Gamzatti

Post N° 19


Festa di laurea. Non è per continuare a battere la lingua dove il dente duole ma… sabato in effetti sono stata giusto ad una festa di laurea. Di un’altra, ovviamente, perché la mia, va be’. Non avevo la minima idea di chi fosse la festeggiata che ha commesso l’errore di invitare i miei amici e me (in tutto quindici affamati), sulla base di una conoscenza che totalizzerei in: 25 minuti, un sabato sera.Ad ogni modo lei ha insistito così tanto, che non ho potuto far altro che concludere che, per invitare noi, doveva essere seriamente disperata.In effetti, al nostro arrivo (ritardo: due ore; atteggiamento: “arrivano i salvatori della Patria”), la sala da pranzo destinata al festino si è riempita (i piatti svuotatissimi; le birre svanite nel nulla). Arrivare in quel paesino dell’hinterland napoletano, attraverso stradine sconosciute e nere, poi alla villa della festa, che si trovava nella piazza principale del Paese ma, guarda un po’, noi neanche mappe alla mano siamo stati capaci a trovlara, è stata un’impresa che avrebbe meritato miglior causa (non per colpa della dolcissima festeggiata). No, perché, arrivati lì, tempo un’oretta e sono diventata tutt’uno col divano di pelle. Tempo due ore, e l’amico Sergio dormiva sbracato in poltrona. Tempo tre ore, e qualcuno ha avuto l’ardire di pronuciare le paroline magiche (in un folle tentativo di rianimare la serata): “Gioco della bottiglia”?Cosa?Neanche il tempo di protestare che no, ho venticinque anni, ho già dato, e anche loro sarebbero più verso i trenta e lasciamo perdere, e mi sono ritrovata un antropomorfo di sesso maschile a fianco, a spiegarmi l’ignoto concetto di “Carrarmato”.Ho tentato una sfinita difesa e mi sono sentita rispondere in tono scandalizzato:”Ma come? Non vuoi giocare al goco della bottiglia?”.  No, non voglio.  Non voglio giocare al gioco della bottiglia. Non voglio ballare il mambo e il cha-cha-cha, neanche se venite a sollevarmi di peso. Non voglio fare il karaoke su Claudio Baglioni. Non so mimare i titoli dei film. Se voglio da bere e da mangiare mi alzo e faccio da me.  Lo so: sono un reperto pre - 1914. Le feste per me dovrebbero essere un’esplosione d’iper attività e socializzazione forzata.E invece, io amo stare seduta. A parlare. A toccarmi i capelli quando non so dove nascondermi. Non devo divertirmi a tutti i costi: io so anche annoiarmi.