The Great Quantum Transition -Lacrime E Rabbia – Da 3D A 4D E 5D – Lev
LEV
Non è un fenomeno solo della California. Ecco un’altra testimonianza, condivisa in prima persona…
Dopo il divorzio da mio marito, ho vissuto da sola per molto tempo ma nel 2005 ho incontrato un simpatico norvegese che mi è piaciuto subito. Abbiamo iniziato a frequentarci e presto ci siamo sposati. Mio figlio aveva 7 anni all’epoca. Ci siamo trasferiti in Norvegia, in un comune nel sud-est del paese, un piccolo villaggio dove il mio nuovo coniuge aveva una casa. Due anni dopo, abbiamo avuto un altro figlio.
Mi è stato offerto un lavoro come insegnante in una vicina scuola rurale, basata sul modello danese. Dalla prima alla settima classe c’è un livello elementare. L’obiettivo del programma statale è quello di imparare l’alfabeto prima dei 13 anni e di insegnare ai bambini a contare, leggendo i cartellini dei prezzi dei negozi. Non è consentito leggere ad alta voce in classe perché è “imbarazzante”. L’insegnante deve portare il bambino nel corridoio e solo lì, per non confonderlo, ascoltarlo mentre legge. L’insegnante ha il diritto di analizzare con gli alunni due esempi di matematica al giorno, se non padroneggiano la materia, dopo tre
giorni prova a spiegare loro nuovamente le lezioni. Il compito a casa della settimana, consiste in cinque o otto parole in inglese, a discrezione del bambino…
Prima di trasferirsi, mio figlio maggiore frequentava la scuola normale. Ecco perché era diventato un prodigio in Norvegia. Non ha imparato nulla fino alla settima classe: non c’era niente da imparare. Nelle classi, c’erano persino annunci sui muri: “Se i tuoi genitori ti chiedono di fare i compiti, chiamaci. Ti aiuteremo a liberarti da questi genitori”. Il pianoforte era diventato l’unico modo per allenare la memoria di mio figlio. L’ho messo in guardia: “Non osare dire a nessuno che hai una mamma così esigente”…
La tragedia è accaduta sei anni dopo il mio soggiorno in Norvegia. Non sapevo nulla del loro Barnevernet, letteralmente “protezione dei minori”, l’ente pubblico responsabile del benessere dei minori. Vivevo con le mie preoccupazioni: lavoro, casa, famiglia… Vivevo con poca comprensione della struttura statale del paese in cui mi ero trasferita. Avevo sentito dire che a qualcuno i bambini venivano portati via ma ero una madre normale.
Barnevernet in Oslo
Tre anni dopo dopo la nascita del mio secondo figlio, io e mio marito ci siamo separati. Il motivo era l’incompatibilità delle culture. Ho iniziato ad imparare a vivere da sola con i miei figli, ho chiesto un prestito in banca, ho comprato un piccolo appartamento di due stanze e gradualmente ho iniziato una vita normale. Non sono mai stata una cliente del sociale: lavoravo e dedicavo abbastanza tempo ai bambini. Erano sempre con me. Poiché l’ex padre stava facendo del male a mio figlio maggiore, ho insistito perché non ci fossero incontri.
Secondo la legge, era obbligato a contattare il piccolo. Ho fatto il possibile affinché il bambino non passasse la notte con il padre: c’era il rischio che venisse picchiato. Ma l’asilo e altre agenzie governative mi hanno fatto pressione. Pertanto all’inizio, il piccolo rimaneva con il padre per due ore il sabato o la domenica ma poi ha dovuto trascorrere quasi una settimana con lui e i suoi parenti nella Norvegia settentrionale.
Il 7 marzo del 2011, sono andata alla polizia perché il mio bambino mi aveva detto che zii e zie, parenti del padre, gli avevano fatto male alla bocca e al sedere. Mi ha raccontato cose a cui all’inizio non potevo credere, che il padre lo aveva portato a vedere la figlia del suo primo matrimonio. Quel fine settimana c’erano 12 persone in casa. Il bambino è diventato l’oggetto dei loro piaceri perversi. Il bambino è stato bullizzato non solo dagli uomini ma anche dalle donne che lo hanno violentato con l’aiuto di strapon.
