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Un blog creato da igino.melotti il 04/11/2008

L'ATTENTATO A GEX

Essendo fermamente convinto che Corrado Gex fu vittima di un attentato, intendo pubblicare i punti più salienti della vicenda, nonché denunciare strani ammanchi ed occultazioni di alcuni importanti documenti e falsificazione di altri. A questo scopo, ogni settimana, pubblicherò un post corredato da documenti ufficiali e commenti esplicativi e, nell’ultimo, rivelerò le modalità con cui gli esecutori materiali agirono. I mandanti, invece, potrebbero essere individuati dalle autorità competenti, se decidessero di indagare a fondo su fatti e comportamenti a dir poco sospetti. Igino Melotti

 
 

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MEMORIA DI CORRADO GEX

Post n°87 pubblicato il 17 Aprile 2011 da igino.melotti

A distanza di oramai 45 anni dalla morte del deputato valdostano Corrado Gex, che si schiantò sulle colline di Ceva con un aereo assieme a sette passeggeri, ritengo doveroso scrivere un memoriale che, nello stesso tempo, sia un monito nei riguardi di coloro che intendono barare.

Gli otto passeggeri dell’equipaggio del Pilatus Porter persero la vita a causa di assurde rivalità tra i diversi Servizi Internazionali, cui poco importano i comuni mortali.

Per essere più precisi, diciamo che tutto ciò che avvenne prima e dopo la sciagura del 25 aprile 1966 fu frutto dell’ accurata regia del possente colonnello Renzo Rocca, dirigente del SIFAR e responsabile del REI: Il compito del REI era quello di reperire i fondi che le aziende italiane FIAT (con Valletta in testa) elargivano ai Servizi Segreti Italiani e di raccogliere quelli provenienti dalla lucrosa attività delle triangolazioni con i paesi sotto embargo, tipo URSS e Sud Africa.

Denaro vuol dire potere e il colonnello Rocca, ai primi degli anni ’60, di denaro e potere ne aveva a dismisura. Per qualche anno si occupò del reclutamento in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta di elementi che servivano ad ingrossare le fila dei Servizi Segreti e della Gladio Bianca. A quell’epoca, assieme a Edgardo Sogno, era un frequentatore di una baita di proprietà di Piero Savoretti nei pressi di Courmayeur e fu così che creò una cellula della Gladio Bianca ad Aosta. Fu promotore della società Aer Aosta, alla quale fornì in maniera occulta un Pilatus Porter per attività ancor più occulte.

Il velivolo, noto con la sigla I-CONA, portava sulla carlinga la vistosa scritta AER AOSTA, come se appartenesse effettivamente a tale società, quando invece si trattava di un aereo con il più ambiguo e oscuro passato che si potesse immaginare. Dalla società svizzera che costruisce tale tipo di velivoli non sono riuscito ad ottenere alcuna informazione; negli uffici del Registro Aeronautico non è stato possibile neppure entrare, come se si trattasse di un segreto di Stato. Per risalire al “curriculum “ di quel velivolo, ho dovuto basarmi su di una tabella fornitami dalla Procura di Mondovì (all. n. 1). Dall’esame di detta tabella, si può rilevare che il velivolo in questione fu assemblato nel 1962 presso le Officine Aeronavali s.p.a. di Venezia Lido, ma fu immatricolato solo il 1° luglio 1965. Faccio rilevare che, senza il certificato di immatricolazione e quello di navigabilità un aereo non può volare e da ciò si deduce che per ben tre anni il Pilatus Porter è rimasto ad arrugginire in qualche piazzale o hangar non ben precisato, a meno che non abbia operato, come credo, in forza ai Servizi segreti, ai quali è concesso il mancato rispetto di tutte le regole.

