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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 08 Aprile 2007 da geopoliticando

EVOLUZIONI IN SOMALIA, GIUNTE TRUPPE UGANDESI

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immagine  SOMALIA 4

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Con questo articolo vogliamo aggiornare i nostri lettori sulla situazione in Somalia, in particolare nella capitale del Paese del Corno d'Africa, Mogadiscio.

Le ultime notizie di cui abbiamo dato conto ci davano il contingente etiope, congiuntamente alle truppe del governo legittimo somalo, alle prese con dure controffensive delle Corti Islamiche, controffensive che si concretizzano in attentati e imboscate all'interno della città.

Come sempre vogliamo sgombrare il campo da interpretazioni non corrette della realtà. La presenza delle truppe etiopi è legittimata dall’Unione Africana. L'Unione Africana, che potremmo brevemente definire una Comunità Europea in divenire, ha l’autorità di disporre invii militari.

L’intervento dell’Unione Africana è stato richiesto dal governo di transizione, legittimo, somalo (nato al quattordicesimo tentativo diplomatico dal 1991) e si è andata via via rafforzando attraverso l’invio in Somalia, sempre su indicazione dell’Unione e sempre su richiesta del governo somalo, di truppe di altri Paesi del Continente nero. Infatti:

le truppe presenti attualmente in Somalia sono, oltre quelle dell'Etiopia, anche quelle dell':

  • Uganda, con 1.600 soldati (fonte Unione Africana);

E' stato inoltre promesso (quindi questi ultimi non sono ancora sul campo) l'invio di altri 2.500 uomini, provenienti da:

  • Ghana;
  • Malawi;
  • Burundi;
  • Nigeria

  • La lega araba si è dichiarata contraria all'intervento di truppe straniere.

Osservatori internazionali ritengono però che il numero delle truppe di pace dovrebbe salire almeno ad 8.000.

Lo spazio che vogliamo dare alla situazione somala nasce dalla nostra convinzione, già riportata nei precedenti articoli relativi all'argomento, che la Somalia sia uno dei tre principali fronti aperti nella guerra contro il terrorismo, fronti che quindi riportiamo qui di seguito:

  • Afghanistan;
  • Iraq;
  • Somalia.

Attualmente la situazione che vede Al Quaeda in maggiore difficoltà è in Iraq dove il rafforzamento militare americano (nuovo comandante, generale Patraeus e nuove modalità di guerra, vd. "Iraq 2 - Motivazioni del nuovo bagno di sangue contro gli sciiti in Iraq"), il miglioramento dei rapporti tra le parti (es. legge sul petrolio (vd. "Iraq 3 – Prospettive per l’Iraq e la nuova legge sul petrolio")stanno rendendo più difficili i massacri di civili inermi da parte di Al Quaeda.

In Somalia la battaglia è aperta in quanto gli USA non sono presenti in modo diretto.

Avevamo anche accennato all'accusa fatta dagli etiopi all'Eritrea sul fatto di aver sostenuto le coorti islamiche e di sostenerle ancora.

Questo sospetto è diventato molto più fondato dopo le dichiarazioni del Ministro Eritreo dell'Informazione Ali Abdu che ha dichiarato alla BBC che solo un immediato ritiro delle truppe ugandesi può evitare la destabilizzazione di tutto il Corno d'Africa e che un nuovo Vietnam le attende.

Dichiarazioni strane se si pensa che l'Eritrea fa parte di quella stessa Unione Africana che invece legittima la presenza ugandese.

Il sospetto che muove Ali Abdu è che, dietro le truppe etiopi e ugandesi vi siano gli americani.

Il Financial Times, a questo proposito, lo scorso 17 marzo, ha lasciato intendere che il Presidente Ugandese Museveni abbia preso la decisione di inviare le proprie truppe per distrarre la propria opinione pubblica dai problemi interni (scioperi dell'apparato giudiziario e opposizione in piazza).

Il Quotidiano ha anche notato come gli USA abbiano toni particolarmente concilianti da quando Museveni collabora alla guerra al terrorismo. In ogni caso la presenza dei Servizi americani sul territorio è oggettivamente dimostrata e neanche nascosta quindi le dichiarazione del Ministro eritreo non aggiungono nulla di nuovo in tal senso.

Inoltre le dichiarazioni di Ali Abdu contro gli ugandesi non considerano l’avvicinamento tra uno dei più importanti clan somali, il clan Hawiye e l’esercito etipopico. Quest’ultimo ha raggiunto un accordo con il potente clan Hawiye per una tregua dopo gli ultimi violenti scontri che a Mogadiscio sono costati la vita ad almeno un ventina di persone. "Dopo serie discussioni sull’attuale situazione politica, abbiamo deciso, d’intesa con ufficiali dell’esercito etiopico, per un cessate il fuoco" ha detto Ugas Abdi Dahir Mohamed, portavoce degli anziani del clan.

