Piazza CarloGiuliani

la zona rossa...


Ieri sera ad Annozero hanno nuovamente parlato del G8 di Genova del 2001. Ospiti in studio da Santoro c'erano Agnoletto, il padre di Carlo Giuliani, il carabiniere - pardon l'EX  carabiniere - Placanica, il poliziotto - nonchè rappresentante di un sindacato di Polizia - Ascerto e "l'illustre" Ignazio Larussa. Come sempre oramai da sei anni e quasi cinque mesi  (e non sette caro il mio Larussa) le immagini sulle infamie di quei giorni hanno il potere di far affiorare, insieme alla rabbia e al senso di impotenza, le lacrime. E lo scambio di sms con il mio amico e compagno di viaggio di questo blog, anche se non ha stemperato le lacrime, ne la frustrazione e l'amarezza, ha rafforzato la condivisione di un pensiero comune sapendo che anche lui stava guardando le stesse immagini, ascoltando le stesse parole. E non è poco, credetemi. Perchè a distanza di sei anni e quasi cinque mesi c'è ancora chi ha il coraggio, come "l'illustre Larussa" di negare l'evidenza dei fatti. Che questo sia stato fatto nei giorni e nei mesi immediatamente successivi al G8 posso anche capirlo, ma adesso no. Non ci possono più essere scuse. Non si possono guardare quelle scene da repressione cilena e dire: "le tute bianche non hanno indossato le tute bianche per confondersi con il black block". Si dovrebbe provare solo vergogna nel pensarla una frase del genere, figuriamo poi pronunciarla. Non si può -  guardando le immagini di Carlo Giuliani steso per terra con la camionetta che gli passa sopra con le PROVE che qualcuno in divisa ha voluto anche "offendere" Carlo da morto spaccandogli la fronte con un sasso - restare indifferenti, e non fare ammenda per quanto QUEL governo ha permesso in quei giorni alle forze del (dis)ordine. Non si possono guardare le immagini dei ragazzi che uscivano in barella dalla scuola Diaz, o le pozzanghere di sangue dentro la scuola e non chiedere SCUSA a nome dello Stato. Non si può, eppure c'è chi continua a farlo. C'è chi continua a nascondersi dietro i giochi di parole, le precisazioni ("Fini non c'era il venerdì, è andato il sabato, devi essere preciso"),  c'è chi continua negare la connivenza con i black-block, e continua  a difendere a spada tratta l'operato delle forze del (dis)ordine di quei giorni. Fra tutte le immagini e tutte le conversazioni che ho visto ed  ascoltato, e rivisto e riascoltato mille volte - il ragazzo pestato da Perugini, la gente che dalle finestre dei palazzi grida ai poliziotti e carabinieri che sono assassini, che la smettano di picchiare, la ragazza uscita in barella dalla Diaz con il crani fracassato, i blindati della celere che caricano a tutta velocità i manifestanti ... e potrei continuare all'infinito - senza ancora averci fatto l'abitudine...PERCHE' NON CI SI PUO' ABITUARE..voglio ricordare qui a chi passerà e leggerà un passo di una deposizione rilasciata  durante il processo ai manifestanti da un poliziotto che alle domande dell'avvocato della difesa così risponde. E poi ditemi se qualcuno non dovrebbe vergognarsi di indossare una divisa a "tutela dei cittadini"...Stefi Difesa: Lei ha visto qualcuno dei suoi uomini lanciare dei sassi verso dei dimostranti? Poliziotto:che ho visto qualcuno dei miei uomini no ... non ho detto che non li hanno lanciati ho  ho detto che non li ho visti io.....Difesa:Lei ricorda quella scena? chi può essere quell'agente? ... Poliziotto: ero io.