OCCHI AL CIELO

Giano, il dio bifronte, come me. Contraddizione e complementarietà. Il racconto della mia strada, quella che sto costruendo verso i miei sogni. E di me.

 

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Post N° 350

Post n°350 pubblicato il 28 Novembre 2006 da GianoReloaded

A volte mi sento il protagonista di un film.

Avete presente quei film in cui il protagonista è un uomo freddo, concentrato sul lavoro, sul business e che non lascia spazio ai sentimenti o li relega in un’infausta posizione della propria scala di valori? A me vengono in mente il Bud Fox di Wall Street, Keanu Reeves Sweet November, Nicolas Cage in Family Man e un altro paio. Mi sembra quasi che tutte le persone che mi conoscono aspettino il momento in cui incontrerò una donna che mi farà perdere la testa, avrò l’illuminazione sulla via o qualcos’altro che mi farà deviare dalle mie attuali aspirazioni.

E’ vero. Ogni tanto mi chiedo dove sia l’etica di un lavoro dove si parla di business, a volte strettamente correlati con i temi della salute, dove si firmano accordi di riservatezza, dove si parla obiettivi di fatturato da bilioni di dollari. Poi frequento gente importante, Ad, Dg, imprenditori, un ramo di una delle famiglie più importanti d’Italia. Con queste persone va sempre a finire che si frequentano posti alla moda, si mangia in posti con porzioni da fame ma ambientazioni glamour oppure in posti dove un cocktail costa più di quel che spendo per il pranzo al bar. Parlo di aumenti di capitale, di leva finanziaria, di operations. Le persone si staffano, le giornate vanno vendute al mio rate, facciamo upselling sui clienti, facciamo il mark-up sui servizi. Arrivismo, cinismo e pure un po’ di faccia come il culo a volte fanno la differenza tra un buon lavoro e un lavoro perfetto. Cammino con il mio kanban sempre col colletto rialzato e il bavero svolazzante in avanti. Tengo sempre la valigetta in mano e sottobraccio nel lato opposto la cartella con i documenti. Ho una Montblanc in platino, le scarpe in pelle marrone e mangio le Fisherman rigorosamente bianche. Voglio ancora prendermi il vespino un po’ vintage un po’ dandy, e alla fine mi farò anche il tatuaggio che esprime il mio immenso ego di certi momenti. Mi comprerò una coupè con i sedili in pelle. Dell’Euro4 e l’olio di colza non me ne frega niente, gli ecologisti-estremisti non li sopporto, faccio di coscienza mia, differenzio ma penso che gran parte delle boiate che sparano siano sì vere ma non sostenibili. Ritengo Beppe Grillo un coglione che fa leva sulla demagogia populista. Oggi mi sono mosso con l’Eurostar, e scrivevo con il portatile mentre sul telefonino mi guardo la posta. Vicino a me c’è una ragazza scarpe Gucci, piumino Burberry e borsa LV che non ride manco a pagarla, tanto che trovo molto più attraente la ragazza un po’ goffa che ho visto prima dal finestrino. Corro sul tapisroulant con le cuffiette, e in palestra non ci vado per baccagliare ma per trovare il mio equilibrio perfetto. Quando guido non sopporto chi va troppo piano. Ho uno degli uffici più belli della città, sesto piano con due lati finestrati, il tavolo in vetro e il piano di lavoro in cuoio bianco: tutto asettico ma molto professionale. Ho l’arredamento minimal in laccato nero con uno stereo Bang&Olufsen. Lavoro un sacco di ore al giorno, e molte volte mi trovo a pensare al lavoro anche fuori dall’ufficio. Praticamente ogni giorno entro prima che i negozi aprano ed esco dopo che han chiuso. Sabato mattina compreso e anche qualche domenica. A casa devo ancora riuscire a fare una spesa decente, nella mia parte di frigo c’è solo uno yogurt scaduto e una bottiglia di coca cola. Nel freezer una confezione di 4 salti in padella. In ufficio nel frigo c’è di tutto invece.

E ogni volta che racconto queste cose mi sembra quasi di dovermi giustificare. Sembra quasi che le persone a cui racconto la mia vita pensino che sia per forza infelice, un materialista in carriera. Invece no. Mi piace il mio lavoro, nessuno mi obbliga a stare in ufficio oltre le 6, però ci sto volentieri. Magari un pochino materialista lo sono anche, ma il confine tra sfizio, capriccio e superfluo lo conosco bene. E soprattutto non sento di trascurare i sentimenti o gli affetti. Non ho voglia come in quei film citati all’inizio che entri qualcuno e mi sconvolga la vita. Solo qualcuno che la completi, e che abbia lo spazio che si merita, probabilmente lo ruberà pure al lavoro. E così ogni cosa nuova che possa entrare.

Sono sempre io in fondo, quello che quando cammina pensa alle sue cose e ogni tanto si mette a ridere o sorridere da solo. Quello che ci ha messo 4 mesi ad usare una lavatrice, e tutt’ora è impedito. Sempre quello che quando mangia la carne, prima la taglia poi la mangia, come i bambini. Sono quello che ancora non riesce a vincere la timidezza di andarsi a presentare, sono quello che non mangia verdure. Sono quello che in macchina ascolta le pipettes e canta e balla da solo la mattina. Sono quello che inesorabilmente fa le figure di merda guardando il sedere alle ragazze. Sono quello che davanti ad un bel paio d’occhi non capisco più nulla. Sono quello che ancora non ha capito bene a distinguere lana e cotone. Sono quello che corrompi con un tramezzino. Sono quello che ama il malvasia ma ancora non sa dove va l’accento. Sono quello che si stava sbregando dal ridere sul divano a guardare Leone Cane Fifone. Sono quello che va al supermercato, torna a casa e piedi e poi si ricorda di esserci andato in bici.

Vivere di continuo esperienze e modi diversi non mi può che arricchire. Son sempre stato ambizioso, ho sempre puntato in alto… e tutto quello che faccio è per il mio appagamento, per la mia ambizione… lavoro per me, lavoro per la mia strada, lavoro per costruirmi la mia solidità. E sono felice di quel che faccio…

 
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GianoReloaded
GianoReloaded il 28/11/06 alle 22:46 via WEB
Non è mai un complare, è appunto un completamento, un qualcosa in più che da piacere e che nel suo giusto spazio è qualcosa da vivere. Meno sarebbe squallido, di più sarebbe morbosità. :) (non dovevi esser a nanna?)
 
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