Un’altra stranezza sta nel fatto che il certificato di immatricolazione n. 5019 sia datato 01/07/1965 e che alla data del 25/03/1966 l’aereo sia stato sottoposto ad una revisione, che si rende obbligatoria dopo le 1200 ore di volo. Facendo due conti, dobbiamo dedurre che il nostro Pilatus Porter in quasi nove mesi ha volato per 1200 ore, pari ad una media di 4,5 ore al giorno, festivi compresi, cosa piuttosto inusuale per quel tipo di velivolo. Dopo la revisione, l’aereo è stato trasferito ad Aosta con la sigla I-CONA e, stranamente, pur essendo trascorsi solo nove giorni, fu sottoposto in loco ad un intervento tecnico per la sostituzione di importanti parti del motore. A ben riflettere, viene da pensare che a Venezia il velivolo non abbia subito alcuna revisione ma che si sia intervenuti sul mezzo solo per installare occultamente sofisticati congegni di ripresa aerea, celati nel timone verticale di coda. Per questa ragione, a poche ore di distanza dall’impatto, gli uomini di Rocca intervennero per smontare il timone ed occultarlo così bene che è stato trovato solo dopo quarantaquattro anni. La commissione Alessandrini o aveva gli occhi bendati o fece finta di non accorgersi della mancanza di un pezzo così vistoso e importante.

Al ritorno da un viaggio in Francia, il 25 aprile 1966, il velivolo fece scalo ad Albenga per rifornimento e alle ore 16,47 Z  decollò ai comandi di Corrado Gex. Portandosi subito in quota, il pilota, chiesto il permesso alla torre di controllo di Genova, sorvolò la città di Savona dieci minuti dopo il decollo. Informò la torre di controllo di Genova di aver sorvolato Savona e che il volo si svolgeva nella normalità ad una quota superiore allo strato di nuvole che, nei punti più alti, raggiungeva gli 800 m, lasciando scoperte le cime montagnose superiori a 1000 m. A quella quota il cielo era tranquillo e sereno.

Alle h 17,07 Z, dieci min. dopo aver lasciato Savona e 20 min. dopo il decollo, il velivolo si trovava sulla verticale di Millesimo e lì successe qualcosa di anormale, in quanto l’aereo, come impazzito,  si lanciò a bassa quota addentrandosi nei corpi nuvolosi alquanto insidiosi, trattandosi di straticumuli e fractocumuli. Per ben 25 minuti, tempo che sarebbe stato sufficiente per raggiungere tranquillamente Torino, il velivolo vagò senza meta da una parte all’altra dell’ampia vallata in mezzo ai corpi nuvolosi, compiendo una mortale gimkana che si concluse con lo schianto in assetto di picchiata in un pianoro. Una strana considerazione è che, se l’aereo si fosse trovato in una assetto orizzontale, in quel pianoro avrebbe potuto effettuare un atterraggio di emergenza e, inoltre, in quella zona secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni oculari, il temporale era oramai cessato da oltre 10 min. Quindi il maltempo non ebbe alcuna influenza sull’incidente.

Al colonnello Rocca fu chiaro che quella sciagura fu una lezione personale nei suoi riguardi perché non ci si permettesse più di fare “birichinate” ai Paesi vicini e che, a quel punto, fosse importante per coprire le sue responsabilità fare apparire la disgrazia come dovuta a cause naturali e all’imperizia del pilota. La strategia che mise in atto, che poi si rivelò vincente, fu quella di far archiviare immediatamente il caso dalla competente procura, far sequestrare tutto il materiale fotografico dall’aeroporto di Aosta, in modo che non fosse rintracciabile la sua presenza né quella di personaggi a lui legati, e, infine, far scomparire la documentazione cartacea del Pilatus Porter, in particolare il libretto delle manutenzioni, perché non si potesse risalire al passato del velivolo. Un altro punto delicato era quello di trovare una persona di estrema fiducia e di grandi capacità per la direzione dell’Aer Aosta e dell’Aeroclub, fino alla completa archiviazione del caso. La sua scelta cadde su Bruno Milanesio e mai tale decisione fu così appropriata, giacché il Milanesio dette subito prova del suo sangue freddo e delle sue notevoli capacità.

Il caso volle che i Carabinieri di Ceva arrestassero due giovani per aver sottratto alcuni pezzi del velivolo incidentato e che la Procura di Mondovì intentasse un procedimento nei loro riguardi. Richiesto al Milanesio, nella qualità di direttore, di volersi produrre come parte civile in quanto si riteneva che l’Aer Aosta fosse proprietaria del velivolo, quest’ultimo riuscì abilmente a togliersi dall’impiccio, sapendo che mai avrebbe potuto esibire un certificato di proprietà, evitando che  divenisse di pubblico dominio il fatto che la società da lui rappresentata non aveva mai posseduto alcun velivolo ed era solo una società di copertura al servizio dei Servizi Segreti.