L’8 marzo siamo stati invitati al servizio di custodia dei minori. L’interrogatorio è durato sei ore. Eravamo solo io e i miei due figli. Hanno un sistema di protezione dei minori esemplare, apparentemente creato per combattere l’incesto. Poi ho capito che i centri del Barnevernet, che sono disponibili in ogni villaggio, servono solo per identificare un bambino che si è lasciato sfuggire qualcosa e una madre o un padre scontenti, per isolarli e punirli. Ho appreso dai giornali di un caso in cui una bambina di sette o otto anni, è stata condannata dal tribunale a pagare le spese processuali e a risarcire lo stupratore per la sua detenzione in prigione. In Norvegia, tutto è capovolto. Infatti, la pedofilia non è un reato.
L’8 marzo 2011, per la prima volta, mi sono stati portati via entrambi i bambini. Succede così: il bambino non torna dall’asilo o da scuola, cioè ti viene portato via e affidato ad un indirizzo segreto. Quel giorno mi è stato detto: “Stai parlando troppo forte di abusi sui minori. Abbiamo bisogno che tu venga visitata da un medico che dica che sei sana”.
Non mi sono rifiutata. La clinica era a dieci minuti di macchina. Un dipendente del Barnevernet mi ha messa dentro, dicendomi: “Ti aiuteremo e giocheremo con i bambini in tua assenza”. I bambini non erano in un posto qualsiasi ma nel servizio di protezione dell’infanzia. Ora capisco che era illegale. Quando sono arrivata alla clinica, mio figlio maggiore, che all’epoca aveva 13 anni, mi ha chiamata e mi ha detto: “Mamma, ci hanno portato in una famiglia affidataria”.
“Mamma, mi portano via”
Ero a dieci chilometri di distanza dai bambini che venivano portati chissà dove. Secondo la legge locale, i miei bambini sono stati sequestrati senza presentare alcun documento. L’unica cosa che potevo fare era rimettermi in sesto. Piangere è proibito in Norvegia, è considerato una malattia e il Barnevernet può applicare la psichiatria obbligatoria. Sembra che in questo paese esista un piano statale, una quota per l’allontanamento dei bambini dai genitori. I servizi sociali fanno a gara per soddisfarlo. Grafici e diagrammi vengono pubblicati ogni trimestre: quanti bambini sono stati “protetti” e in quale area.
Come mi ha raccontato in seguito mio figlio più piccolo, era stato portato in una “casa rossa”. Là, gli è stata tappata la bocca con del nastro adesivo, è stato picchiato attraverso un cuscino e violentato di nuovo. C’erano diversi altri bambini in casa con lui, il più piccolo dei quali aveva meno di due anni: era la nipote del mio ex marito. Il giorno dopo, il bambino è stato riportato all’orfanotrofio ma non ha nemmeno lasciato che il fratello maggiore si avvicinasse a lui: tutto gli faceva troppo male. Quando finalmente sono riuscita a prendere i bambini, il più piccolo continuava a ripetere: “Mamma, sto per morire, andiamo, sto per morire qui”.
Il giorno dopo, l’ho portato dal medico locale che a sua volta ha prescritto un ricovero in un ospedale specializzato in vittime di violenza. Ma qui è sorto un ostacolo: la polizia e le autorità preposte all’assistenza sociale hanno dovuto firmare il ricovero. Tuttavia, lo specialista della protezione dell’infanzia che si è occupato di quel caso era un partecipante a quelle orge. Ho deciso di andare all’ospedale da sola, senza l’approvazione delle autorità ma il chirurgo, dopo aver ascoltato tutta la storia, si è rifiutato persino di visitare il ragazzo. Sono passati circa tre mesi da quando ho scoperto cosa veniva fatto a mio figlio ma non ci sono stati progressi nel caso. Non sono nemmeno riuscita ad impedire al mio ex marito di far visita a mio figlio. E in più, con l’aiuto delle agenzie di protezione sociale, ha smascherato il bambino come un normale sognatore e me come una paziente paranoica. Si è scoperto che il bambino era uno schiavo sessuale del suo stesso padre e io, conoscendo i nomi degli stupratori di mio figlio, non potevo costringere la polizia a lavorare. Si sono rifiutati categoricamente di registrare il caso come reato sessuale.
