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Illuminismo - Enciclopedisti

Post n°1 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da naciv
 
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L' Illuminismo è il  movimento culturale diffusosi nell' Europa del Settecento. Il termine faceva appello ai "lumi" della ragione dell'uomo e della scienza, quali strumenti di lotta contro l'ignoranza e la superstizione dei secoli precedenti. Raggiunse la massima espansione in Francia con Montesquieu, Voltaire e gli enciclopedisti.

Sue caratteristiche fondamentali furono la fede nella ragione umana e nella natura. Massimo rilievo ebbe quindi la "razionalità" che portava ad applicare nel campo della conoscenza il metodo sperimentale, senza più fare affidamento su altro che non fosse la propria ragione. Il che consentiva di individuare leggi generali che ponessero l'uomo in grado di giungere alla ricostruzione di una nuova era in cui potesse sentirsi, come all'origine, libero e innocente, perché sostenuto dalla propria ragione e liberato dai dogmi della fede.

Quindi, la logica, il razionale come viatico, relegando il metafisico in un sentire strettamente personale o estemporaneo.

In fondo è impossibile servire due padroni. O si "Ragiona" ossia si coltiva  la Logica, la Ragione ed il Razionale;.........oppure si "Serve"  la Fede, l'Irrazionale, il Metafisico e spesso il "Dogma" di Fede.

 Dopo il Rinascimento l'uomo si guardò in uno specchio. E si vide.  Si accorse di esserci, e non più come creatura di Dio che a Dio soltanto doveva rivolgere azione e pensiero, uniformando la propria vita e quindi la propria immagine unicamente alla parola di lui. (Indifferentemente dalla cultura e dal dibattito tutto interno tra Creativisti ed Evoluzionisti) Dopo i lunghi secoli della grande teologia che aveva pervaso il mondo escludendone l'uomo, cominciò a diffondersi il chiarore di un nuovo giorno, che dallo stesso uomo traeva luce e nel contempo lo illuminava, ricollocandolo al centro della sua vita come nei grandi momenti della cultura filosofica greca:

l'uomo, con il suo pensiero e la sua ragione.

E secolo della ragione fu definito il Settecento, perché l'uomo erede del Rinascimento, ricominciò a meditare su se stesso, a ragionare, a interrogarsi; fu il secolo dell'uomo ritornato bambino dai mille perché, dai mille dubbi, dalle mille domande che non più da Dio o dalla speculazione teologica attendeva risposte, ma da sé medesimo, dal proprio pensiero, dai "lumi" della propria ragione, dalle "sottigliezze della mente" e non dalle "pulsioni del cuore" ma senza cadere in forme di "orgoglio intellettuale"

Nel Settecento vi fu il prodigio filosofico, religioso, sociale e politico dell'uomo moderno, che uscì finalmente dalla sua adolescenza evolutiva del pensiero e si accorse di potersi sottrarre alla pervasiva tutela di un Dio e prevalentemente dei suoi "intermediari": l'Illuminismo, forse la più bella pagina della cultura francese e non solo francese.

I lumi della ragione: solo essa poteva dar luce all'uomo, fargli capire la vita, la natura che lo circonda, aiutandolo a rischiarare il buio del suo cammino; e l'Illuminismo (da "luminosità della ragione", appunto) è caratterizzato da una nuova interpretazione, quella nella ragione e nel potere illuminante della conoscenza, sempre cosi deduttiva.

Mentre pensatori più ancorati alla tradizione si sforzavano di dimostrare l'assoluta inconciliabilità della ragione con la fede, esortando gli uomini a non fidarsi della loro propria ragione e a scegliere le verità rivelate della fede,  altri non se ne fecero convincere, rifiutarono di attribuire razionalità alla rivelazione e scelsero come percorso più attendibile la propria ragione.

