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CENA AL BUIO 8 APRILE 2011


Alla Trattoria Veneta, per  l’ennesima “Cena al buio” arriviamo a gruppi, coppie e anche singoli. Quando tutti i commensali prenotati sono presenti veniamo introdotti in una saletta illuminata da candele e ci viene offerto l’aperitivo.Questo è l’inizio della serata che favorisce  la complicità e la convivialità di tutti contribuendo a stemperare le inevitabili tensioni che ciascuno, più o meno si portava dentro.E’ ora di entrare in sala; a gruppi di due a due veniamo accompagnati da Adriano e Maurizio, nostri angeli custodi e camerieri per tutta la serata.La sala è rigorosamente al buio, l’impatto iniziale è di leggero turbamento che sfocia, a volte, in vero e proprio disagio ma gli angeli rassicurano più della vista e ci sentiamo tutti protetti ed al sicuro. E’ l’inizio di una presa di coscienza dei nostri limiti e dell’inconfutabile realtà che i disabili siamo noi ma anche della scoperta delle nostre risorse dove sensazioni ed emozioni condiranno questa particolare serata.Ora siamo tutti seduti, e, nell’attesa delle portate inizia il dialogo al buio e qui decade lo “strapotere” della vista perché si dà parola agli aspetti sonori, tattili ed olfattivi dell’esperienza.Scopriamo che, pur avendo cinque sensi tendiamo ad usarne appieno solo uno: la vista. In questa insolita realtà invece, tutti “guardano” non con gli occhi ma col tatto, l’olfatto, l’udito.Le mani si protendono a studiare ciò che sta sul tavolo di fronte a noi,  si incrociano con quelle del vicino e l’atmosfera diventa di totale condivisione. Il controllo della vista non può agire e capita di parlare con sconosciuti andando al cuore degli argomenti senza etichette e formalità.Arrivano le portate e, considerato che il menù è rigorosamente “a sorpresa” diventa d’obbligo potenziare i sensi di gusto e olfatto per scoprirne gli ingredienti, assaporandone pienamente gusto e profumi senza i condizionamenti dell’immagine e dell’apparenza. Ci rendiamo conto di aver quasi sempre mangiato con gli occhi, quasi mai col gusto.Riscopriamo il valore dell’ascoltare, il piacere del gustare, la naturale consuetudine di toccare le mani del vicino per scambiarci pane, acqua, vino. Il menù è ottimo e facciamo a gara per indovinare, attraverso gusto, olfatto e anche tatto i vari ingredienti che lo compongono. Purtroppo, in certi momenti, la goliardia ed il chiasso raggiungono livelli quasi insopportabili ma ci pensano i nostri angeli-camerieri a riportare ordine e far abbassare i toni. Ci spiegano, Adriano e Maurizio che anche l’alzare la voce al buio diventa per noi vedenti, un’esigenza incontrollabile derivante dalla convinzione che, con toni di voce bassa nessuno ci udirebbe.Al termine della cena, completamente rilassati e abbondantemente sazi, si apre un interessante dibattito  con Maurizio e Adriano che hanno fatto considerazioni e riflessioni molto profonde rispondendo ad alcune nostre domande.L’ultima considerazione è che abbiamo toccato con mano una particolare realtà, quella dell’assenza di luce, realtà nella quale i non vedenti vivono la loro quotidianità e questo induce a riflettere molto.Un saluto a tutti e alla prossima cena (perchè l'esperienza è senz'altro da ripetere).francesca