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Razze e selezione oggi


Tra ipocrisia e ignoranza, arroganza e superficialità - parte 4Jean Pageat (“Cani si nasce, padroni di diventa” – 1999) scrive: “[…] Paradossalmente, l’uomo considera il cane un essere che capisce tutto (pur senza saper parlare) e insieme un animale le cui caratteristiche comportamentali sono geneticamente determinate come il colore del pelo, la lunghezza delle orecchie o della coda […] Nella descrizione del carattere delle varie razze si trova scritto, per esempio, che il labrador è un cane dolce e calmo, qualità che fanno di lui un ottimo cane guida. Vengono invece a consultarmi padroni presi dal panico perché il loro cane è diverso; alcuni chiamano addirittura in causa la consanguineità, le tare genetiche… In realtà non ce n’è bisogno: si può semplicemente dire che il cane è il risultato di una serie di errori nell’organizzazione delle sue condizioni di sviluppo […]”Ovvero, come recita il titolo di questo intervento: ignoranza e superficialità.Aggiungerei, per esperienza diretta, che praticamente tutti i labrador da me incontrati nel corso delle mie quotidiane passeggiate ed uscite col mio cane, sono sovrappeso, quando non obesi tanto da essere in difficoltà nei movimenti a livelli imbarazzanti. Alcuni allevatori parlano di una ‘predisposizione della razza’ all’obesità: strano, la selezione non dovrebbe escludere tare che possono essere addirittura invalidanti?  Patricia McConnell (“All’altro capo del guinzaglio” – 2002), etologa, comportamentalista, allevatrice di pecore e di border collie (coi quali lavora nel senso unico previsto dal cane, cioè con il gregge!), scrive: “[…]I border collie, ad esempio, sono una pessima compagnia per la maggior parte delle famiglie. Avere in casa un tipico border collie è come tenere in garage una vettura sportiva che imballa il motore da sola, se non l’adoperate a sufficienza.[…]”Concludendo le riflessioni sul legame tra influsso dei media e boom nella diffusione delle razze, ricordando l’enorme diffusione avuta dal pastore tedesco grazie alle gesta di Rin Tin Tin, mi chiedo se sia un caso che l’ultimo cane “addestrato” (qui inteso proprio in senso circense e mi chiedo quanto rispettoso del cane) da un noto “addestratore” per uno spot di una marca di scarpe sportive sia un american staffordshire terrier. Dopo aver dimostrato la superficialità con la quale tanta gente, attratta “dal cane della pubblicità del/di….”, si impossessa di un cane nella più completa ignoranza e mancanza di rispetto per le peculiarità dei cani di quella razza, trovo la cosa anche inquietante, nel momento in cui nel medesimo circolo vizioso entrano razze ben più difficili da gestire come un amstaf rispetto ad un border collie o di un Jack Russel terrier (ricordate lo spot delle mele?..).  Se i dati fin qui forniti non dovessero apparire sufficientemente convincenti, mi sembra calzante citare un articolo apparso il 25 gennaio 2008 su Repubblica.it, a firma di E. Franceschini, dal titolo “Cani, dal Collie al Setter venti razze in via di estinzione - La stampa britannica lancia l'allarme: una ventina di animali inglesi diventati vulnerabili tra questi, persino il cucciolo della regina, il Corgi. Colpa delle mode e della voglia di novità”. Nell’articolo, i responsabili di Kennel Club e British & Irish Dog Breeds Preservation Trust dichiarano il rischio estinzione per venti razze con nascite di cuccioli sotto i trecento soggetti nel 2007: Glen of Imal Terrier 36 esemplari nati, Skye Terrier (37), levriero (48, a parte quelli da corsa), Sussex Spaniel (61), Smooth Collie (63), Sealyham Terrier (65), Field Spaniel (67), l'Irish Red & White Setter (93), Cardigan Welsh Corgi (68).Le cause? Direttamente dall’articolo: “[…] Gli esperti danno la colpa a due fenomeni: uno è che qui da qualche tempo vanno più di moda i cani d'importazione, dal pastore tedesco al boxer; l'altra è che vanno di moda i cani piccoli o piccolissimi, perché più gente vive oggi in città che in campagna, cresce il numero di coloro che abitano in appartamenti anziché in case, e che dunque preferiscono animali domestici di dimensioni minime.Un'altra ragione è che si segue il comportamento dei Vip: vedere Paris Hilton e Britney Spears con un Chihuahua in braccio ha moltiplicato le richieste per questo cagnolino in tutta la Gran Bretagna. Infine c'è il fenomeno degli incroci: sembra che il pubblico voglia novità, e gli allevatori mescolano sempre più spesso le razze per ottenerne di nuove. Questo non significa che il cane inglese sia in crisi: certe razze, come il bulldog, simbolo dell'indomita Britannia di Winston Churchill, e il labrador (sebbene la sua più lontana origine risalga all'isola di Terranova), continuano ad andare fortissimo. Le mode, inoltre, vanno e vengono, per cui può darsi che terrier, levrieri e spaniel tornino a piacere […]”.Il Regno Unito, peraltro é terra di sensibilità piuttosto fine verso i pet; non vi é ragionevole motivo per negare che gli stessi meccanismi (fatta salva la fine sensibilità) siano alla base dell’allevamento intensivo di cani che esiste in Italia.