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PENTECOSTE 2011

Post n°117 pubblicato il 12 Giugno 2011 da ilgruppofamiglia

Il soffio dello Spirito rende «unici»

Pentecoste - Anno A La sera di quel giorno, il primo della settimana, [...] venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». La casa fu piena di vento, e apparvero loro come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno. E ognuna accende un cuore, sposa una libertà, consacra una diversità. Lo Spirito dà a ogni creatura una genialità propria, una santità che è unica. Tu non devi diventare l'opposto di te stesso per incontrare il Signore, per essere santo. In Gesù, Dio ha riunificato l'umanità in un popolo di fratelli. Nello Spirito fa della mia unicità e diversità una ricchezza. La Chiesa come Corpo di Cristo è comunione; la Chiesa come Pentecoste continua è invenzione, poesia creatrice, ricerca. Come due tempi di un solo movimento. Nel Cristo siamo uno, nel soffio dello Spirito siamo unici. Il libro degli Atti narra che gli apostoli quella mattina parevano «come ubriachi»: ebbri, eccessivi, fuori misura. Bisogna essere così per parlare di Cristo, un po' fuori misura, un po' incoscienti, un po' «presi», altrimenti non riscaldi il cuore di nessuno. Ubriachi, ma di speranza, di fiducia, di generosità, di gioia. Mentre erano chiuse le porte del luogo venne Gesù, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. Negli Apostoli respira ora il respiro di Cristo, quel principio vitale e luminoso che lo faceva diverso, quella intensità che faceva unico il suo modo di amare, che spingeva Gesù a fare dei poveri i principi del suo Regno, che ha reso forte il suo volto, scrive Luca, come quello di un eroe, e tenero come quello di un innamorato. Ciò che è accaduto a Gerusalemme, 50 giorni dopo la Risurrezione, avviene sempre, avviene per ciascuno: siamo perennemente immersi in Dio come nell'aria che respiriamo. A noi che cosa compete? Accogliere questo straordinario respiro di Dio che riporta al cuore Cristo e le sue parole e ci trasforma; accoglierlo, perché il mio piccolo io deve dilatarsi nell'infinito io divino. E poi la missione: a coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati. Il perdono dei peccati è l'impegno di tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito, donne e uomini, grandi e bambini. Perdonate, che vuol dire: piantate attorno a voi oasi di riconciliazione, piccole oasi di pace in tutti i deserti della violenza; tutto intorno a voi create strade di avvicinamenti, aprite porte, riaccendete il calore, riannodate fiducia. Moltiplichiamo piccole oasi e queste conquisteranno il deserto. «Perdonare significa de-creare il male» (Panikkar). Allora venga lo Spirito, riporti l'innocenza e la fiducia nella vita, soffi via le ceneri delle paure, «consolidi in ciascuno di noi la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla pace, alla gioia, alla vita, all'amore» (G. Vannucci). (Letture: Atti degli Apostoli 2,1-11; Salmo 103; 1 Corinzi 12,3b-7.12-13; Giovanni 20,19-23)

 

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (19 maggio 2002)

Ancora e

sempre Pentecoste: quando ti senti perdonato e amato forse ancora di più dopo il tuo

errore, è lui, lo Spirito. Quando senti nascere in te l'umile rete di forza e di pace

mentre affronti la prova, è ancora lui, lo Spirito. La capacità di intravedere, il

guardare con speranza, con occhi « altri» capaci di sorprendere le gemme più

che le cose evidenti e finite, è ancora lui, lo Spirito. La capacità di contemplare

e fidarti della sconvolgente debolezza delle cose sul nascere; il coraggio di essere spesso soli

a vegliare sui primi passi degli incontri, soli a guardare lontano e avanti, è lui, lo

Spirito creatore. A ciascuno è data però una manifestazione particolare dello

Spirito. Se Cristo ha riunificato l'umanità, lo Spirito ha diversificato le persone.

All'unità del sangue della croce si accompagna la diversità del fuoco: nel giorno

di Pentecoste le fiamme dello Spirito si dividono e ognuna illumina una persona diversa,

sposa una libertà irriducibile, annuncia una vocazione. Lo Spirito dà ad ogni

cristiano una genialità che gli è propria, e ciascuno deve essere fedele al proprio

dono. E se tu fallisci, se non realizzi ciò che puoi essere, ne verrà una

disarmonia nel mondo intero, un rallentamento di tutto l'immenso pellegrinare del cosmo verso la

vita, una ferita alla Chiesa: come corpo di Cristo, essa esige adesione e unità; come

Pentecoste vuole l'invenzione, la libertà creatrice, la battaglia della coscienza. Il suo

compito, in questi tempi in cui la Pentecoste si fa segretamente più intensa, è

generare al mondo uomini liberi, responsabili e creativi. Tutte le icone della Pentecoste sono

colme di volti: il regno dei volti individuali è il regno dello Spirito santo, bellezza

che si posa su uomini e cose come un richiamo perenne, strada verso il fondo inesauribile

dell'anima. Tutti sentono parlare la loro lingua nativa. Mi piace pensare allo Spirito

che fa diventare tua lingua la Parola di Dio: tua lingua e tua passione e tuo cuore (A. Casati).

Lo Spirito altro non fa' che, come in Maria, incarnare anche in te la Parola. Perché il

divino e l'umano trovano compimento solo così: l'uno nell'altro. Dio parla con le tue

parole, piange le tue lacrime, ti sorride come nessuno. E le tue mani sono le sue mani, la tua

parola gli dà parola, la tua vita disseta la sua sete di

vita.


Tratto da Qumran2.net | www.qumran2.net

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