Rifiutare di registrare
Quando è diventato chiaro che nessuno mi avrebbe aiutato, ho invitato un membro della Lega Professionale Italiana degli Psicologi e Psicoterapeuti per un esame. La dottoressa cura da più di dieci anni, disturbi psicopatologici di giovani vittime di violenza sessuale. È volata in Norvegia ed ha trascorso diversi giorni con noi, parlando con i bambini. La sua conclusione è stata inequivocabile: il bambino di quattro anni ha tutti i segni di un abuso sessuale. Un giorno, il bambino aveva un appuntamento in una clinica locale. A me non era stato permesso vedere il medico ma alla dottoressa italiana, in quanto specialista, era permesso partecipare. L’interprete le ha tradotto una frase dal norvegese, che il bambino ha detto al medico che lo stava visitando: “Papà mi ha rotto il sedere”…
Cercando di proteggere mio figlio, ho imparato un sacco di cose “interessanti”. Poco più di 15 anni fa, è scoppiato uno scandalo nell’asilo che all’epoca era frequentato dalla figlia del mio ex marito: 100 (!) bambini hanno denunciato uno stupro. All’epoca, solo un insegnante di asilo è stato imprigionato ma è stato rilasciato un anno dopo, dicendo che non c’erano le prove della sua colpevolezza. Il tribunale ha concluso che i 100 bambini piccoli si erano inventati tutto.
Poco dopo, una ragazzina di 12 anni ha dichiarato di essere stata violentata dai suoi stessi genitori. Nessuno le ha creduto e l’hanno mandata in orfanotrofio perché un’amica della madre della ragazza, coinvolta in quel crimine, prestava servizio presso l’agenzia di protezione sociale. Quando la ragazza ha compiuto 16 anni, ha chiesto di nuovo aiuto ma ancora una volta invano: non sono state trovate le prove. Solo all’età di 25 anni la vittima della violenza domestica ha trovato un avvocato che le ha creduto e si è impegnato ad indagare su quella sporca storia. Dieci persone sono state condannate a 7 e 12 anni di carcere.
Secondo Save the Children, ogni anno in Europa un bambino su cinque è vittima di violenza sessuale. Nel 85% dei casi, la vittima conosce il suo aggressore ma il 90% di quei crimini viene insabbiato. Secondo un medico italiano, la pedofilia è oggi uno dei problemi più acuti negli Appennini. Il numero di tali crimini raggiunge i 21.000 all’anno ma la maggior parte degli stessi non viene registrata dalla polizia. Nove abusi su dieci di questo tipo vengono commessi all’interno della famiglia.
Ogni quinto bambino
Secondo la KRIPOS (Norwegian Criminal Police), in Norvegia vivono 40.000 pedofili. Questi dati si trovano sul sito web di assistenza alle vittime di violenza. Il 9% dei ragazzi e il 19% di tutte le ragazze, vengono stuprati prima dei 18 anni. Ma circa tre ricorsi alla polizia su quattro, non vengono presi in considerazione per la mancanza di prove. In Norvegia, la pena per false accuse di pedofilia è di otto anni di carcere.
Ma a volte, casi del genere vengono portati al verdetto del tribunale. Nel marzo 2011, si è svolto un processo di alto profilo per il cosiddetto caso Alvdal. In questa piccola città nel sud-est del paese, per molti anni, due famiglie con i loro amici hanno violentato cinque dei loro figli a partire dall’età di sei anni e hanno filmato l’accaduto. C’erano dieci persone sul banco degli imputati: otto uomini e due donne.
