OCCHI AL CIELO

Giano, il dio bifronte, come me. Contraddizione e complementarietà. Il racconto della mia strada, quella che sto costruendo verso i miei sogni. E di me.

 

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Post N° 306

Post n°306 pubblicato il 10 Settembre 2006 da GianoReloaded

Domenica sera. Ritorno in appartamento. Vorrei lavorare un pochettino, ma ho la testa altrove. Volevo scrivere un post sull’11 settembre, ma nulla. Da tempo volevo scrivere delle coincidenze, di come questo settembre abbia l’esatta corrispondenza con settembre dell’anno 2000, per me molto importante. Ma nemmeno questo. Oggi per una casualità è stata una giornata importante, molto.

Percorrevo la strada e mi trovo davanti un’auto. Io ho l’abitudine di memorizzarmi le targhe dei conoscenti, un po’ per allenamento mentale, un po’ per riconoscerli subito. E quella targa non mi ha lasciato scampo. Era lei. La mia ex, quella di cui parlo spesso con rancore e rabbia, quella cui sono legate molte cose, per lo più negative. Quella storia mi buttò nel baratro da cui uscii volando alto. Ero in sorpasso dunque l’ho vista e subito mi è apparsa sugli specchietti, qualche auto più dietro. Ad un semaforo ho anche accennato una timida manina in saluto. E’ solo dopo qualche km che ho deciso di mandarle un sms. Il suo numero l’avevo cancellato tanto tempo fa, ma come per la targa è bastato ripescare nella memoria. “potevi anche salutare” è stato l’incipit di una serie di sms, fino ad accordarci per trovarsi al primo distributore sulla destra.

Come non fosse successo nulla. Bacino in guancia e convenevoli. …Come stai, come va, i tuoi… io mi appoggiavo sulla portiera della macchina per non far trasparire un po’ di tremarella da emozione strana. Ma vedo subito che da come fuma nervosamente e da come le tremano le mani che era una sensazione condivisa. Una chiacchierata di un quarto d’ora, qualche sms, per dirci sentiamoci, per sapere se abbiamo le stesse mail.

Per me, come scuotere nella testa i mille ricordi, esattamente come una di quelle palle kitch con la neve dentro. E pian piano che ricadono i pezzettini, si ordinano in modo diverso. Fino a prima erano tutti raggruppati in una scatola chiusa e mai riaperta. Dipinta di rosso, perché pericolosa da aprire, anche se come un bambino che si toglie le crosticine sul ginocchio sbucciato anch’io ogni tanto mi graffiavo da solo. E’ sempre stato difficile. Son passai quasi 3 anni dall’ultima volta che abbiamo avuto contatto, pochi di meno dall’ultima volta che ci siamo visti. Ma è sempre stata presente. D’altronde nei 3 anni prima era stata invece l’unico pensiero.

Se odio tanto gli angeli del focolare o chi mette troppo in una storia è anche per colpa sua, e mia. Si perché al tempo per l’amore di lei mi promisi che mi sarebbe bastato un lavoretto nei pressi della sua attività, probabilmente sempre circondato dalla suocera e da tutta la famiglia. Però volevo lei, e per lei questo. Mai più mi promisi, perché dopo che la persi, persi proprio tutto, che avevo. Nulla, e dal nulla ho ricominciato, trovando la voglia di arrivare lontano, di costruire qualcosa di mio, solido, che nessuno potrà mai distruggere. Il mio castello, insomma. E chi mi legge sa come sono, sa quanto stia mettendo mattone su mattone per costruire la mia sicurezza ed il mio futuro, da condividere un domani con chi vorrò, per lasciarlo un giorno a chi mi chiamerà “papà”. E sento che sta venendo bene, che son sulla strada per farlo sempre più maestoso ma anche sempre più solido.

E i punti deboli li conosco. Uno di questi era lei. 100 km di distanza hanno il pregio di rendere difficile il rivedersi. E così sempre ho pensato che sarebbe accaduto quando l’avrei rivista, visto che le nostre ultime parole l’un per l’altra erano di odio assoluto. E l’inquietudine mi prendeva ogni volta in cui passavo per le sue zone o dove avrei potuto incontrarla. Ero incapace di concentrarmi, troppo forte la curiosità di guardare tra le facce in giro per ritrovarla. Mai. Ed ora è capitato. E se ho sempre avuto quasi una paura nel rivederla oggi sento di dirmi stupido. Ed io che mi son sempre trovato nelle parole di Jeff Buckley.

don't fool yourself
she was heartache from the moment that you met her
my heart feels so still
as i try to find the will to forget her somehow
oh i think i've forgotten her now

E da quelle chiacchiere ancora sto metabolizzando la cosa, ma le emozioni mi son cadute dentro proprio come se la neve che cade andasse a colpire un po’ qui ed un po’ là sensazioni da far rivivere. Inizialmente una gran gioia, diamo un calcio a quella piccola debolezza. Basta inquietudine nel girare per la sua città che a me piace tanto. Un altro passo per rafforzare e rendere invulnerabile il mio castello. Poi un po’ di malinconia, pensando a come mai le cose sono andate male in passato. Poi l’incertezza di chiedermi… ed ora? Amicizia di certo no, non lo potrà mai essere, almeno da parte mia. Riscaldare la minestra lo escludo. Sicuramente i nostri obiettivi e la nostra visione son lontani, ma soprattutto perché stamattina in Msn mi sono accorto di aver espresso una volontà precisa. Esplicitamente non l’avevo mai detto, ma la discussione l’ha tirato fuori (grazie S., ti voglio bene per questo). Voglio smembrare il sentimento verso una persona. Ho già detto che mi manca, e quando tornerà non me lo negherò di aver provato qualcosa per lei. Maybe It's not love... but it still a feeling.

E così mi lascio andare alla notte, al silenzio preso a gambe incrociate sulla mia poltrona ikea. E’ una di quelle cose che pian piano entra nel suo equilibrio, ma ho la forte sensazione che si tratti di un avvenimento per me positivo. Sento che qualcosa cambierà in me, che ho un pilastro in pietra da sostituire ad vulnerabile un puntello in legno a uno dei sostegni del mio castello. E’ un cambiamento. Ed un cambiamento, è sempre positivo.

 
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GianoReloaded il 13/09/06 alle 02:12 via WEB
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