria massima espressione in uno dei più grandi Papi del periodo, Innocenzo III. Così, malgrado la Chiesa medievale affermi che l’ordo oratorum - gli uomini religiosi - non possa impegnarsi assolutamente in battaglia: “ciò non vuol dire che i credenti, in particolare i Re, i nobili, i cavalieri, non debbano essere chiamati a perseguire scismatici e scomunicati. Infatti, se non lo facessero, l’ordo pugnatorum sarebbe inutile nella legione cristiana.”9 Ancora, a favore della guerra santa, concepita non solo come difesa materiale della Chiesa, ma piuttosto come riscatto per la propria anima, si può leggere: “Dio ha istituito la guerra santa, in modo che l’Ordine dei cavalieri e la moltitudine instabile che avevano l’abitudine ad impegnarsi in reciproci massacri, come gli antichi pagani, possano trovare una nuova via per ottenere la salvezza.”10 Al cavaliere, uomo pericoloso e dannoso per gli innocenti, era ora offerta la possibilità di redimersi convertendosi in Cavaliere di Cristo, e combattendo per difendere la Chiesa e la Cristianità egli avrebbe riscattato i propri peccati e sarebbe tornato nell’amore di Dio, che alla sua morte lo avrebbe accolto nella compagnia dei martiri. La concezione della guerra giusta e di quella santa, intesa come modo per guadagnarsi la salvezza eterna, trovarono effettiva corrispondenza nell’Ordine templare ed in San Bernardo, che più tardi avrebbe composto per Ugo di Paynes l’opera più importante della concezione medievale del rapporto Cristianità-guerra, il Sermo de Laude Novae Militiae. Ottenuta dopo il Concilio una Regola approvata ed un riconoscimento formale da parte della Chiesa, due compiti su tre erano stati espletati, ma ne mancava ancora un terzo, indispensabile per la sopravvivenza dell’Ordine: il reclutamento di nuove leve in tutta Europa. Subito dopo il Concilio di Troyes, dunque, Ugo e i suoi si divisero, intraprendendo ognuno una strada diversa: era l’anno 1128. Durante questi viaggi viaggi, i Poveri Cavalieri di Cristo iniziarono a raccogliere le prime donazioni: in origine si trattava di piccole proprietà delle famiglie dei Templari, come ad esempio la mansio di Ypres donata dai Saint-Omer; in seguito, a mano a mano che l’Ordine fu conosciuto ed amato, si riscontrarono donazioni da parte di persone di tutti i tipi, specie del ceto della media nobiltà. Le donazioni si susseguirono con frequenza sempre più alta, specialmente in Francia. Inizialmente, i pochi possedimenti dell’Ordine contavano solo le terre messe a disposizione dai soci aderenti. Col Concilio di Troyes, poi, sia i padri che parteciparono al concilio sia i nobili e i grandi possessori terrieri iniziarono ad avvicinarsi al Tempio. Terreni, case, mansiones furono donati con frequenza abbastanza alta da permettere all’Ordine uno sviluppo che avrebbe toccato presto anche il Portogallo e l’Italia. La regione che vide il maggiore e più veloce sviluppo dell’Ordine fu la Linguadoca, dove, a Tolosa, i Templari comparvero tra il 1129 ed il 1132 in una delle loro prime riunioni pubbliche, alla quale seguirono diverse donazioni. Si contarono subito donazioni di cavalli ed armature, di camicie e mantelli, e persino donazioni da un solo denaro, come quella di tale Pons Pain Perdu. Addirittura, nel 1131, il Re d'Aragona Alfonso I il Battagliero, senza eredi maschi, decise di lasciare il suo intero Regno ai Templari, che ovviamente rifiutarono l'offerta. In meno di due lustri, l’Ordine divenne una realtà consolidata nella collettività, tuttavia, non era esente da critiche che lo tacciavano di essere un’organizzazione ibrida, derivante da un aperto contrasto tra la vita monastica e quella guerresca . Questo problema dovette essere per molto una spina nel fianco per Hugues de Payens, il quale dovette nutrire seri dubbi in merito alla questione. In preda a questo atroce dubbio, Hugues si rivolse più volte all’amico Bernardo di Clairvaux, per conoscere il pensiero dell’abate su questa incresciosa questione. Il risultato fu un breve sermo composto fra il 1128 ed il 1134, il cui titolo fu de Laude Novae Militiae, l’Elogio della nuova Cavalleria, uno scritto in forma epistolare che affronta tre problemi in particolare: - È giusto andare in guerra e combattere, quando la religione cristiana è contraria allo spargimento di sangue? - Cos’è questa nova militia, fatta da monaci combattenti, apparentemente nati da un contrasto inconciliabile? - In cosa differisce la militia Christi dalla militia secolare? In breve, sostiene San Bernardo, la guerra è giusta se effettuata in un tentativo di difendere un Regno da un oppressore esterno; ma se invece che un Regno, l’oggetto della guerra è la difesa della Cristianità, allora la guerra stessa si sublima, fino a divenire santa. E quando – afferma Bernardo – il Cavaliere di Cristo uccide un malfattore non viene considerato omicida ma, "malicida, vendicatore da parte di Cristo di coloro che operano il male". Certo – continua – non si dovrebbe uccidere neppure gli infedeli se in qualche altro modo si potesse impedire l’oppressione dei fedeli. E con questo discorso ci si allaccia alla militia Christi, una cavalleria che combatte esclusivamente per la difesa dei fedeli da qualunque nemico, imperniata della charitas cristiana. In questo modo è introdotto il paragone tra la militia Christi e la saecularis militia: mentre gli esponenti della prima conducono una vita sobria seguendo i voti monastici, combattono per Cristo, scendendo in guerra armati solo dell’armatura di ferro e della Fede e considerando la guerra un atto di difesa dei più deboli, gli esponenti della seconda vivono nel lusso più sfrenato, interessati solo ad arricchire le loro proprietà. Essi vestono di seta, ingioiellano le gualdrappe dei propri cavalli e ornano i propri elmi con lunghissime penne colorate, e così, sfarzosi più che ben armati, scendono in campo sperando solo di vincere per potersi arricchire ulteriormente. Credete forse che la spada del nemico rispetti l’oro, risparmi le gemme o non possa trapassare la seta? Ma, cosa più importante, i cavalieri di Cristo, morendo o uccidendo, conservano pura la loro anima, perché combattono la guerra del Signore, mentre i cavalieri secolari rischiano, più che la vita, di dannare l’anima, perché se uccidono peccano mortalmente e se muoiono periscono per l’eternità.10 Queste riflessioni, sicuramente, dovettero avere un ottimo effetto su Ugo, il quale, liberatosi finalmente da tutti i propri dubbi ed incertezze, poté andare avanti con sicurezza nel proprio intento, e tornare in Terrasanta verso il 1130. Il piccolo gruppo di monaci guerrieri che aveva lasciato in Terrasanta qualche anno prima, era ora una realtà consolidata in tutta Europa, una realtà che sarebbe cresciuta fino a diventare l’Ordine cristiano più potente della storia. Ugo morì il 24 maggio 1136. il suo posto sarebbe stato preso da un cavaliere borgognone Roberto di Craon, che avrebbe accresciuto ulteriormente l’Ordine del Tempio. La vita di Ugo, il primo monaco cavaliere, sarebbe stata un fulgido esempio di fede, coraggio e cavalleria per tutti i Templari che sarebbero venuti dopo di lui. |
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