Un altro pesante intervento il col. Rocca lo fece nei riguardi della commissione d’inchiesta presieduta dal gen. Bruno Alessandrini. Non si sa se il generale fosse già un suo uomo ovvero se Rocca fece pressione presso di lui affinché sorvolasse su certi punti, benché cruciali, e producesse dei documenti che avrebbero inevitabilmente portato l’inchiesta all’archiviazione come incidente per cause naturali. La commissione ignorò volutamente il fatto che mancassero dei documenti importanti come il libretto di manutenzione e sorvolò sulla lampante contraddizione circa la proprietà del velivolo che da una parte risultava appartenere alle officine Aeronavali di Venezia Lido, mentre dal piano di volo redatto da Gex risultava come proprietario un altro soggetto. La cosa più plateale fu la descrizione dello scenario post-incidente, completamente diversa da quella che si leggeva nel rapporto dei Carabinieri: secondo questi ultimi,  due corpi giacevano carbonizzati nella cabina di pilotaggio mentre gli altri erano sparsi nei dintorni ancora integri (versione confermata da alcuni testimoni); secondo la Commissione Alessandrini, tutti i corpi erano ammassati in un tutt’uno all’interno della cabina di pilotaggio completamente carbonizzati. A mio avviso, tale versione fu ideata appositamente per rendere superflua qualsiasi indagine autoptica: non fu, difatti, eseguita alcuna autopsia, contrariamente ad ogni regola e prassi, che avrebbe, invece, evidenziato nei polmoni dei cadaveri la presenza di gas nervino. Proprio questo gas, quando l’aereo si trovò sulla verticale di Millesimo, fu sprigionato da un particolare dispositivo all’interno del velivolo provocando un annebbiamento progressivo delle funzioni intellettuali dei piloti e da quel momento iniziò il volo anomalo del velivolo, come confermato da testimoni oculari.

Altra plateali gaffe della commissione Alessandrini le si trovano in una pagina del verbale in cui si riporta come data dell’incidente quella del 25 maggio (anziché aprile) e il numero delle vittime  ridotto straordinariamente a sette. Tutti i punti deboli che discreditano definitivamente l’operato della commissione Alessandrini sono riportati nella mia raccomandata inviata alla Procura di Mondovì (all. n. 2)

Tornando al colonnello Renzo Rocca, un altro notevole e importante suo intervento riguardò l’inserimento di un elemento chiave presso la Procura di Mondovì, che conducesse l’inchiesta in un modo a lui favorevole. Nell’aprile 1966, a Mondovì il procuratore era il dott. Ezio Trione, mentre in maggio dello stesso anno subentrò il dott. Riccardo Bausone.

C’è un detto che recita: “ A pensare male si fa peccato…ma spesso ci si azzecca”. A questo proposito viene spontaneo chiedersi se fu il dott. Bausone, quasi compaesano del col. Rocca, l’uomo inserito nella Procura di Mondovì, a fare archiviare il caso. Posso comunque testimoniare che il dott. Bausone del caso Gex se ne infischiava altamente. Alcuni anni orsono, infatti, inviai alla Procura di Mondovì una richiesta di riapertura del caso, accompagnata da adeguati documenti; trattandosi di strage, non c’era nessuna prescrizione. Il dott. Bausone mi invitò con una lettera ufficiale nei suoi uffici presso la Procura di Mondovì ma, per dimostrarmi il suo menefreghismo e il suo disprezzo mi fece ricevere da un appuntato il quale, dopo aver preso le mie generalità e avermi posto delle domande prive di senso, si limitò a prendere i documenti che avevo prodotto, che certamente saranno finiti in fondo a qualche cassetto per tutto il tempo in cui rimase in  carica come procuratore. Qualsiasi commento, a questo punto, è superfluo.

Di una cosa si può, comunque, essere certi che chi ha chiuso l’inchiesta, nonostante le plateali contraddizioni presenti nel verbale della commissione Alessandrini, deve averlo fatto coprendosi entrambi gli occhi per obbedire alla volontà del col. Rocca, il cui intento era quello che in alcun modo potesse rendersi palese la verità.

In considerazione di tutto ciò mi chiedo se la Procura di Mondovì sia la sede più indicata per far luce sui luttuosi fatti della vicenda Gex. Purtroppo, per far trasferire l’incarico ad altra Procura ci vorrebbero appoggi e mezzi di cui non dispongo.  Ne hanno in abbondanza le autorità politiche valdostane che, invece, preferiscono erigere altari in mezzo ai boschi di Ceva e utilizzare il caso Gex come una bella vettura d’epoca, da esporre ben lucidata nelle grandi occasioni, piuttosto che spezzare una lancia in favore della verità.