Nella primavera del 2015, nella città di Drammen si è svolto il processo a tre uomini e due donne che avevano violentato i loro bambini. Il gruppo è stato scoperto dopo l’arresto di uno dei partecipanti, un padre trentaduenne che aveva violentato il proprio figlio e la figlia della sua compagna (la bimba aveva meno di un mese), aveva registrato tutto in un video e poi lo aveva pubblicato su un sito Internet chiuso, creato appositamente per i pedofili. Di recente ho ricevuto un rapporto “Casi di rimozione dei bambini in Svezia e nei paesi nordici” pubblicato da Nordiska Kommitten per Manskliga Rattigheter, diretto dall’autorevole avvocato Ruby Harrold-Claesson. Rivela la portata della mostruosa pratica di sottrarre i bambini ai genitori. Il documento afferma che solo in Svezia, 300.000 bambini hanno subito questa sorte. In altre parole, stiamo parlando di un’intera generazione sottratta ai genitori di sangue. Scienziati, criminologi, avvocati, difensori dei diritti umani, persone con valori tradizionali che ricordano ancora che in Svezia c’era una famiglia, sono rimasti scioccati da ciò che sta accadendo.
10.000 corone (circa 860 euro) al giorno è la cifra che la nuova famiglia riceve per un bambino “adottato”. Il Barnevernet riceve un enorme bonus dal bilancio statale per aver rovinato i nidi degli antenati, per aver rubato la prole. Questo accade in tutti i paesi scandinavi. Inoltre, il genitore affidatario può scegliere i bambini, come al mercato. Ad esempio, gli è piaciuta quella ragazza dagli occhi azzurri e vuole prenderla. Quindi, tutto ciò che deve fare è chiamare il Barnevernet e dire: “Sono pronto e ho una piccola stanza per un bambino affidatario…” E basta dire il nome: le verrà consegnata immediatamente. Cioè, prima la famiglia “affidataria” esprime un desiderio e poi il bambino viene allontanato dai suoi genitori biologici “per ordine”.
Gli attivisti norvegesi per i diritti umani stanno cercando di combattere l’onnipotente sistema Barnevernet poiché sono certi che si tratti di un sistema corrotto di traffico di bambini. Le vittime stanno tenendo proteste contro la separazione forzata tra genitori e figli da parte dello Stato. Un quinto dei bambini della Norvegia è già stato “salvato dai genitori”. Un quinto sono quasi duecentomila “salvati” e ora non vivono a casa con la madre ma in orfanotrofi.
Avvertimento
L’indennità per un rifugio in Norvegia è di circa 117 mila euro all’anno. E se un bambino è reso disabile, ottengono ancora più benefici e sussidi. Più lesioni ci sono, più è redditizio per l’orfanotrofio che altro non è che una prigione di tipo familiare. Secondo le statistiche pubblicate sui giornali norvegesi, su dieci neonati, solo due bambini nascono da norvegesi, gli altri otto da migranti che forniscono bambini sani perché non praticano matrimoni tra parenti stretti.
Se il bambino viene portato via, cosa possono fare in questo caso? Niente. Si è disarmati e soli di fronte al Sistema. Loro dicono: “Non stai preparando la frittata secondo una ricetta norvegese… Stai facendo lavare le mani al bambino… Stai zoppicando e non puoi sederti nella sabbiera con tuo figlio… Quindi sei una cattiva madre, portiamo via il bambino!” Il sistema norvegese di protezione dei minori si basa sulla presunzione di colpevolezza dei genitori. I genitori sono ovviamente colpevoli. Un mare di bugie cade su di loro.
Ci ci trova costantemente in una situazione in cui ci si deve giustificare. E si capisce che è impossibile farlo. Non si può resistere alla macchina statale norvegese costruita sui favolosi bonus per avvocati, assistenti sociali, giudici, psicologi, psichiatri, genitori affidatari, esperti e altri… Vengono dati dei bonus per ogni bambino ritirato. Non c’è alcuna possibilità di salvare vostro figlio o vostra figlia da un orfanotrofio norvegese, ahimè. Ho passato tutti i tribunali norvegesi. Tutto viene preso, la corruzione è ovunque. I bambini sono una merce. Non vengono restituiti.
L’avvocato di Barnevernet ha raccolto tutto il materiale stampa sui miei figli e lo ha usato come accusa in tribunale. “È pazza, sta difendendo i suoi figli sulla stampa!” Non esiste la libertà di stampa in relazione ai bambini. È impossibile appellarsi alla società. E’ in vigore la legge sulla privacy.