La notizia è molto significativa in quanto il clan Hawiye partecipava in modo neanche troppo indiretto al governo delle coorti islamiche. All’interno delle coorti stesse esistono certamente elementi moderati da tenere in debita considerazione. D’altro canto anche il governo legittimo somalo del Presidente Yusuf è musulmano. Il problema nasceva dai campi di addestramento di Al Quaeda presenti sul territorio somalo e sulla presenza di importanti luogotenenti del movimento terrorista all’interno delle coorti stesse.

I tre super-ricercati erano e sono Abu Talha al-Sudani, sudanese, Fazul Abdullah Mohammed, delle isole Comore, e Saleh Ali Saleh Nabhan, keniano. Fazul Abdullah Mohammed è accusato di avere organizzato gli attentati contro le ambasciate americane di Nairobi, dove morirono 250 persone, e Dar es Salaam, nel 1998, e gli attacchi all’hotel Paradise, con una trentina di morti, e a un aereo che trasportava turisti israeliani, anche se quest’ultimo fallì.

Ali Saleh Nabhan è il suo più importante aiutante, mentre Abu Talha al-Sudani è considerato il tesoriere dei fondamentalisti somali, poiché terrebbe i rapporti tra finanziatori occulti del terrore, governo sudanese e governo delle Corti islamiche.

La presenza di Al Quaeda tra le Coorti è stata dimostrata anche dalle dichiarazioni del 'numero due' di Al Qaeda, Ayman al Zawahri, il quale ha affermato, subito dopo l’arrivo degli etiopi, che i combattenti islamici "spezzeranno la schiena" agli etiopici che sono stati trascinati dagli Stati Uniti in una "vera catastrofe" nel Paese confinante. "Annuncio la buona notizia a Bush: ha invischiato i suoi schiavi etiopici in una vera catastrofe in Somalia (vd. "Somalia 3 – Nuovi attentanti a Mogadiscio, chi li ha compiuti e situazione attuale".

Questo breve articolo ci impone alcune riflessioni:

- una prima valutazione della concretezza dell'Unione Africana che tenta di non rimanere solo una struttura sulla carta e che, seppur con grande difficoltà, riesce ad inviare truppe di vari Paesi in aree molto difficili;

- la mancanza di un numero sufficiente di truppe di pace che, così come sono dislocate ora sul terreno, rischiano solo di diventare bersagli facili. I sudanesi contano già le prime perdite;

- l'atteggiamento ondivago dell'Eritrea che, pur facendo parte dell'Unione Africana, consiglia ai sudanesi di andarsene.

La sensazione che se ne ricava è che l'Eritrea venga, in questa fase, "manovrata" dalla Lega Araba nel senso di giocare sull'odio che Asmara nutre nei confronti di Addis Abeba. L'Eritrea non è un Paese completamente musulmano, anzi i cristiani raggiungono poco meno del 50% della popolazione, quindi le motivazioni di contrasto con l’Etiopia appaiono più storiche, di contenziosi territoriali, che religiosi.

Una chiarificazione dei rapporti Etiopia – Eritrea potrebbe certamente aiutare ad un più veloce superamento della crisi in atto, "This thing in Somalia cannot be stopped unless these guys stop their quarrel," an African diplomat in the region said. La riflessione riportata è condivisa da Geopoliticando: "questa cosa (i violenti scontri) in Somalia non può essere fermata a meno che questi ragazzi (etiopi ed eritrei) non smettano di litigare".

Segnaliamo in ultimo che il governo legittimo di transizione somalo si dichiara fiducioso per una soluzione pacifica del conflitto in atto dando ampio credito alla riunione del prossimo 16 aprile a cui parteciperanno politici e datati signori della guerra. Solo un’equa divisione dei poteri potrà portare a un potenziale accordo.

PER CHI VUOLE SAPERNE DI PIU':

L'Unione Africana (abbreviato UA), è stata fondata il 9 luglio 2002, a Durban in Sudafrica in sostituzione dell'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA). Creata sul modello dell'Unione Europea (ma con poteri ridotti), si pone come obiettivi la promozione della democrazia, dei diritti umani e dello sviluppo in Africa. La sede dell'UA si trova ad Addis Abeba in Etiopia.

L'UA comprende i paesi dell'intero continente ad eccezione del Marocco che ha deciso di rimanere fuori dall'UA, a causa del riconoscimento da parte dell'Unione dell'indipendenza dell'antica colonia spagnola del Sahara Occidentale, che il Marocco rivendica come parte del suo territorio.

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Bandiera dell'Unione Africana

Per altre informazioni guarda anche "per chi vuole saperne di più" dell'articolo "Somalia 3 - Nuovi attentanti a Mogadiscio, chi li ha compiuti e situazione attuale" e anche "Somalia 2 – Possibili Motivazione dell’Etiopia" e "Somalia 1 – Via da Mogadiscio le Coorti islamiche".

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