Ma siamo sicuri che le autorità politiche valdostane vogliano davvero la verità? O preferiscono forse che il caso Gex sia relegato nella mitologia, poiché sanno benissimo che quel nucleo di potere creato ad Aosta dal col. Rocca si è inserito come un cancro nel tessuto politico valdostano? Ne abbiamo prova in qualche giravolta politica, come quella messa in atto ai primi degli anni ‘70 da Bruno Milanesio nei confronti di Cesare Dujani, che portò in auge Mario Andrione. Ricordiamo che Milanesio, in qualità di direttore dell’Aer Aosta e dell’omonimo aeroclub, e Andrione, segretario di Corrado Gex, sotto l’egida di Renzo Rocca, hanno partecipato all’operazione di chiusura dell’inchiesta, segregandone i relativi verbali, affinché tutto fosse avvolto da un alone di mistero che persiste fino ai giorni nostri. Vietato chiedersi perché prestigiosi incarichi siano stati oggi affidati ad uno dei soggetti sopra menzionati. Che si tratti di un retaggio del passato?

Non furono soltanto queste le prodezze del col. Rocca. Aveva, infatti, predisposto un piano di riserva nel caso in cui qualcosa non avesse funzionato. Prima del processo nei confronti dei coniugi Rinaldi e del loro aiutante Giraud, il col. Rocca rese visita in carcere, badando che non rimanesse traccia, ai tre elementi suddetti allo scopo di stipulare accordi e contratti. Il documento della zarina, riportato nel libro di Mary Pace “Corrado Gex”, che vedrebbe i Rinaldi e il Giraud esecutori della strage, è frutto di quegli accordi segreti. È una vecchia abitudine dei Servizi Segreti di far firmare una cambiale in bianco ai propri affiliati.

Vorrei far rilevare che la Valle d’Aosta è sempre stata terra di conquiste da parte di dirigenti dei Servizi Segreti implicati nella Gladio Bianca. Riporto, di seguito, uno stralcio di una lettera inviatami da una persona molto addentro nella politica valdostana e avente forti legami con qualche personaggio citato nel presente memoriale.

Le cito, solo un episodio, che data nel 2003, non di decenni fa: uno dei primi atti della giunta Perrin fu di nominare a capo della sicurezza regionale il generale Paolo Inzerilli, già capo di stato maggiore del SISMI e capo di Gladio. Quindi un partito che ha nei suoi statuti la “sovranità” della Valle d’Aosta nomina uno dei più controversi esponenti degli anni della strategia della tensione, come tale sospettato di reati che vanno fino alla strage, in una posizione in cui può controllare qualunque atto, telefonata, messaggio, dell’amministrazione regionale. E questo nel silenzio pneumatico di tute le forze politiche, “giornalisti” et similia”.

Igino Melotti

Tel: 335 7080218

Fax: 0165 800078

e-mail: info@mistofritto.com

 

Allegati. n. 5

 
 
 

MEMORIA DI CORRADO GEX ALL 5

Post n°86 pubblicato il 17 Aprile 2011 da igino.melotti
Foto di igino.melotti

ALLEGATO 5

 
 
 

MEMORIA DI CORRADO GEX ALL 4

Post n°85 pubblicato il 17 Aprile 2011 da igino.melotti
Foto di igino.melotti

ALLEGATO 4

 
 
 

MEMORIA DI CORRADO GEX ALL 3

Post n°84 pubblicato il 17 Aprile 2011 da igino.melotti
Foto di igino.melotti

ALLEGATO 3

 
 
 

MEMORIA DI CORRADO GEX ALL 2

Post n°83 pubblicato il 17 Aprile 2011 da igino.melotti
Foto di igino.melotti

ALLEGATO 2

 
 
 

MEMORIA DI CORRADO GEX ALL 1

Post n°82 pubblicato il 17 Aprile 2011 da igino.melotti
Foto di igino.melotti

ALLEGATO 1

 
 
 

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MONDOVI'

Post n°81 pubblicato il 09 Maggio 2009 da igino.melotti

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MONDOVI’ e p. c.

