OCCHI AL CIELO

Post N° 309


Iniziamo con un breve racconto. Di avere amici strano lo sapevo, ma non fino a questo punto. Venerdì sera incontro un amico dell’uni per una piccola reunion fra i calici di verduzzo.. Scende dalla macchine e noto l’adesivo “bebè a bordo”. Minchia! E’ meno di un anno che non lo vedo, e da che ricordo non aveva nè compagna nè voglia di marmocchi. La soluzione più logica era chiedergli se gli è nato un fratellino/sorellina. La risposta alla domanda è cominciata con l’incipit “è una lunga storia”. Insomma, per farla breve, una sera ci stava provando con una tipa. Quando questa ha detto “mi piacciono i bambini” il mojito che annacquava il cervello ha organizzato un party fra creatività, gergo e capacità drammatica per inventare una storia assurda. La trama inizia con lui che stava con una ragazza madre. Si era affezionato al pargolo sfortunato, tanto che il piccolo lo aveva pure chiamato papà una volta (e qui dice di aver calato l’asso descrivendo la commozione del momento che neanche mastroianni). Insomma, ci aveva combinato un’uscita.. solo per rendere reale la cosa ha preso anche l’adesivo, anche se la versione ufficiale è che “lo tengo perché è l’unica cosa che mi rimane di lui, visto che non lo vedo più” (da dire con aria sconsolata e occhi bassi). Non ci credevo all’inizio, ma ripensando a sue epiche imprese (è stato il pioniere delle serate con fede al dito) in fondo c’era da aspettarselo che innalzasse il livello. Certo è quando guarda l’adesivo lo vedo sempre dar la ravanata di rito anti-destino.  Ieri doveva essere un giorno di riposo. Invece è stato un giorno ricco e pieno. Il programma era questo: mattina al lavoro, smarchiamo due colloqui, poi verso casa, in modo da essere su nel tardo pomeriggio, e la sera uscita con la ex.Invece la mattina arrivo in ufficio, faccio la mia parte di colloquio. Faccio svolgere un caso in italiano e uno in inglese, ma non sono particolarmente brillanti i candidati, e io, un po’ infame son stato. Poi mi rimetto alla scrivania ed il capo mi presenta un collaboratore. Non vi dico la trafila, ma devo sviluppare un’applicazione che formerà un caso (oltre che un importante strumento per l’azienda) da esporre nella più famosa facoltà di economia italiana, e il primo passo è quello di andare in lande conosciute a ritirare un software. Coincidenza vuole che mentre ero al pc, su messanger la ex mi avvisa che non sarebbe più venuta su, ma visto che il software che vado a ritirare è proprio in quella città si organizza.Così, dopo che per la quarta volta in questa settimana mi sorbisco uno dei tratti di A4 più trafficati, arrivo. Due chiacchiere, e lei più o meno 5 sigarette. Parlava in continuazione, logorroica. So che ad un certo punto eravamo seduti in una panchina. Sentivo e non ascoltavo, e pensavo.. ma chi se ne frega… ma quanto parli.. minchia che fame… avrei voluto essere da un’altra parte, completamente lontano da quella panchina. Banale, scontata e vuota come disussione.... e che palle! E ciò è tutto dire di quel che mi sia rimasto di questo incontro…Volevo fare anche una piccola sorpresa ad un’amica, ma mi ha sgamato alla grande. Però alla fine passeggiata, apertivo, cinema e pizza son stati una bella improvvisazione. Pioggia a parte è stato bello, rilassante e divertente. Me ne torno a casa, qualche sms, un po’ di radio e un po’ di cd, guardando quella strada che ho percorso non so quante volte. La macchina ha anche festeggiato i 150 mila km, poverina, ha appena 4 anni. E in questa domenica mi alzo alle 7 per vedere il motogp, ma alle 8 sono già in garage con trapano, martello, circolare e chiodatrice. Potrebbe essere così oppure no… ma potrei anche aver costruito inconsapevolmente il futuro dell’ortopedia, questa mattina.Pomeriggio? Il programma è di riposarsi.. ma i programmi, ieri docet, non servono a nulla!