GUZMANIA MINOR.

PENSIERO RUBATO.


Insisto nel pensarti. Il mio pensiero è sempre occupato dalla tua
presenza.  Nulla ha più senso e continuo a girare come una pazza per la stanza. Prendo un libro, quello che mi hai regalato un anno fa, lo sfoglio. Cerco di leggerlo per distrarmi. Chiudo il libro, il tuo fantasma continua ad ossessionarmi. Lo caccio via. Grido grido. Mi manchi per Dio, cosa posso farci se sono cotta di te, se non riesco a pensare ad altro. Basta, mi sdraio sul letto, ho bisogno di riposare. Sono coricata di schiena, guardo il soffitto, non è viola, ma mi viene lo stesso da canticchiare “Quando sei qui con me, questo soffitto viola ……”. No non era così. Mi basta dire “quando sei qui con me”, che allungo la mano e ti cerco nel posto vuoto accanto al mio. Il tuo cuscino è ancora lì, rotolo e ci sprofondo dentro la faccia. Respiro immersa nei tuoi resti. Il tuo posto sa di te. Mi rigiro portandomi dietro il cuscino, mentre continuo ad annusarlo,  riguardo il soffitto.  Infilo la mano dentro le mutandine. Mi tocco. Accarezzo il mio sesso è piacevole. La mano segue i tuoi gesti, il mio sesso urla, vuole te. No, basta basta. Ho una fitta allo stomaco, qualcosa me lo stritola. Mi giro di lato con le gambe rannicchiate, le ginocchia toccano il ventre, la mano è pietrificata stretta fra le cosce. Fisso il tuo posto vuoto, e assurdo assurdo, che io stia qui, chiusa tra quattro mura a cercarti a rievocare la tua presenza.  Ho voglia di vivere, voglio vivere, ma non riesco a liberarmi dalle catene che mi legano a te. “Io non ti ho legata. Sei libera, vai, se vuoi vai. Prendi la strada che desideri, ma fai in modo che non sia la mia e che non la incontri per nessun motivo”. Come posso seguire il mio destino se tu mi hai rubato il pensiero, se hai chiuso le finestre del mio cuore, impedendogli di volare. Dammi il mio pensiero, tu me l’hai rubato. Esci dalla mia mente, vai via. VIA.