L'icona del Rosario

Il dono di Gesù Bambino è la ragione della bimillenaria gioia dei cristiani.


Santa Messa nella Notte della Natività del SignoreIs 9, 1-3.5-6; dal Salmo 95; Tt 2,11-14; Lc 2, 1-14Omelia del Patriarca S. E. R. Card. Angelo ScolaVenezia, 25 dicembre 20071. «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (Is 9,2) ha annunziato il Profeta nella Prima Lettura. «Gioiscano i cieli, esulti la terra» (Sal 95,11) gli ha fatto eco il Salmo responsoriale preparando l’annuncio dell’angelo ai pastori: «Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo» (Lc 2,10). Tutta la liturgia di questa notte santa è un inno di gioia e ciascuno di noi ne è in qualche modo contagiato, perché la gioia spalanca alla speranza e suscita una più intensa voglia di vita. Ma la letizia e la speranza nascono solo da un grande dono: «Oggi la verità è sbocciata dalla terra. Cristo è nato dalla nostra umanità» (Sant’Agostino). Il Verbo si fa carne, si fa uno come noi. Dio ha voluto, nella sua infinita misericordia, condividere la nostra vicenda umana, assumendo la nostra umanità per farci partecipi della Sua stessa vita divina. Il dono di Gesù Bambino è la ragione della bimillenaria gioia dei cristiani. 2. Su questo fatto irrevocabile, storicamente registrato dai preliminari di un censimento (Lc 2,1), è fondata la nostra speranza. L’Eterno è entrato nel tempo: la gioia del Santo Natale è l’espressione tangibile del dono della vita beata e del suo anticipo quaggiù. Infatti «la fede – scrive il Santo Padre nella sua recentissima Enciclica - non è soltanto un personale protendersi verso le cose che devono venire… Essa attira dentro il presente il futuro… Il fatto che questo futuro esista cambia il presente» (Benedetto XVI, Spe salvi, 7). 3. Nel Santo Natale Dio ha scelto di fare propria la tenera fragilità di un bambino. Egli mostra così a tutti gli uomini che la sua potenza è la misericordia infinita. La carne di questo bambino diventa «il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Padre per sempre, Principe della pace» (Is 9,5). Nella parola pace è riassunto tutto il bene-essere dell’uomo nel rapporto con se stesso, con gli altri e con Dio. In questo bambino la nostra vita è posta al sicuro («hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle» (Is 9,3). Fatica o affanno non sono più l’ultima parola del quotidiano mestiere di vivere, perché in questo Dio-Bambino ognuno di noi sa di essere al riparo dalla morte e dal male. A Natale facciamo tutti una qualche esperienza di pace. 4. «Oggi è nato per noi un salvatore» (Ritornello del Salmo responsoriale). Questo “oggi”, in cui Dio nasce dalla nostra umanità, cambia il ritmo del tempo. Ed è il ritmo a dare senso al tempo, a strapparlo al suo scorrere monotono. Tutti gli uomini delle nostre terre e di quelle toccate dal cristianesimo percepiscono che il Natale interrompe il ritmo abituale del tempo per offrirci una sosta di pace e di riposo. E il tempo del riposo aiuta ad equilibrare gli affetti e il lavoro. Per questo la Chiesa ci invita a rendere vere (santi-ficare) la domenica e le feste mettendo al centro l’esigenza di ogni uomo di rinnovare il senso ed il gusto del rapporto con se stesso, con gli altri e con Dio. Il riposo possiede pertanto un’inestirpabile valenza personale e sociale. È rischioso sacrificare il riposo festivo ad un consumismo ossessivo. Per questo la Chiesa esorta le autorità competenti a vigilare perché venga salvaguardata la dimensione sociale del riposo. 5. Gesù Bambino «ci insegna a rinnegare l’empietà… e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2,12). La semplicità dei pastori e la dedizione amorosa di Sua Madre ci invitano ad accogliere fino in fondo nella nostra vita il Santo Bambino. Egli è il criterio di misura che Dio ha dato all’umanità. Per seguirLo ci è chiesta l’umile disponibilità a cambiare. Il palpito di tenerezza che ora anima il nostro cuore come una vera scintilla di eternità è chiamato a generare rapporti nuovi, improntati all’amore come dono sincero di sé. In tutti gli ambienti dell’umana esistenza portiamo la buona novella della nascita di Gesù. Amen.