 

-          AL MINISTRO PER LA FUNZIONE PUBBLICA

-          AL PRESIDENTE DELLA REGIONE VALLE D’AOSTA

-          AI CONSIGLIERI REGIONALI

-          AGLI ORGANI DI STAMPA VALDOSTANI

 

RACCOMANDATA A.R.

 

Con la presente intendo divulgare l’articolo redatto dal giornalista Roberto Formento e apparso su “L’unione Monregalese” del 30 aprile 2009, che allego alla presente.

L’articolo in questione si riferisce alla presentazione del mio libro denuncia “La verità sul caso Gex”, realizzata in data 25 aprile u.s. a Castelnuovo di Ceva, in prossimità del luogo in cui avvenne la sciagura. In quell’occasione sono state anche raccolte le dichiarazioni dei testimoni oculari, che sono state registrate in un apposito video.

Come risulta da dette dichiarazioni, tutti i testimoni sono concordi nell’affermare che il velivolo volava molto basso in modo anomalo, ma tutti smentiscono che vi fosse in atto una intensa perturbazione: il tempo era solo piovigginoso, giacché il temporale era passato, tant’è che alcuni giocavano a calcetto e altri si trovavano nei campi a lavorare.

Un fatto di una certa rilevanza che è emerso da dette dichiarazioni è che vi fu, subito dopo l’impatto, una processione di curiosi sul luogo del disastro che si appropriarono bonariamente di qualche pezzo dell’aereo. Non si può parlare di “sciacallaggio”, poiché quell’atto è stato compiuto in buona fede allo scopo di avere un ricordo di quell’evento eccezionale. Sta di fatto che dalla scena della sciagura scomparvero alcune parti del velivolo che avrebbero potuto costituire delle prove importanti.

A tale proposito, la stampa ha riportato recentemente un articolo in cui, tra le varie motivazioni che avrebbero indotto la Procura di Mondovì a chiudere il caso, oltre a quella determinante del maltempo e di un malore del pilota, era addotto anche il mancato ritrovamento del famoso “Tainik”, contenente il gas nervino.

Ora, per quanto riguarda il maltempo, sentiti i testimoni, sembra che sia frutto della fantasia di qualcuno; per ciò che concerne il mancato ritrovamento del Tainik, questo avrebbe potuto essere stato sottratto da qualche curioso; relativamente, infine, all’eventuale malore del pilota, rammentiamo che in quell’aereo era presente Giuseppe Chiavenuto il quale, pur essendogli stato sospeso il brevetto a causa di una spacconata e pur non essendo abilitato alla guida di quel velivolo, avrebbe potuto benissimo prendere i comandi, considerata la situazione di emergenza. A questo proposito, voglio ricordare il fatto accaduto alcuni anni orsono ad un aereo Piper, con quattro persone a bordo in volo da Pisa a Genova, che, rimasto senza controllo a causa di un infarto cardiaco del pilota, è stato tranquillamente riportato a terra da un passeggero assolutamente inesperto ma ben istruito dalla torre di controllo.

Tutto ciò per constatare che le motivazioni della Procura di Mondovì sono prive di fondamento e che il caso è stato chiuso solo grazie ad una ferma volontà di archiviarlo, senza fare il minimo sforzo per approfondire importanti informazioni che avevo copiosamente fornito.

Vorrei rammentare, in questa occasione, al Procuratore di Mondovì che, essendo perite otto persone ed essendovi il dubbio dell’attentato, si può ravvisare il reato di strage, che non va in prescrizione. Suo compito preciso, essendo stipendiato con i soldi dei contribuenti, era quello di svolgere serie indagini, prima di prendere decisioni avventate, e, invece, non è stato neppure in grado di appurare la reale proprietà del Pilatus Porter. Il suo comportamento non giova all’onore della Magistratura italiana e credo che la migliore decisione che possa prendere sia quella di lasciare il posto ad un altro funzionario che sia dotato di un maggior senso della giustizia e del lavoro.

Ed è questa la ragione per cui la presente è inviata al ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, affinché sia informato di un clamoroso caso di faciloneria e di poca attitudine al lavoro.

 

Igino Melotti                                                                                Morgex, 4maggio 2009

 
 
 

PRESENTAZIONE DEL LIBRO LA VERITA' SUL CASO GEX

Post n°80 pubblicato il 09 Maggio 2009 da igino.melotti
Foto di igino.melotti

 
 
 

LETTERA APERTA AL SIG. CESARE BALBIS

Post n°79 pubblicato il 28 Aprile 2009 da igino.melotti

LETTERA APERTA AL SIG. CESARE BALBIS

c/o Avv. Claudio Soro

Via Monte Vodice, 6

11100 AOSTA

e p.c.