Le minoranze sessuali in Norvegia non sono più minoranze. Gli eterosessuali sono una minoranza… I materiali liberamente accessibili dei sociologi mostrano che entro il 2050 la Norvegia sarà un paese omosessuale al 90%. Gay e lesbiche sono del secolo scorso. Almeno trenta tipi di matrimonio non tradizionale sono stati legalizzati nei paesi occidentali. La Norvegia è il paese più “avanzato” in questo senso, dove “uomo” e “donna” sono concetti obsoleti. E non è una coincidenza che in Norvegia non ci sia modo di proteggere un bambino nato in una famiglia naturale.
Nessun Modo per Proteggere
Sembrerebbe che questo non vi riguardi. Voi dite: “Lascio che facciano quello che vogliono! Cosa c’entra con me e i miei figli?” Anch’io una volta ragionavo in questo modo perché ero completamente ignara che fossero stati introdotti standard sessuali che regolano l’educazione dei bambini in un certo modo. Questa norma è obbligatoria per tutti i paesi che hanno firmato la relativa convenzione. E’ affermato esplicitamente che i genitori, insieme ai medici e al personale dell’asilo, sono tenuti ad insegnare ai più piccoli i “diversi tipi di amore”. E una sezione speciale di questo standard sessuale paneuropeo, spiega perché i genitori e il personale dell’asilo sono tenuti ad insegnare ai bambini la masturbazione solo fino all’età di quattro anni e non oltre.
Il documento afferma che un neonato dovrebbe prendere coscienza della sua identità di genere e decidere chi è: gay, lesbica, bisessuale, travestito o transessuale. E poiché i concetti di “uomo” e “donna” sono esclusi dalla uguaglianza di genere, traete le vostre conclusioni. Se il vostro bambino non sceglie ancora il “genere”, allora in questo lo aiuteranno l’onnipotente Barnevernet norvegese o il Lastensuojelu finlandese o lo Jugendamt tedesco, ecc.
La Norvegia è uno dei primi paesi al mondo ad aver fondato un istituto di ricerca presso l’Università di Oslo, che studia i suicidi dei bambini da 0 a 7 anni. Secondo una persona normale, è molto strano: come può un neonato suicidarsi? Ma secondo il locale Barnevernet, questo è naturale. Se un bambino viene ucciso a causa di uno stupro, allora ufficialmente si può attribuire al “suicidio”.
I miei figli mi sono stati portati via per la seconda volta il 30 maggio 2011. Due poliziotti e due dipendenti del Barnevernet hanno suonato il campanello. Ho aperto la porta con la catena e ho guardato fuori. I poliziotti avevano le pistole ed era arrivato persino il capo della polizia e ha detto: “Siamo venuti a prendere i suoi figli”. Ho chiamato il mio avvocato e lei ha confermato: “Sì, secondo la legge norvegese, deve restituirli. Se oppone resistenza, verranno comunque portati via ma non li rivedrà mai più. Deve consegnare i figli e domani le spiegheranno cosa sta succedendo…” Entrambi i bambini sono stati portati via senza mostrarmi alcun documento, nessun decreto. Dopo di che sono rimasta sotto shock: ora dovevo dimostrare di essere una brava madre.
Molti casi simili sono stati descritti sui giornali norvegesi. Un ragazzo è stato separato dalla madre ed è stato violentato in tutti i rifugi. Ha vissuto fino a 18 anni, ha comprato una pistola, è tornato “a casa” ed ha sparato ai suoi genitori adottivi. Un altro ragazzo è stato portato via: piangeva e voleva tornare dalla madre. I dottori hanno detto che era paranoia. Lo hanno riempito di medicine e ne hanno fatto un vegetale. Dopo il clamore sulla stampa, è stato restituito alla madre su una sedia a rotelle. Non riusciva più a parlare e aveva perso 13-15 kg. Era distrofia, si erano verificati processi irreversibili.