L'illuministica fede nel raziocinio umano è l'esigenza, finalmente avvertita, di vederci chiaro, di giudicare con spirito critico, tutto ciò che il "senziente" cioè i tuoi sensi, direbbe Aristotele, avvertono. Impegno di rinnovamento, per poter scrutare e influire sulla realtà e sul proprio destino con la forza della ragione: il rifiuto di portare il proprio cervello all'ammasso, come chiedono tutte le "chiese", tanto religiose quanto politiche.

 L'aspetto più radicale dell'Illuminismo è la critica e il rifiuto di ciò che è trascendente (e quindi assolutistico, sia in campo confessionale e politico: la Rivoluzione francese e le democrazie moderne sono "figlie" dell'Illuminismo); e si manifesta contro tutti i convincimenti che hanno come base un uso dogmatico della ragione, quali l'accettazione di "verità" rivelate. L'Illuminismo avverte il trascendente come qualcosa che distrae l'uomo dal suo compito terreno e dalla sua essenza interiore. Nasce quindi una nuova forma di religiosità; la difesa della libertà dell'uomo diventa difesa di quei convincimenti  che siano dettati dal raziocinio e non da altri, mentre il culto di Dio diventa un fatto del tutto personale e intimo che rifiuta intermediazioni  fra creato e creatore.

Per il pensiero illuminista la religione o è superflua (per i materialisti l'ateismo fu addirittura il segreto della felicità; ma non misero in conto la disperazione che attanaglia chi non è capace di aggrapparsi a una fede nei momenti più cupi), o è un fatto esclusivamente personale e interiore, che si manifesta nel rifiuto di accettare passivamente e senza giudizio critico i dogmi teologici e i rituali della/e religioni tradizionali.

La morale si emancipa dalla religione e riafferma la propria indipendenza e individualità, trovando giustificazione nel solo singolo individuo: esiste già nell'animo dell'uomo un "sentire"  un istinto, un senso morale, addirittura anche una "pietas" laica  che lo guida nel suo agire; non c'è bisogno di cercare e seguire sentieri indicati da altri.

Un altro aspetto dello spirito illuminista è il principio della tolleranza; la nuova "religiosità"  viene vista e vissuta come un fatto di ricerca interiore, e quindi si impone la necessità di rispettare il sentimento religioso di ciascuno, oltre alle scelte pratiche che ne conseguono; mentre al contrario l'intolleranza, che sgorga quasi sempre dall'accettazione acritica di dogmi e di verità rivelate, denota l'incapacità di un sentimento religioso vero, reale e intimamente vissuto.

Accanto a ciò, il pensiero illuminista rifiuta la tesi dell'originaria perversità dell'uomo e, ovviamente, non accetta il peccato originale; l'uomo è per natura buono e degno di fiducia: è la società che vive nella foresta tenebrosa delle necessità quotidiane dove tutti diventano cacciatori spietati, che lo deteriora e lo rende cattivo. Di conseguenza, da questa rinnovata concezione e immagine dell'uomo nasce l'esortazione a uscire dalla minore età, dall'incapacità di servirsi autonomamente del proprio intelletto senza ricorrere al patrocinio di alcuno verso terzi e tanto meno verso terzi metafisici.

Fede, quindi, nella ragione e nel potere illuminante della conoscenza, sul piano religioso come su quello pratico. Sono questi i fondamenti, lo spirito e la ragion d'essere di quella che può essere considerata l'opera più tipica e distintiva dell'Illuminismo, l'Enciclopedia: uno strumento dato all'uomo per conoscere e capire tutto il sapere con l'aiuto della ragione.

Opera imponente che fu concepita (e richiese trent'anni di appassionato lavoro, dal 1751 al 1780) come la raccolta e la sintesi di tutte le conoscenze, di tutte le scoperte del pensiero a cui erano giunte nel tempo le varie discipline del sapere. Autori di questo innovativo e sorprendente lavoro, che dal suo nome sono noti come gli enciclopedisti, furono tutti uomini di vasta cultura e di ampie relazioni anche internazionali con insigni esponenti dell'intellighentzia e della politica del loro tempo: Diderot, D'Alembert, Rousseau, Montesquieu, e François Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire.

 

 

 
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