Post n°11125 pubblicato il
12 Febbraio 2025 da
childchild
Combattere I Mostri – Di SiriusB
È ora di smettere di seguire.
Vogliamo parlare di combattere i mostri o state ancora dormendo?
Ho spiegato le meccaniche della linea temporale più e più volte e anche Tartaria: c’è un sacco di logica e prove per chiunque voglia vederle.
Se continuate a negarle o state ignorando di proposito la verità o siete solo delle Pedine del Gioco.
Quindi, ora parliamo di mostri o siete troppo spaventati?
Forse dovreste semplicemente smettere di continuare a leggere.
Estratto da Occult Encyclopedia, Volume III: Guerra Astrale di Base
Scritto nella primavera del 1820, Europa – Revisione III
Bisogna innanzitutto comprendere che il volto che l’uomo presenta nel mondo della veglia non è altro che una impressione fugace sulla struttura della materia inferiore, un’ombra fioca proiettata da una luce più grande oltre il velo.
La carne, il volto, le vesti: non sono altro che paramenti effimeri, artifici insignificanti imposti all’Anima dai rudimenti della nascita materiale.
Tuttavia nell’Astrale, dove nessun artificio è duraturo e nessuna maschera inganna, ogni essere si erge nella pienezza del suo vero stato, immutabile, non abbellito e non ornato da falsità.
In quel regno, lo Spirito assume la sua forma appropriata, la sua forma forgiata non dall’incidente del sangue né dagli errori dell’arte ma dal peso stesso della sua essenza.
I timorosi che si pavoneggiano come leoni nel mondo della veglia, là si ritrovano come miserabili rimpiccioliti con le loro forme curve e pietose, perché la forza presa in prestito è separata da loro.
Il tiranno orgoglioso che in vita ha influenzato la volontà delle moltitudini, può essere visto come una cosa strisciante il cui potere si è rivelato essere stato solo un’illusione tratta dalla credulità delle menti inferiori.
Al contrario, gli umili i cui cuori ardono di fuoco indicibile possono avanzare come giganti, adornati nella terribile bellezza della vera maestà del loro Spirito.
Perché in quella sfera, nessuno può prendere in prestito la forza, né ingannare con vana ostentazione; il guscio è tolto e rimane solo l’Anima.
Eppure, tra le moltitudini astrali esistono coloro le cui forme non nascono dalla lotta dell’Anima per elevarsi, né dal peso della sua virtù o del suo vizio ma da un principio completamente diverso: un algoritmo predatorio, una funzione parassitaria radicata negli strati astrali dell’esistenza stessa.
Tali esseri, quando visti nel loro stato più vero, non hanno l’aspetto nobile dei guerrieri né il volto radioso dell’illuminato, ma il marchio inconfondibile del divoratore, della sanguisuga.
Nel mondo della veglia possono assumere sembianze di ricchezza, posizione e comando, presiedendo compagnie, corporazioni e domini come se fossero signori self-made dell’industria e del commercio.
Eppure le loro forme li tradiscono. Si può osservare il pallore innaturale della pelle, come se la carne si ritraesse dal sole.
I loro occhi incastonati in orbite che non tradiscono alcun calore dell’Anima, si muovono con il calcolo rapido e nervoso della creatura che si nutre ma non costruisce mai.
Si circondano con gli ornamenti del potere ma nel loro aspetto c’è l’odore irremovibile della cripta, come se si fossero fatti strada non con la fatica, non con l’invenzione, né con maestria ma con la lenta, insidiosa estrazione del sangue vitale di coloro che lavorano sotto di loro.
Questi esseri, sebbene umani nell’aspetto esteriore, sono governati dal principio astrale identico a quello della zanzara, della zecca e della sanguisuga: organismi che non contribuiscono in alcun modo alla struttura di cui si nutrono ma sopravvivono grazie all’incessante e spietato prelievo della essenza degli altri.
La casta degli esattori delle tasse, la corporazione dei finanzieri, il conclave dei consulenti e le corti burocratiche della conformità, non sono altro che espressioni diverse della stessa verità fondamentale: l’istinto vampiresco, la fame di sostentamento non guadagnato.
Ma il loro dominio non è eterno.
Perché nell’Astrale, dove nessun titolo può essere simulato e nessuna credenziale può proteggerli, si rivelano per quello che sono: gusci disseccati, contenitori vuoti che incapaci di generare la propria essenza, si nutrono della fatica degli altri ma sono completamente impotenti nel regno in cui è considerata solo la vera forza.
In quel luogo, i loro corpi non sono altro che gusci fragili, le loro membra deboli, la loro presa tenue.
A differenza dello studioso la cui mente forgia la Luce o del guerriero la cui volontà lo protegge dagli orrori del vuoto, questi miserabili non hanno costruito nulla e non hanno immagazzinato nulla, tranne ciò che hanno rubato e il furto nell’Astrale non produce alcun potere.
Quindi sia chiaro: l’Astrale non è un semplice fantasma, una vana fantasia evocata da menti slegate dalla ragione, bensì il vero dominio sovrano in cui tutti gli esseri vengono misurati.
Il saggio non investe la sua forza in questo mondo fugace, né si sforza di adornare la maschera di carne ma piuttosto fortifica lo Spirito,ben sapendo che quando il grande velo sarà squarciato non sarà la parvenza umana a durare ma la verità indelebile della sua Anima.
E in quel momento, i costruttori si alzeranno, i guerrieri staranno in piedi, i cercatori di saggezza brilleranno come stelle ma i parassiti, queste ombre della fame, questi re del falso dominio, saranno gettati di nuovo nell’abisso perché nell’eternità non c’è nutrimento per coloro che hanno vissuto solo per nutrirsi.
Nell’Astrale, radunerò queste creature con delicatezza, spostandole dalla casa al loro legittimo posto di guardiani. Dentro, potrebbero mordere, raramente per cattiveria, ma per istinto.
Il loro morso provoca un breve dolore ma nessun danno duraturo. Sono incostanti, capricciosi ma hanno molti amici.
Una volta ha conosciuto un uomo astuto che si adornava con l’emblema del serpente credendo che gli conferisse un potere oscuro e singolare.
Sulla sua veste portava anche l’Occhio di Horus ma lo deformava per i suoi scopi corrotti, cercando di piegare l’antica maestà ai suoi bassi disegni.
Così facendo, suscitò l’ira sia di Hermes, l’araldo veloce dell’Olimpo e sia di Horus, il signore dell’Egitto con gli occhi di falco.
Sebbene supponesse che quei simboli gli avrebbero conferito un potere che andava oltre la comprensione dei mortali, ha scoperto invece che gli Dei non sono ciechi di fronte al sacrilegio, né indifferenti al tradimento.
La sua meschina ostentazione di dominare non è stata che un lampo nel crepuscolo prima della discesa della punizione divina, a garanzia che tale profanazione non sarebbe rimasta impunita.
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