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Le palle da biliardo si incontrano molte volte ma restano sempre eguali... le persone ogni volta che entrano in relazione tra loro finiscono sempre per cambiare, almeno un po’

 
 

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Il terrore della morte

Post n°4 pubblicato il 20 Marzo 2009 da grafaz
 

6 febbraio 2009 - Dalla vicenda di Eluana Englaro, insieme a tanti altri pensieri gravi, emerge un paradosso che vi sottopongo così come l’ho percepito: il terrore della morte traspare da atti e parole di alcuni credenti assai più che da atti e parole di spiriti laici come il signor Englaro. Per definire "vita" lo stato di conclamata inesistenza in cui è sprofondata Eluana, bisogna infatti avere della morte un terrore talmente ottenebrante da farle considerare preferibile qualunque condizione, anche la più umiliante, la meno libera e dignitosa. Poiché la morte, per un credente, dovrebbe essere solo un transito verso altre e meno effimere destinazioni, stupisce che la si neghi con tanta virulenza quanta ne basta per volere condannare Eluana alla sua non vita.

Viceversa, sono i non credenti che dovrebbero avere, della morte, una visione esiziale e irrimediabile, e odiarla al punto da affezionarsi a ogni possibile simulacro della vita, anche al meno credibile, anche al meno "vivo". Ma ciò non accade. E l’accettazione della morte, che è il più difficile dei pensieri, si manifesta meglio, in questa vicenda, nel campo cosiddetto laico, nella pietosa e interminabile veglia di un padre che parla a nome di una sola persona (sua figlia) e non ha al fianco le moltitudini che confidano, beate loro, nell’aldilà.

Michele Serra, L'amaca di giovedì 5 febbraio 2009

 
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