Nessuna Differenza
Quando ho ottenuto il permesso di andare a trovare mio figlio maggiore, ha detto: “E’ meglio se muoio ma scapperò comunque dalla Norvegia. Non vivrò in un campo di concentramento”. Ed ha potuto organizzare la sua fuga. Su Internet, ha trovato un polacco che è riuscito a salvare una ragazza polacca da un orfanotrofio norvegese. Il polacco mi ha chiamato all’ultimo momento, quando tutto era pronto e ha detto: “Se porto via tuo figlio senza di te sarà un rapimento ma se lo porto con te, allora sto solo aiutando la famiglia”.
Mi ha consigliato di comprare vestiti nuovi a mio figlio e di buttare via quelli che indossava quando viveva in affidamento. Mi ha spiegato che dei chip sensori potevano essere cuciti nei vestiti e che avrebbero potuto facilmente individuare la posizione del bambino. Questa è la prassi per i bambini in affidamento. È stato difficile per me decidermi ma la scelta era terribile: uccidere tutti e tre in Norvegia o salvare almeno me stessa e mio figlio maggiore…
Siamo rimasti in Polonia per tre mesi. Ho sempre creduto che come madre di sangue appartengo ai miei figli e sono un soggetto del diritto di famiglia. Si è rivelato completamente diverso. Mio figlio ha prima avuto una madre affidataria norvegese. Poi siamo stati trattenuti su richiesta di una presunta “altra” madre ufficiale norvegese. La richiesta diceva: “Una certa donna, cioè io, ha rubato un bambino dalla Norvegia”. Dopo di che, secondo le leggi europee, la Polonia ha fornito a mio figlio una madre affidataria polacca. E per prendere il bambino dalla Polonia, mia madre cioè la nonna di mio figlio, è diventata la nuova madre affidataria. Quindi, è avvenuto uno scambio tra il genitore norvegese numero uno, il genitore polacco numero due e il genitore successivo numero tre. Quanto a me, non conto secondo le leggi europee.
E ci sono moltissimi casi del genere. Irene S. ha vissuto nel Regno Unito per diciotto anni. Aveva un amico là. È nata una figlia. Un giorno ha scoperto per caso che lui era membro di un club sadomasochista. La sua bambina ha visto in TV un corridore locale, lo ha riconosciuto subito e ha detto: “Mamma, questo zio è venuto a giocare al dottore con me. Oh! E questa zia stava giocando con me in bagno…”. Riuscite ad immaginare quando vostro figlio vi dice questo? Irene è andata da uno psicologo infantile inglese e lui le ha detto: “Tesoro, fai schifo, sei rimasta indietro. Non è perversione, è sesso creativo per l’élite”. Lei si è zittita ed ha iniziato a fare le valigie, preparando la fuga verso la sua terra natale…
Per l’ Elite
Inizialmente, in Norvegia è stato legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Poi è stata legalizzata l’adozione di bambini da parte di genitori dello stesso sesso. Lì, i preti – donne e uomini – dichiarano apertamente il loro orientamento non tradizionale. E ora ci sono quelli tra le persone dello stesso sesso che sollevano la questione del diritto di sposare i bambini. Se ci sediamo e aspettiamo, perderemo questa battaglia per i nostri figli. Oggi, la situazione peggiore è nell’Europa settentrionale, in Germania, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Nuova Zelanda. Da questi “punti caldi”, giungono continui segnali di “SOS”. Questi sono i lampi di una guerra per l’immagine sacra della famiglia tradizionale.Il pensiero della necessità di una resistenza aperta mi ha dato la forza di non crollare e di non impazzire. Ogni genitore dovrebbe capire che negli ultimi 30 anni, le strutture interessate al traffico di bambini, impegnate nella ridistribuzione delle masse demografiche, hanno legittimato la posizione secondo cui genitore e figlio non sono affatto un tutt’uno. Ora i bambini appartengono a società o a Stai astratti. Inoltre, secondo la Convenzione dell’Aja sul furto di minori del 1980, i bambini appartengono al territorioin cui hanno vissuto negli ultimi tre mesi.Sto lottando per il diritto