AFFACCIATI AL MONDO

Scelte di vita


Pochi giorni fa disquisivo con mia suocera di come i tempi sono cambiati, del fatto che lei non capiva come mai al giorno d'oggi anche chi ha una famiglia e dei figli abbia bisogno dei suoi spazi, come andare in palestra o uscire con gli amici. Anche suo marito quelle due volte l'anno partecipava a cene aziendali o con amici, ma quello che intendeva dire è che non capisce questo bisogno spasmodico, giornaliero o a cadenze settimanali dei propri spazi. Ho riflettuto su questa questione e devo dire che a giorni di distanza mi trovo parzialmente d'accordo; anche io andavo giornalmente in palestra e ho amici che hanno serate prefissate per coltivare i propri interessi (lui che tutti i martedì va a giocare a calcetto e lei che il giovedì segue un corso si fotografia), mentre ai nostri genitori bastava avere un lavoro per sentirsi appagati e avere "tutto".Ho vissuto varie realtà lavorative, dal piccolo laboratorio artigiano fino alla grande azienda sindacalizzata, e riguardando al passato ricordo bene la differente mentalità lavorativa tra la mia generazione e quelle precedenti, e pensavo ciò dipendesse semplicemente dal gap generazionale che ci divideva ma ora capisco che non era così, non in senso stretto.Per farmi intendere meglio parlerò da un punto di vista generale partendo dalla mia esperienza personale.la generazione dei miei genitori è cresciuta con poco e niente e per loro la realtà lavorativa è stata una sorta di emancipazione, grazie alla quale hanno potuto costruirsi un futuro; ai loro tempi si diceva "imparati un mestiere", e questo loro facevano e si dedicavano anima e corpo, perchè grazie al lavoro potevano vedere esauditi i loro sogni.Per la mia generazione il lavoro sembra solo un mezzo per aver qualche spicciolo da spendere il fine settimana.Prima di essere frainteso vorrei far capire la differenza che passa tra avere un lavoro e avere un mestiere; chi ha un mestiere in mano avrà sempre qualcosa da offrire sul mercato del lavoro, in qualche modo troverà la sua strada; chi invece ha un lavoro, un semplice impiego per arrivare a fine turno ha poco da offrire. Per fare un esempio in abito metalmeccanico dove ho lavorato molti anni è la differenza che passa tra chi avvita viti tutto il giorno e chi è capace di gestire e programmare i macchinari a controllo numerico. sono tutti e due lavori nobili che servono all'azienda, ma mentre il programmatore si è formato con anni di esperienza, chi stringe viti può essere facilmente sostituito da chiunque con poco o nulla addestramento.Mentre le generazioni precedenti sputavano lacrime e sangue per uscire dalla povertà grazie al duro lavoro, quelle moderne spesso non hanno voglia di sporcarsi le mani, quindi meno "fatica" fanno più sono contenti.Per fatica non intendo solo quella fisica, ma anche quella di impegno, di tempo da dedicargli, di "studio", cose essenziali per imparare un mestiere, qualunque esso sia.Mi chiedo spesso però se questo sia colpa delle "persone" o della "società", che ti fa vedere un mondo "fichissimo", fatto di gente incravattata che beve in locali alla moda, guida auto potenti accompagnato dalla bellona di turno, e noi lì imbambolati a guardarli sognando di essere al loro posto.Anzichè sognare ognuno di noi può costruirsi un futuro diverso, ma si deve "lavorare" sodo per arrivarci  Non voglio e non mi piace criticare chi sceglie lavori che reputo "discutibili", ognuno è padrone del suo destino, ma mi fa rabbia sentire spesso le persone lamentarsi della propria vita e del proprio lavoro, e soprattutto non vorrei offendere i frequentatori di palestre; anzi  mi piacerebbe fare un esempio in merito.Anche la palestra può diventare un lavoro, basti vedere i bodybuilders in america e non solo, che hanno costruito (letteralmente) il loro successo andando in palestra; solo che loro hanno dedicato anima e corpo al loro successo, dedicandogli tempo, fatica, sudore; non sono diventati come sono andando soltanto due volte alla settimana in paestra, per chiudersi in casa alla sera a guardare la tv, spendendo magari il fine settimana tra pub e discoteche a bere birra in eccesso.Questo era solo un esempio ma potrei farne altri cento per far capire che siamo noi padroni del nostro destino, basta avere voglia e un po' di coraggio...