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Il bisnonno fu pioniere di questo particolare vino: «Il primo vitigno fu una scommessa vincente»
Signori dello Chardonnay da 150 anni
L’azienda Rusconi ha terreni a Graffignana e San Colombano
Quattro generazioni di viticoltori, un pioniere dello Chardonnay, la passione di un giovane e una serie di terreni nelle località banine Cremonese, Cargazzino, Chiavaroli, Boschi, Madonna e di fronte alla villa graffignanina Petrarca.Sono questi gli ingredienti del successo dell’Azienda Paolo Rusconi, che da circa 150 anni produce vino tra le colline di Graffignana e San Colombano. Tutto è partito dal bisnonno materno dell’attuale titolare, il 26enne Paolo Rusconi. «Si chiamava Giovanni Bordoni e faceva la paglia in via Garibaldi 51 a San Colombano, dove aveva anche una cantina - spiega il genero Andrea Rusconi, che dal 1977, dopo il matrimonio, ha portato avanti l’attività di famiglia -. I banini lo soprannominavano Bigiulon e ancora oggi la nostra famiglia viene identificata con questo appellativo. Successivamente suo figlio Carlo ha speso tempo e denaro per acquisire piccoli terreni e renderli appezzamenti più ampi da poter mandare avanti seriamente». E prosegue: «Fino agli anni Ottanta la collina veniva lavorata a mano, ma la passione era più forte di qualsiasi sforzo fisico. Inoltre il padre di mia moglie è stato promotore delle lavorazioni meccaniche dell’uva, ma soprattutto pioniere del Chardonnay che non è un prodotto autoctono, come Barbera, Croatina e Bonarda, ma arriva dall’estero. La sua terra natia è la Borgogna». Poi l’agricoltore osserva: «Il primo vitigno di mio suocero fu una scommessa vincente, ce ne rendiamo conto oggi più che mai vendendo le aziende locali impegnate a portarlo alla ribalta insieme allo spumante».Ma adesso che Andrea si è dimesso, la palla passa al nuovo titolare dell’azienda che è, appunto, il nipote di Carlin Bigiulon. Diplomato all’agraria di Codogno e laureato in enologia a Piacenza, il graffignanino ha proseguito il suo percorso formativo frequentando un master in enologia e sommellerie, uno stage presso il laboratorio di analisi di Casteggio e un altro presso l’azienda Trequanda, in zona Chianti in provincia di Siena; infine, negli ultimi due anni, ha lavorato presso Luretta di Gazzola, sita nel castello di Momeliano, che è tra le migliori aziende di settore del Piacentino. Il ragazzo racconta: «Sono nato e cresciuto in vigneto, sempre dietro a mio nonno e mio padre che mi hanno trasmesso l’amore per l’uva e il vino. Poi, attraverso l’istruzione e la formazione sul campo, la gavetta, sono diventato enologo e ora lavoro sia come dipendente che come titolare della mia azienda agricola nel Lodigiano».Ma nel viticoltore c’è amarezza per la scomparsa dei valori legati alla terra: «Oggi i giovani disertano l’ambiente perché questo lavoro costa sacrifici e in certe stagioni dell’anno impegna sette giorni la settimana da mattina a sera. Invece andrebbe riscoperto perché si basa sulle nostre tradizioni. Non c’è soddisfazione più grande, come quella di quest’anno, di veder crescere uva sana e di qualità sotto i propri occhi. Salvo cambiamenti climatici improvvisi infatti si prospetta una buona vendemmia».Paola Arensi
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