di riavere indietro il mio figlio più piccolo. In prigione, Anders Breivik, che ha sparato a 77 persone al campo giovanile del Arbeiderpartiet nell’estate del 2011, ha il diritto di chiamare i suoi parenti ogni giorno. I condannati a morte in tutto il mondo, hanno il diritto di corrispondere e di telefonare e io, come madre, non ho nemmeno l’opportunità di parlare con mio figlio!A proposito, di Breivik che è stato dichiarato neo-pagano di estrema destra e odiatore dei musulmani, è stato violentato dalla madre norvegese all’età di quattro anni. Il Barnevernet lo ha portato via e lo ha fatto girare e in ogni famiglia affidataria è stato violentato. Poi, il giovane ha trascorso nove anni a preparare il massacro. Ora lo hanno isolato e gli hanno detto: “Ti costruiremo un palazzo, qualsiasi cosa, ma taci!” Questo aspetto è emerso nei media. Sono stati i giornalisti svedesi a riesumare questa storia. Anders Breivik
Ogni cinque anni, il Barnevernet fa un rapporto sui migranti i cui figli sono stati separati dai genitori. La lista è guidata dall’Afghanistan, poi dall’Eritrea, poi dall’Iraq. I genitori di sangue ricevono il permesso dallo Stato di visitare i bambini rapiti per 2 ore, una volta ogni sei mesi. Questo è il massimo. Ora mio figlio maggiore, scappato dalla Norvegia, sarebbe formalmente obbligato a rimanere nel loro orfanotrofio in quanto proprietà del bifolkning (sotto-popolazione) norvegese, fino all’età di 23 anni.Non si tratta solo di pedofilia in sé. Questo è un fenomeno diverso. Solo in Norvegia, ci sono 19.000 società non governative per la conversione dei bambini da “antichi” (maschio, femmina) ad altri generi non tradizionali. Il bambino viene costretto a svilupparsi in una certa categoria di genere non tradizionale. Ciò che mi raccontava mio figlio piccolo non è più pedofilia primitiva ma addestramento legalizzato e organizzato, mirato ad un orientamento diverso.È difficile digerire tutti questi orrori… E mentre stiamo a discutere se crederci o no, c’è già un’intera generazione di genitori che deve convivere con questo incubo. Nell’Europa moderna, tutto questo viene presentato come tolleranza. Sostengono che i bambini hanno il diritto di avere preferenze sessuali fin dall’età di zero anni e hanno il diritto alla diversità sessuale. Una rete criminale globale ben organizzata sta operando contro di noi, contro i genitori e i bambini. Ed è giunto il momento di ammetterlo onestamente e apertamente e di iniziare ad introdurre Forze Speciali in ogni dipartimento di polizia e in tutti i suoi settori verticali, per contrastare questi gruppi internazionali di banditismo demografico.– Esorto tutti a comprendere che dietro la bella maschera della “giustizia minorile” che ci viene presentata sotto le mentite spoglie del presunto “salvataggio dei bambini dai genitori alcolizzati”, c’è un’operazione globale per cambiare il genere dei nostri figli. Un esperimento mostruoso che va avanti da più di trent’anni in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda e ovunque la genitorialità è schiacciata e divisa. Il legame del genitore con il figlio viene sistematicamente distrutto. In Norvegia i bambini sequestrati sono 200.000, in Svezia 300.000, in Finlandia 250.000, in Germania e Israele, la generazione rubata è lo stesso numero enorme.Ho pagato troppo caro il mio errore, con i miei figli e un’esperienza terribile. E quante famiglie sono in ginocchio oggi e gridano in lacrime e rabbia: “I nostri figli ci sono stati rubati. Guardate il nostro dolore e imparate. Svegliatevi, finalmente, fermate la piaga del terzo millennio. Alzate una cortina di ferro di tolleranza per la perversione. Schiacciate questo abominio!”
Inviato da: childchild
il 10/03/2025 alle 01:05
Inviato da: childchild
il 03/02/2025 alle 15:54
Inviato da: childchild
il 03/01/2025 alle 00:40
Inviato da: childchild
il 03/12/2024 alle 01:31
Inviato da: childchild
il 04/11/2024 alle 00:11