-          ALLA PROCURA DI MONDOVÌ

-          ALL’ON. ROBERTO NICCO

RACCOMANDATA A.R.

 

 

Egr. sig. Balbis,

siamo entrambi accomunati dalla passione del volo ma profondamente divisi per ciò che concerne il caso Gex: lei, da una parte, sostiene che si trattò di un incidente causato da un tremendo temporale che mise in difficoltà i due piloti, io, dall’altra, affermo con convinzione che la tragedia fu frutto di un subdolo attentato.

Mi consenta di dirle che la tesi che lei sostiene è un parto della sua fantasia, giacché tutti i testimoni oculari sono concordi nell’affermare che l’aereo volava sì basso, ma che il temporale era cessato poco prima.

Devo constatare comunque che a sostegno delle sue idee devono esserci delle forze di notevole influenza. Diversamente non si spiegherebbe il fatto che, dopo aver trasmesso un resoconto alla Procura di Mondovì, questa ha deciso, nel giro di due giorni, di archiviare per la seconda volta il caso, rendendosi complice della commissione presieduta dal gen. Bruno Alessandrini, costituita da elementi prezzolati ovvero affetti da stupidità congenita.

La commissione era stata incaricata dallo Stato di appurare i fatti, ma invece ha tenuto nascosta la verità occultando documenti cartacei di enorme rilevanza, come il libretto di manutenzione del Pilatus Porter, dal quale si potevano rilevare tutti gli interventi effettuati sul velivolo dalla nascita fino all’incidente e, quindi, la sua storia. Non solo, ma dalla medesima commissione sono stati stralciati dal tabulato gli ultimi trenta minuti delle comunicazioni radio intercorse tra Gex e i controllori di volo, come se si fosse voluto soffocare la voce del pilota, allo scopo di non tralasciar trapelare dal suo stato d’animo alcun indizio che potesse rivelare la realtà di ciò che stava accadendo.

Che la commissione fosse composta da persone incapaci e affette da stupidità congenita lo si capisce immediatamente da una lettura attenta dei verbali da loro redatti e sottoscritti, in cui per lo stesso incidente sono indicati date diverse, numero di morti differenti e scenari tra loro contrastanti.

Anche la Procura di Mondovì si è resa complice dell’operato della commissione, rischiando di essere ridicolizzata perché non si é neppure presa la briga di appurare a chi realmente appartenesse il velivolo incidentato. Cose del genere non accadono neppure nei Paesi del Terzo Mondo!

A questo punto, sig. Balbis, visto che le autorità hanno archiviato il caso senza averle posto alcuna domanda, mi consenta di farlo in loro vece, salva restando da parte sua la facoltà di non rispondere o di citarmi in giudizio.

Dal momento che la Procura di Mondovì brancola nel buio circa la proprietà del Pilatus Porter, perché non è intervenuto lei che, in qualità di direttore dell’Aer Aosta, non può essere all’oscuro di ciò, anche se per più di quarant’anni ha fatto credere a tutti che il velivolo appartenesse a detta società? Ha sostenuto ciò in tutti gli scritti ufficiali e ha avuto la spudoratezza di ribadirlo anche in un articolo pubblicato su “Gazzetta Matin”  del 1 settembre 2008 in cui affermava testualmente:

 

Il velivolo in questione, PILATUS PORTER immatricolato I-CONA, non era intestato all’Aero Club Valle d’Aosta ma all’Aer Aosta SpA, società fondata e diretta da Corrado Gex il quale, sono certo, con avveduta accortezza, scelse ed acquistò, dopo aver controllato tutti i documenti del velivolo ed averlo provato in volo per parecchie ore.

 

Ho usato il termine “spudoratezza” in quanto lei sapeva benissimo che con uno stratagemma ero riuscito a procurarmi i verbali originali dell’inchiesta sui quali sono indicati, oltre all’Aer Aosta, ben due altri soggetti quali proprietari del velivolo. Le chiedo a chi o a cosa possa giovare questa sua arroganza nel negare la verità di fronte a prove concrete. Si sente forse protetto da quel gruppo di omertosi che per quarant’anni hanno tenuto segregati i verbali, per celarli al popolo valdostano, ed ora che gli stessi sono di dominio pubblico sono riusciti in pochi giorni a fare archiviare il caso per la seconda volta?

