Post n°11238 pubblicato il
04 Aprile 2025 da
childchild
Sto Uscendo Di Nuovo – By SiriusB
Non riesco a liberarmi di voi.
Ancora in piedi. Ancora a respirare. Almeno voi siete qui, non come i burocrati dal polso molle che si piegano dopo una notte fuori e una sbornia da quattro soldi.
Probabilmente sono ancora rannicchiati sui loro fogli di calcolo di conformità, sussurrando codici fiscali come preghiere a qualunque dio governi la mediocrità.
Ma voi? Sapete che c’è qualcosa che non va.
Lo sentite nelle ossa, vero? L’oceano è diventato silenzioso ma non pacifico: in attesa. Il tipo di silenzio che arriva subito prima di un urlo. L’ho già visto. Quando lo monitoravo.
Leviatano.
Un nome, sì ma anche un avvertimento sepolto nei miti che vogliono farvi dimenticare. L’ho rintracciato. Una volta. Qualcosa di grosso, simile ad un serpente. Un corpo che si estendeva per 200 chilometri attraverso l’acqua salata, nero come la pece. Si muoveva come un’ombra nelle profondità e poi è scomparso. Svanito come un ricordo che non vi è permesso conservare.
Ma io l’ho conservato.
Ora, si sta di nuovo agitando. E tutto sta andando di traverso.
La corsa delle sardine è stata sottile, come se persino i pesci sapessero che qualcosa sta arrivando. L’altro giorno il mare mi ha schiaffeggiato, duro, freddo e personale. Come se mi stesse ricordando chi comanda. Le onde non mentono. A differenza degli sciacalli in Parlamento, che sogghignano mentre ti prosciugano l’ultima goccia dell’Anima in nome dell’ordine.
Sì, i politici. I banditori. I banchieri. I consulenti. Gli esattori delle tasse.
Parassiti. Tutti quanti.
Si nutrono dei vivi. Succhiando dal sudore dei lavoratori, dal sangue dei costruttori, dall’ultimo respiro dei coraggiosi. Scrivono le leggi con una mano e scavano le tombe con l’altra. Vi vendono schiavitù confezionata come dovere, avvolta in un linguaggio burocratico così noioso da poter uccidere il bestiame.
E i contabili, Dio ci aiuti, gli impiegati pallidi con le loro cravatte e i loro occhi spenti. Difensori del regno dei fogli di calcolo. Predicatori di bilanci e piani di ammortamento, inginocchiati davanti ai loro dei trimestrali mentre la terra brucia sotto i loro piedi.
PNG. Tutti quanti. Abiti di carne senza vita che riecheggiano il gergo governativo e gli incantesimi finanziari che non hanno mai scritto e che non capiscono.
Nel frattempo, qualcosa di antico si sta svegliando sotto il mare. E non gli importa delle fasce di imposta.
Sussurri da Kampala parlano di millepiedi giganti che strisciano attraverso tunnel dimenticati, dove le mappe coloniali diventano vuote. Altri parlano di Quetzalcoatl, non il dio sterilizzato nelle brochure dei tuoi musei, ma la cosa vera. Il verme del tempo piumato. La tempesta arrotolata nella memoria. Risvegliata dal sangue, dal fumo e dal respiro di un vero sciamano.
E io? Sto uscendo di nuovo.
Non tornerò per un po’. Ho una barca. Ho l’attrezzatura. Ho le cicatrici. Sto andando in profondità. Oltre dove finiscono le mappe, nella trincea dove muore il sonar. Nel luogo in cui la verità non ha bisogno di permesso per esistere.
Il mondo sta cambiando. La tempesta non sta arrivando, è già qui.
E quelli che hanno costruito questa fattoria di schiavi di carta e tasse?
Saranno i primi ad annegare.
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