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La disputa.

Post n°2 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da naciv
 
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I denti della disputa

"Nessuna verità può essere veramente capita e predicata con ardore se prima non sia stata masticata dai denti della disputa". Lo scrive Pietro Cantore nel XII secolo, indicando con una metafora che allude al "nutrimento" culturale l'esperienza più matura e vitale delle università medievali: la disputatio disputatio in utramque partem.

Che cos'è nella storia della filosofia la disputa? È il confronto in cui le idee si ritrovano per mettersi alla prova, per stabilire un dibattito che dia forza o ribalti le convinzioni di chi vi partecipa. E', più precisamente, una modalità d'interazione didattica nata circa otto secoli fa, strettamente legata alle lectiones, in cui un magister dirige un'appassionata e appassionante discussione intorno a un tema da lui scelto fra quelli più attuali e di una certa pregnanza teoretica.
Nel Medioevo, l'esercizio della disputa arriva a creare, fisiologicamente, un inedito spazio di libertà intellettuale. Non ci sono questioni fondamentali che nelle aule universitarie del tempo non siano state analizzate fino alle loro conseguenze più lontane (soprattutto legate alla religione), col pretesto di porre un problema che merita di essere sviscerato o anche solo per il semplice desiderio di esercitare i muscoli della mente.

Come si svolgeva la disputatio? Il magister, si legge nella cronaca delle dispute condotte da Odo di Ourscamp, discepolo di Abelardo: "siede in cattedra e invita gli studenti a sollevare obiezioni, li aiuta nella formulazione di esse, dirige con sicurezza il succedersi degli interventi, dando poi la soluzione definitiva. Il magister attende che gli studenti presentino le difficultates.
Questa energia della discussione prende vita, naturalmente, da un argomento che si sviluppa attraverso due tesi contrapposte, due diversi modi di pensare, due angolazioni per osservare e analizzare la stessa cosa. E nascono da questa bipolarità le argomentazioni dei partecipanti, i loro motivi pro e contra rispetto al problema e alla sua possibile soluzione. (Tesi, antitesi, sintesi.)

Nel XIII secolo, la disputa assume una fisionomia più matura e diventa uno strumento didattico molto usato, tanto che viene annunciata con un certo anticipo e deve cadere in un giorno in cui è possibile sospendere le lezioni: tutti i docenti e gli allievi della facoltà vi partecipano.
E' possibile dividerla in fasi: per prima cosa il maestro annuncia il tema e precisa gli articuli, ovvero i sotto-problemi, in forma di domanda, sui quali si dovrà incanalare il ragionamento. Poi, i convenuti presentano le loro argomentazioni sugli articoli della quaestio e il maestro, o più spesso il baccelliere anziano, risponde alle obiezioni del pubblico, nello stesso ordine in cui vengono sollevate. Talvolta chi assume il ruolo del respondens elabora anche argomenti contra per arricchire il dibattito.
Il giorno successivo, dopo aver esaminato ogni argomento a favore e contrario, il magister presenta la sua conclusione.

 

 
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