Cosa volete nascondere? Forse il fatto che il velivolo apparteneva ai servizi segreti, come si può rilevare dalla sigla apposta da Gex sul piano di volo, o forse il fatto che il 18/03/1966 una delegazione di dirigenti dell’Aer Aosta firmò presso la direzione dell’aeroporto di Venezia Tessera un accordo con i servizi segreti, in base al quale il velivolo fu sottoposto il 25/03/1966 ad una revisione avente lo scopo di inserire a bordo degli strumenti elettronici sofisticati per lo spionaggio e riconsegnato all’Aer Aosta, che lo camuffò come aereo di sua proprietà? Quale la ragione di tale camuffamento? Quando si nascondono le cose lo si fa per compiere atti poco chiari, illeciti o illegali.

Non fu un caso che la prima missione del Pilatus Porter, quella di sorvolare nella rotta verso Le Castellet sia all’andata che al ritorno la strategica zona di Tolone, andò in fumo giacché i Francesi, accortisi della pericolosità dell’aereo, per la salvaguardia del proprio sistema difensivo, lo bloccarono a Cannes per un controllo, durante il quale fu minuziosamente ispezionato da cima a fondo. Da notare che la Francia era appena uscita dalla NATO e sarebbe stato quindi molto utile per gli Americani conoscere le nuove dislocazioni operate dai Francesi dopo la rottura. Il Pilatus Porter fu, tuttavia, rilasciato. Che i Francesi abbiano fatto buon viso a cattivo gioco e non abbiano messo in atto alcuna azione vendicativa?

 Per sua conoscenza, allego lettera inviata al Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

 

Igino Melotti                                                                               Morgex, 27 aprile 2009

 
 
 

LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Post n°78 pubblicato il 28 Aprile 2009 da igino.melotti

AL PRESIDENTE DELLA CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

GIORGIO NAPOLITANO

 

Mi permetto di trasmetterLe l’allegata documentazione per segnalarLe il comportamento anomalo della Procura di Mondovì.

Da anni mi sto battendo perché detta Procura riapra il caso relativo ad un incidente aereo avvenuto il 25 aprile 1966 nei pressi di Ceva (CN) in cui perirono il deputato Corrado Gex assieme a sette passeggeri.

La commissione di inchiesta allora costituita, presieduta dal gen. Bruno Alessandrini, archiviò il caso come incidente causato dal maltempo ma, cosa strana, i verbali sono rimasti segregati per quarant’anni e, solo da poco tempo, sono riuscito ad entrare in possesso di detta documentazione, che allego alla presente.

Da una lettura attenta dei verbali, mi sono reso conto che la commissione operò in modo illegale occultando importantissimi documenti che sarebbero stati determinanti per stabilire che l’incidente fu causa di un subdolo attentato.

Nel 2007 inviai un’istanza alla Procura di Mondovì e in data 9 gennaio 2007 fui ufficialmente convocato (allego lettera di convocazione) dal Procuratore Riccardo Bausone che, nonostante provenissi dalla mia sede di residenza distante circa 300 Km, non si degnò neppure di ricevermi. Fui ricevuto da un appuntato che si limitò semplicemente a ritirare la documentazione che avevo prodotto.

L’attuale procuratore, che ha sostituito il dott. Bausone collocato in pensionamento, trovatasi una patata bollente tra le mani e forse consigliato da strani individui, ha deciso di chiudere per la seconda volta il caso, con delle motivazioni ridicole e senza alcun senso.

Ho tempestato la Procura di Mondovì con una serie di lettere raccomandate, che allego alla presente, e, avendo constatato di aver fatto un buco nell’acqua, mi sono deciso ad usare termini offensivi sia nei riguardi della commissione presieduta da Alessandrini sia nei riguardi della Procura che, a mio avviso, si è resa complice di commissari indegni i quali, con il loro operato, hanno disonorato il mandato che lo Stato aveva loro affidato.

Signor Presidente, le chiedo cortesemente di esaminare e valutare i documenti che allego alla presente e di rispondere ad una mia semplice domanda: “Come è possibile che un Ente di elevato valore morale in fatto di Giustizia, possa lasciarsi vilipendere da un comune cittadino?”

 

Igino Melotti                                                                               Morgex, 27 aprile 2009

 
 
 
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