GF delle ArabeFelici

Le donne che danzano


Sono arrivata in ritardo, alla lezione.Stanca, dopo una giornata piena, dopo un'ora di cazzottoni a un sacco, dopo essermi ricordata tutte le dimenticanze e le mancanze verso le mie amiche che non avrei voluto trascurare.Mi sono fermata sulla porta perchè avevano già iniziato.Quindici donne di diversa età, quindici corpi differenti, quindici universi in movimento, quindici sorrisi, quindici modi differenti di essere indiscutibilmente affascinanti.Erano bellissime, intense, avvolte in nuvole di veli colorati, così sono rimasta immobile ed estasiata ad ammirarle.Perchè le donne che danzano sono bellissime...e io me ne innamoro ogni volta.Le guardavo volteggiare, sentivo il suono delicato dei campanelli e osservavo i loro volti sorridenti, i loro occhi che brillavano di quella luce conferita dalla sicurezza...perchè per un paio di sere alla settimana, in un posto nascosto allo sguardo degli uomini, esercitano il loro diritto ad essere sensuali e a sentirsi belle.Sono probabilmente le stesse donne che sabato sera festeggeranno quell'aberrazione che si chiama festa della donna, che si negano il piacere di sentirsi strepitose perchè non sono magre, non sono alte, non sono sempreperfetteintruccoeparrucco, non sono alla moda...ma che credono che sia femminile andare a festeggiare la loro essenza una sera all'anno.No...non sono le stesse. Non ci credo. Non possono essere le stesse. Le donne che ho visto non hanno bisogno di una ricorrenza per essere quelle che sono...Eppure alcune di loro, di giorno - ogni giorno - sono prigioniere nelle loro divise di non-donne in quanto non assimilabili al modello imperversante della bonazza à la page. Eppure, se gli stessi uomini che di giorno le incrociano con indifferenza le avessero viste danzare serene, colorate, flessuose, con quella luce sensuale negli occhi, certamente non sarebbero passati oltre.Non è una questione di peso, di statura, di bellezza. E' solo sicurezza...Quando ho cominciato, mi sentivo come gli elefanti nel film di Walt Disney. Ma me ne sono fregata subito. La mia fortuna, prima di tutto, è stata quella di aver conosciuto un uomo formidabile che ha saputo convincermi del fatto di essere una delle donne più belle del pianeta. Anche se non è la verità, mi ha convinto del fatto che io sia titolare di un diritto a credere di essere splendida.E io esercito quel diritto tutti i giorni, seducendo quotidianamente prima di tutto me stessa.Le donne che danzano sono convinte di avere lo stesso diritto...ma ne circoscrivono l'esercizio solo al lasso temporale delle lezioni. Se solo lo esercitassero fuori...Le donne che danzano (e parlo di qualsiasi tipo di danza) hanno un modo assolutamente unico di occupare lo spazio. Loro non stanno. Loro sono valorizzano.Le donne che danzano seducono con i gesti e con gli occhi. Le donne che danzano sono altro. Altro rispetto all'altra parte di loro, quella parte che mostrano al mondo per ragioni assurde di convenienza sociale. Io posso parlare soltanto delle mie sensazioni...e quando sono lì dentro, in quello splendido gineceo, al di là dell'elargizione continua di cazzabubole fuoriuscenti dalla mia bocca, mi sento decisamente molto più donna. Quando danzo mi sento leggera. Esercito la mia soavità.Insieme a tutte le altre. Produciamo energia. Dalla terra al cielo.E' un fatto di sorellanza che è difficile da spiegare...prima di cominciare il riscaldamento ci salutiamo e ci raccontiamo i flash della giornata o scambiamo delle battute. Una specie di rito, per rompere il ghiaccio.Quando arrivano nuove compagne non esiste alcun tipo di isolamento: le nuove vengono inglobate...perchè la sorellanza delle danzatrici è, prima di tutto, accoglienza.Poi danziamo insieme.In perfetta simmetria.E alla fine, dopo aver condiviso l'espressione della nostra femminilità, dopo aver imparato a conoscere i nostri corpi, dopo aver riso insieme, ci raccontiamo ancora qualcosa di noi. Ma non serve.Perchè l'indomani, anche quando ci dovessimo incontrare per strada, sapremmo che sotto quelle non-divise si nasconde un frammento di anima che non riusciamo più a mostrare quotidianamente al mondo.