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ARTICOLO TRATTO DA "IL CITTADINO" DEL 2/01/2010 - Il Padre Bianco che diede vita ad “Africa chiama”


Il Padre Bianco che diede vita ad “Africa chiama” Avventurosa, piena di colpi di scena è la via che conduce padre Giovanni Malinverni al sacerdozio. Nato a Graffignana nel 1921, lascia infatti nel 1941, per un periodo di riflessione, il seminario della diocesi di Lodi dov’era entrato a 13 anni ed è subito chiamato, essendo tempo di guerra, per il servizio militare. L’8 dicembre 1942 Giovanni salpa alla volta della Tunisia e partecipa alla battaglia di Pont du Fahs, dove viene fatto prigioniero. Proprio in quella occasione trova il Signore che lo aspetta per condurlo tra i Padri Bianchi, per farlo “missionario in Africa”, ove spenderà tutta la sua vita. In Tunisia, nel 1945, entra nella casa di formazione dei Padri Bianchi e viene ammesso al noviziato, terminato il quale si reca a Thibar, nel seminario dove i futuri missionari studiavano teologia e completavano la loro preparazione per partire, poi, verso il cuore dell’Africa. L’1 gennaio 1950 padre Malinverni viene ordinato sacerdote a Cartagine. La sua prima destinazione è una missione in Burkina Faso (allora Alto Volta), un Paese a sud del grande deserto del Sahara, incuneato nell’ansa del fiume Niger, tra il Tropico del Cancro e l’Equatore. Nel mese di giugno del 1950 arriva a Garango. Sempre perseverante e instancabile nel lavoro apostolico, padre Malinverni viene trasferito nel settembre 1952 alla missione di Kaja; nel giugno 1955 è nominato a Koupelà e nel gennaio 1956 a Boulsa, dove rimane fino al gennaio 1964, quando viene nominato a Saponé. Nel 1969 padre Giovanni torna in Italia per uno dei suoi rari periodi di riposo e accenna a don Mario Ciceri, suo compagno di studi nel seminario di Lodi, una timida richiesta di aiuti. Nasce così, nella parrocchia di Sant’Angelo Lodigiano, il paese dov’era cresciuto, il gruppo “Africa chiama”. Un movimento non solo di aiuto materiale, ma di fraterna gioiosa collaborazione missionaria che coinvolge tutto il paese. Dal 1970 al 1975 padre Giovanni è a Manga; qui, nel 1971, arrivano i primi santangiolini guidati dal parroco e dal sindaco Gino Pasetti. Con padre Giovanni e con la popolazione studiano un piano di lavoro ed esaminano i problemi più urgenti e, tra questi, la mancanza d’acqua. Di anno in anno si realizza un canale di comunicazione tra il Burkina Faso e Sant’Angelo con scambi duraturi di aiuti economici e di volontari. Nell’agosto del 1975 padre Giovanni passa a Kombissiri e vi rimane fino al novembre 1977, quando viene nominato a Toécé. Qui trova tre stanzette e un magazzino, che trasforma in una piccola chiesa. Ben presto la missione diventa un luogo ambìto per giornate di studio, per esercizi spirituali di gruppi diocesani, per incontri di catechisti e seminaristi. Nel 1987, dopo la consacrazione della nuova chiesa, padre Giovanni pensa che il tempo della sua missione in Africa sia finito, desiderando condurre una vita più contemplativa. Dopo il ritorno in patria lo assale però una grave malattia: si spegne il 30 luglio 1988.