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Cesena, 10 Giugno 2002 DIECI ANNI DI VITA RELIGIOSA NELLA COMUNITÁ DI MAMMA GIGLIOLA( DAL LIBRO: UN FIGLIO DI UN GRANDE ALBERO)


  Cesena, 10 Giugno 2002   In questo che seguirà, cercherò, per averlo vissuto in prima persona, di descrivere e far conoscere ciò che era veramente la vita nelle Comunità di Mamma Ebe, dei laici che componevano uno dei tre rami della Pia Unione, delle consacrate o suore con voti semplici, di castità, povertà, obbedienza e particolare obbedienza al Papa, dei consacrati o seminaristi, anch’essi con gli stessi voti privati e destinati all’Ordine Sacro, secondo l’iter stabilito dalla Santa Madre Chiesa.Per questioni di privacy, ometterò di nominare, quasi del tutto, le persone ancora in vita e nominerò chiaramente solo il nome del sottoscritto e di pochi altri.Quinto di otto fratelli, tutti maschi, una vera benedizione di Dio e grande prova di coraggio dei miei genitori e di mia madre innanzitutto, che in tutto, di figli ne ha fatto, in realtà, dieci e tutti maschi, solo che ha avuto un aborto spontaneo e morto il decimo, sempre maschio, di morte bianca, nel 1978, a 24 anni, stando nella cittadina che mi ha dato molti natali, Aversa - Caserta, sull’Appia, nel mezzo tra Napoli e Caserta, nell’allora fertilissimo agro campano, studente del IV anno di Medicina presso il II Policlinico, vivevo la triste situazione del forte esaurimento nervoso del settimo dei miei fratelli, J., al quale nessun medico aveva saputo dare un’adeguata cura per ristabilire la normalità della sua salute.Le cose che avvenivano in casa erano catastrofiche e, proprio in quell’anno, J. doveva dare l’esame di Maturità Scientifica che, a causa di questi gravi motivi di salute, saltarono puntualmente.