GUZMANIA MINOR.

COME VAGONI DEL TRENO.


Come vagoni del treno, le mie giornate seguono la motrice.
Seguono me. Non ci sono più stazioni nelle quali sostare, nessun passeggero da far salire. Solo correre, correre lontano. La città scorre parallela alla mia vista, ma i miei occhi sono fissi sulle rotaie e guardano lontano dove i binari s’incontrano. E corro corro, per raggiungere quel punto, per deragliare e tornare indietro. Vorrei che la ferraglia si contorcesse su se stessa, e mi stritolasse, come la serpe fa con il topo, e, infine m’inghiottisse.