GF delle ArabeFelici

Il mio Aquilone


Ultimamente è uscito fuori il mio spirito da scrittore, ma non è colpa mia se la mia vita sembra una telenovela brasiliana...me dovete sopportà:-P nei prox giorni sarò stronzo come al solito...hi hi hi
Ci eravamo appena seduti sulle poltrone rosso porpora del cinema. Lei si tolse la giacca e, in quel momento, mi accorsi che anche il suo modo di svestirsi mi piaceva da matti. Tuffai la mano nei pop-corn per resistere al desiderio di gettarla da qualche altra parte e mi sforzai di guardare fisso lo schermo, per non far cadere i miei occhi nella scollatura della sua maglietta. Porca puttana mi sudavano le mani...sudavano le mani a me? Mai successo, mai successo in vita mia di sentirmi le mani umidicce; e il viso bollente. Avrei voluto tanto stringere la sua, di mano..dirle:"Ti prego, mi lasci tenere la tua mano?! So che non posso baciarti o stringerti o fare tutte quelle cose che fanno gli amanti, però, almeno la tua mano, voglio tenerla incrociata alla mia per qualche tempo". Trovo che, stringere la mano ad una persona, sia quanto di più innocente e al contempo intimo si possa desiderare. Ovviamente non mi azzardai a farle questa proposta e continuai a pescare pop-corn dal contenitore di cartone. Lei, dopo qualche minuto, iniziò ad imitare il mio gesto di pesca nel mais imparruccato (si perchè io, i pop-corn, li avevo da sempre immaginati come chicchi di mais con la parrucca settecentesca...il bianco che circondava il chicco di mais esploso, a me, ricordava tanto quelle ridicole parrucche che indossavano i nobili del XVIII secolo).Di tanto in tanto, le nostre mani si sfioravano ed era come se, le sue, emanassero piccole scariche elettriche che, attraversando le mie dita, arrivavano fino al cuore, accelerandone il battito! Il film sembrò durare solo pochi minuti e, se avessi dovuto raccontarlo a qualcuno subito dopo averlo visto, non credo ci sarei riuscito. Ero troppo concentrato su di lei: la guardavo anche quando non la guardavo; il Germano che osservava con attenzione lo schermo, era solo una fantoccio vuoto, senza cuore né cervello...la parte cosciente di me era con lei in qualche altro luogo, in qualche altro tempo. Usciti dal cinema, avrei voluto non riaccompagnarla mai più a casa, tenerla con me sulla mia moto in eterno.Però, alla fine, ci ritrovammo sotto il portone del suo appartamento e con la serata che era finita, ancora una volta, troppo presto e in maniera diversa da come avrei voluto. Lei si avvicinò e, per salutarmi, mi schioccò un bacio sulla guancia; poi si diresse verso il portone e fece per aprirlo...io indugiai un po' prima di rimettermi il casco e ripartire. Non sapevo cosa cazzo fare. Sarei voluto scendere e baciarla; darle uno di quei baci rabbiosi...di quelli che ti costringono a muovere la bocca e la lingua freneticamente, per seguire i movimenti dell'altro...di quelli che ti sei tenuto dentro per tanto, troppo tempo e che, finalmente, puoi lasciare esplodere sulle labbra della persona che desideri. Poi avrei voluto giocare con i suoi capelli, avvolgerli intorno al mio dito come si avvolge lo spago di un aquilone intorno ad un bastoncino di legno. Lei, in effetti, era un po' il mio aquilone: mi faceva sentire libero, fluttuante, in balia del vento. Aspettò qualche istante che io mi decidessi a partire e poi disse,sorridendo:"Vabè, non posso andarmene se prima non te sei andato tu...ti aspetto". Dicendo questo si avvicinò e io ne approfittai per stringerla un attimo e darle una bacio, sulla fronte. Eh si: un paterno(e patetico) bacio sulla fronte...tutto qui. Certo, avrei voluto baciarla in ogni angolo del suo corpo, assaggiare ogni parte della sua pelle e perdermi nel suo profumo che già adoravo ma, cazzo, per me era sul serio troppo bella. Era l'unica donna al mondo che riuscisse a bloccarmi e a farmi risultare imbranato, timido; timoroso...con lei, i miei vorrei, rimanevano tali; restavano sospesi nella mia testa ma non riuscivano mai a tradursi in azioni. "Pugnette, non fatti"...era così che andava avanti il mio rapporto con lei e, ogni volta che tornavo a casa, mi sentivo terribilmente coglione e fottutamente triste. Poi però ripensavo al fatto che fosse fidanzata e, almeno per un po', riuscivo a giustificare il mio atteggiamento da sfigato.