L'icona del Rosario

Se l'Europa vota Barabba.


E’ di ieri la notizia della sentenza della Corte di Strasburgo, che ha dato ragione a una famiglia residente in Italia e contrarissima all’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche. Tante le reazioni, anche molto forti, contro la decisione europea che pretende di far tabula rasa delle nostre tradizioni in nome di una malintesa laicità. Tanto più che a chiedere a gran voce la rimozione non sono esponenti di altre religioni che si sentono offesi dalla croce - significativa, a questo proposito, la presa di posizione dell’Ucoii, l’unione delle comunità islamiche italiane - ma dai laicisti nostrani. Sul Giornale di oggi pubblico un’intervista a Vittorio Messori sull’argomento, e una scheda con la ricostruzione della storia della croce. Ricordo che anche la croce rossa su fondo bianco, simbolo delle persone e delle istituzioni ospedaliere, ha origini religiose, perché si rifà all’abito dei padri camilliani. Dunque andrebbe eliminata anche dal Pronto Soccorso come dalle ambulanze, per non offendere la sensibilità dei laici. E che mi dite del segno +? E’ vero, si tratta di un simbolo che ha a che fare con la matematica, non con la fede, ma come escludere che possa ferire la sensibilità di qualcuno? Meglio sostituirlo con una faccina sorridente (però in quel caso potrebbero offendersi i seguaci della religione del Sol Invictus…). Attenzione poi che anche il segno ×, non dimentichiamo che si tratta della croce di Sant’Andrea, cambiamo pure quello. Ma non è finita qui: come la mettiamo con le scuole pubbliche dedicate a dei santi? Vicino a casa mia c’è la Media statale “Francesco d’Assisi”: e se si offendono i figli della famiglie benestanti che non ritengono quello di San Francesco un esempio da imitare? O l’associazione cacciatori, perché con i lupi non si parla, ma gli si spara? E che dire, invece, delle scuole statali dedicate, ad esempio, a Gramsci? Non potrebbero offendere il sentimento politico di alcuni degli allievi anticomunisti? E dei nomi delle vie, vogliamo parlare? Come potrebbe mai sopportare un intellettuale post-conciliare aperto alla modernità di abitare in via San Pio X? E del computo degli anni, che ne facciamo? Perché mai un laico deve sottostare al sopruso di un calendario che pretende di contare gli anni dalla nascita di Gesù Cristo? Che laicità è mai questa? Meglio tornare alla data della fondazione di Roma (ma i laziali saranno d’accordo?), o trovare un calendario alternativo, magari assiro-babilonese. Ci si potrebbe poi aspettare una sentenza europea sulla domenica (dies Domini, il giorno del Signore, memoria della resurrezione di Gesù Cristo): perché siamo costretti a festeggiare proprio il giorno in cui i cattolici vanno a messa? Per favorirli? Non è laico… Si proponga il martedì (non il mercoledì perché c’è l’udienza del Papa), un giorno sufficientemente lontano dalla domenica cristiana, ma anche dal venerdì islamico e dal sabato ebraico. Laicità vorrebbe che si abolissero pure la festa del Natale (si potrebbe piuttosto festeggiare il Capodanno cinese, ma i tibetani che vivono in Italia sarebbero d’accordo?). Troppe domande, meglio finire. Meglio metterci una croce sopra… Croce che, nelle reazioni di queste ore, viene troppo spesso presentata soltanto come simbolo culturale, innocua suppellettile tradizionale accanto a cancellini e lavagne, brandello di un passato identitario da rivendicare. Ma i cristiani sanno che attraverso quel “dulce lignum” e le indicibili sofferenze del figlio di Dio, dell’unico uomo che ha detto di essere “Via, Verità e Vita”, è passata la nostra salvezza, la nostra redenzione.Andrea Tornielli, Il Giornale.