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Razze e selezione oggi


Tra ipocrisia e ignoranza, arroganza e superficialità - parte 6Ecco quindi che si impone la necessità di un organo superiore che, auspicabilmente, un giorno si occupi del coordinamento e della supervisione di un rapporto che conta milioni e milioni di “partner” anche in Italia: cani e padroni. Purtroppo, per ora almeno, ancora, semplicemente tra “non possedere un cane” e “possedere un cane” corre la semplice differenza rappresentata da un salto ad un negozio o allevamento o (nella migliore delle ipotesi) in un canile.Dopodichè, il buio.Solo i fatti di cronaca, ogni tanto, ricordano che, solo in Italia ci sono circa 9 milioni di cani di proprietà, più qualche milione di cani in rifugi e canili. Un numero abbastanza ragionevole per attendersi, finalmente, un approccio razionale e scientifico, eticamente ed etologicamente corretto a queste bestie, trovo.  Sulla leggerezza e stoltezza di tanti proprietari credo si sia scritto troppo poco: purtroppo, a mio parere, l’esempio negativo, paradossalmente, è più edificante di quello positivo: penso una sistematica esposizione delle violenze subite da tanti cani anche nella nostra società, potrebbe stimolare il desiderio di un approccio più responsabile al cane.In fondo, credo il male peggiore da combattere sia l’ignoranza; perché tutti (o quasi?) rabbrividiscono e deprecano l’usanza di alcuni paesi orientali di cibarsi anche dei cani. Ma molte meno persone trovano deprecabile l’isolamento e la mancanza di stimoli, di socializzazione, in sostanza la detenzione coatta e drammatica di tutti quei cani che semplicemente impazziscono nei giardini delle casette delle nostre belle città, senza mai uscire, spesso, in vita loro, se non per brevissime passeggiate al guinzaglio. In fondo, “ha un giardino tutto per sé”. Meglio di così, si muore.L’ignoranza crea cani malati (le aberrazioni comportamentali, sono malattie) e talvolta pericolosi.La superficialità e l’ignoranza insieme riempiono i canili. Ed a poco servono, poi, leggi come quelle recentemente in vigore a Los Angeles che prevedono la castrazione obbligatoria anche per i cani dei privati, salvo poche, ben specificate eccezioni (pena multe salate, fino a $ 500).Purtroppo, anche la volgarizzazione della cultura cinofila, la sua diffusione tramite frivole e superficiali riviste “specializzate” (che, praticamente, offrono i medesimi consigli per qualsiasi razza, dal molosso di ottanta chili al terrier di quattro…verificare per credere), ben lungi dall’essere un coadiuvante della cura, è anzi un incancrenirsi del problema.Ed anche qui c’è la zampa degli onnipresenti allevatori, che con la loro pubblicità sostengono economicamente queste squallide rivistucole e coi soggetti dei loro allevamenti, offrono materiale fotografico e recensioni a poco prezzo. Ed alimentano l’idiota aspettativa del “cane meccanico”: lo standard e quattro notizie aggiuntive in croce come il libretto di istruzioni della lavastoviglie.  Tutto questo non è riconoscimento per un essere tanto perfetto biologicamente quanto noi; non é amore per chi spesso ci accompagna nel bene e nel male per anni ed anni della nostra vita, accettando spesso la convivenza pur senza capirci, a volte, magari, addirittura temendoci.Tutto questo NON è rispetto per questo favoloso prodotto della natura, il cane: tutto questo sa molto più di ipocrisia e ignoranza, arroganza e superficialità.