GF delle ArabeFelici

Lettera a Giovanni Falcone


(qualche mese ho scritto un post sul mio blog in cui immaginavo di scrivere un'epistola a colui che ha segnato il mondo della Giustizia in Italia, negli ultimi quindici anni, voglio riproporlo qui anche se ha qualche riferimento ormai passato, è comunque attuale).A lunedì._____Caro Giovanni,ti scrivo dalla sede angusta del mio scrittoio, illuminato da una luce morbida, che mi aiuta a raccogliere meglio le idee. Con una, pur ampia,libertà di movimento, i pensieri si mischiano alle poche speranze e molte disillusioni di poter vedere il nostro paese rinato.Siamo sotto il peso di quella pax mafiosa tra politica e criminalità, che, oramai, ci attanaglia da quando non ci sei più.E ci rende esanimi, a volte, impotenti, incapaci di gridare Giustizia ed ottenerla. Osservatori inermi, se non di armi verbali, ci ritroviamo in un precipizio etico da cui sarà arduo uscirne.Stiamo assistendo, giorno per giorno, all' uccisione della nostra dignità, come cittadini liberi, come amanti del Diritto e della ricerca della Verità. Essa si perde nei meandri di contorte, ma non celate, posizioni: chi detiene il potere lo fa, non più, perchè scelto dal popolo, ma con la presunzione di dover governare. Anche contro sentenze di condanna, anche laddove siano riconosciuti errori di gestione, di incapacità, di non volontà di cambiare le cose. Il senso di spossatezza che invade le membra si scontra con il desiderio, imperituro, di fare qualcosa. Vivere di speranza non basta più.Va servito questo Stato, perchè è l'unico Stato che abbiamo. Tu lo dicevi sempre. Se fossi vivo, chissà se lo penseresti ancora.Il potere. E' una questione di testa.Ci si arroga il diritto di avere potere, con assenza assoluta di credibilità. E si sa, una politica non credibile è una politica che manda allo sbando una democrazia giovane, come la nostra: perchè un governatore regionale dovrebbe dimettersi, pur essendo condannato in primo grado, quando abbiamo come senatore a vita, un condannato in via definitiva per associazione a delinquere per fatti commessi fino al 1980 (collusione con la mafia), ma caduti in prescrizione ? La presunzione di un potere: siamo diventati il paese del " mi alzo e me ne vado ", di chi, indagato, dà le dimissioni e diventa vittima di persecuzioni. Il paese dei PM trasferiti.Forse ha ragione chi dice che la mafia non esiste.Tu, Giovanni, hai perso tempo. Il maxi processo lo si sarebbe dovuto fare a Roma.Ciao, salutami Paolo.Julia