Genoa ti amo!

Qualcuno è genoano perché è nato vicino al mare. Qualcuno è genoano perché il bisnonno, il nonno, lo zio, il padre e la madre erano genoani, il cugino no! Qualcuno è genoano perché ha visto perdere quasi tutte le partite fondamentali. Qualcuno è genoano perché quelle poche che ha visto vincere le ha cantate in gola fino alla fine di quella notte ed ancora al ricordo si scopre le lacrime agli occhi. Qualcuno è genoano perché ha solo visto vendere giocatori. Qualcuno è genoano perché la maglia rossoblu è bellissima sullo sfondo di un prato verde. Qualcuno è genoano perché quando da bambino diceva di tenere Genoa, negli occhi degli adulti vedeva quella malinconia e quell'orgoglio che non avrebbe più ritrovato se non nei suoi occhi di adulto. Qualcuno è genoano perché a Natale gli avevano regalato il disco dell'inno. Qualcuno è genoano perché non vede l'ora che entrino le squadre per cantare l'inno. Qualcuno è genoano perché si va in serie C con una festa allo stadio in diecimila. Qualcuno è genoano perché c'è la gradinata nord. Qualcuno è genoano perché quando in gradinata si tendono le braccia all'urlo Genoa sembra di essere su di una locomotiva che trancia i binari. Qualcuno è genoano perché il mare di Nervi è blu e le creuze di Carignano sono rosse. Qualcuno è genoano perché da bambino credeva che al mondo esistessero solo due colori. Qualcuno è genoano perché si va a Modena a salvarsi dalla C in 8.000. Qualcuno è genoano perché si va a Ravenna a perdere la serie A in 12.000. Qualcuno è genoano perché si va ad Amsterdam in 6.000 sapendo di non potercela fare. Qualcuno è genoano perché Iorio l'ha buttata dentro e vuoi vedere che. Qualcuno è genoano perché Genova si colora di rossoblu quando altri vincono lo scudetto.

Creato da pulvaz il 29/07/2006

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Uno stadio per Figueroa

Post n°519 pubblicato il 30 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..


E’ una bella atmosfera quella che fa da contorno a un
Genoa-Fiorentina finalmente da serie A. E le strade che conducono al
Ferraris si riempiono di tifosi con abbondante anticipo.


Il rossoblu è certamente il colore dominante ma neppure il vivace
gruppo di tifosi viola, arrivati a Genova a bordo di una decina di
pullman, non passano inosservati. Soprattutto a causa di antiche
rivalità anni Ottanta quando molto forti erano i gemellaggi tra genoani
e pisani e tra fiorentini e doriani. All’epoca, ad aumentare la
ruggine, contribuì anche il grave infortunio che, il 22 novembre 1981,
causò a Giancarlo Antognoni la frattura delle ossa craniche dopo uno
scontro di gioco con il portiere Silvano Martina. Ma questa è pura
storia ultrà. Negli anni più recenti, per motivi diversi, le due
tifoserie hanno attraversato l’inferno come novelli Dante per poi
uscirne addirittura rafforzate. Alla faccia dei maligni e grazie al
potere della fede calcistica. Più attriti, a voler proprio essere
pignoli, oggi sembrano esserci fra i due presidenti: Preziosi e Della
Valle non si sono mai amati e, da uomini di carattere, non hanno mai
fatto nella per nasconderlo. Così come Pantaleo Corvino, diesse
gigliato, non ha mai celato il suo essere tifoso genoano.

Se il
pre-partita è all’insegna dei più tipici battibecchi e cori tutt’altro
che amichevoli, dal fischio d’inizio in poi - soprattutto da parte
genoana - il fiato viene usato esclusivamente per sostenere la propria
squadra. La conferma più piacevole è notare quanto, dalla Gradinata
Nord, il tifo si espanda a macchia d’olio in tutto lo stadio. Al punto
che anche una Sud stracolma fa la sua bella figura; non solo nei
controcanto ad alcuni dei più suggestivi cori del panorama delle
tifoserie europee, ma con un contributo pressoché costante.


La partita è tesa e vibrante. Assolutamente mai noiosa. E, quando
potrebbero esserci dei cali di ritmo, ci pensa l’arbitro Morganti a
tener vivi gli animi con decisioni alquanto discutibili. Un po’ per
colpa sua, un po’ per il balbettante supporto dei suoi assistenti di
linea. Chi dopo mezz’ora ne fa le spese in prima persona è Fabrizio
Preziosi. Proprio lui che rappresenta l’anima più pacata e riflessiva
della famiglia del re dei giocattoli. La sua passerella sotto l’altare
del tifo rossoblu per raggiungere l’ingresso degli spogliatoi è una
standing ovation. Con il trascorrere dei minuti gli sbuffi e la rabbia
del Ferraris montano in un crescendo i cui effetti sono utili soltanto
a rendere ancora più confusa la direzione di gara. Persino dalla gabbia
(così viene chiamato il settore ospiti) viola si alzano improperi nei
confronti dell’arbitro.


Il Genoa, costretto dalla scelta del capitano ospite Ujfalusi a
giocare il secondo tempo attaccando verso la Sud, non alza mai il piede
dall’acceleratore. Leon, mai domo e talvolta ingordo, è la scintilla
positiva della sfida. Ma la Fiorentina non sta a guardare, ribatte con
ripartenze che seminano preoccupazioni tra i sostenitori avversari e
testano la solidità della difesa genoana. Il 32’ della ripresa
rappresenta un momento storico per la gestione-Preziosi. La lavagnetta
luminosa del quarto uomo indica l’ingresso in campo di Figueroa. Il
26enne argentino, arrivato sotto la Lanterna, dopo le ottime
impressioni offerte in nazionale ma con il ginocchio sinistro
malconcio. Dopo aver subito due delicatissimi interventi chirurgici ora
sembra essere uscito dal tunnel. La gente rossoblu, ormai quasi
rassegnata a privarsene per sempre, lo accoglie come un eroe. Morganti,
invece, dopo quattro-secondi-quattro lo fa fischiandogli,
ingiustamente, un fallo contro. Il sipario cala su un’occasionissima
che Di Vaio calcia a fil di palo. Alla fine il punto che va ad
aggiungersi in classifica è di quelli pesanti. Il popolo del Grifone lo
sa e torna a casa ancora una volta soddisfatto.


 

 
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