Giastar

Apocalissi @ HJF 2007


Amici e Compagni di Viaggio,oggi vi scrivo per raccontarvi le ultime 24 ore dell’Heineken Jammin Festival e della drammatica calamità naturale che l’ha colpito.Il mio primo pensiero va però ai dieci ragazzi che sono rimasti feriti, a cui noi tutti auguriamo una pronta guarigione, e a tutti coloro che delusi e sconsolati hanno dovuto rinunciare ai propri sogni e progetti rockettari come me.Qualche minuto prima delle 17 mi trovo con i miei amici appena giunti da Roma sulla collina dove è stato allestito il centro benessere. Ci fermiamo allo stand del fotografo ufficiale per qualche scatto da inserire nell’album “Facce da Jammin”. Giusto il tempo di un paio di click ed inizia a scendere giù l’acqua a secchiate.La prendiamo tutti sul ridere e chiudiamo la tenda d’ingresso per non bagnarci. La pioggia aumenta d’intensità ed il vento inizia a farsi pressante soffiando sulla parete di legno sulla quale sono esposte le foto delle edizioni precedenti.Due ragazzi si appoggiano alla parete per tenerla ferma. Io, la fotografa ed i miei amici iniziamo a stupirci della cosa ma i sorrisi continuano prevalere sui nostri volti. La parete si inarca e capiamo che c’è poco da ridere. Molliamo tutto ed iniziamo a spingerla per evitare che gonfiandosi si rompa.La pioggia ed il vento raggiungono una potenza indescrivibile. Le tre facciate di tela vengono strappate via violentemente e la parete di legno si apre. La situazione diventa ingestibile. Il pannello ci sta per travolgere.Urlo a tutti di scappare e lascio che il pannello di legno scivoli di fianco alla mia spalla destra volando via. Ormai è panico!Io e Saretta (una mia amica) corriamo verso il centro benessere. Non si vede nulla. La pioggia è talmente imponente e potente da creare un muro d’acqua.Il vento scoperchia lo stand appena abbandonato frullando in aria il tetto ed il suo telaio di acciaio. Lo vedo scaraventarsi verso di noi . Penso: “Sono in traiettoria, se mi prende sono finito!”.Raggiungo l’altro stand e mi metto al riparo. Sotto almeno 300 persone zuppe e spaventate. L’irruenza della tromba d’aria inizia ad intaccare anche questa struttura ben più grande e solida. E’ spaventoso, un evento inaspettato e di una forza shockante.Cerco i miei amici. Sono preoccupato per loro. Carlotta ha il cellulare spento, Vittorio non risponde.Li trovo, ma non mi sento poi molto tranquillo. Non so quanto a lungo il tetto possa resistere.La fortuna vuole però che il tutto duri circa 5 minuti. Non c’è tempo per le manifestazioni di panico, le persone non hanno avuto abbastanza tempo per gesti inconsulti, perdere la ragione e comportarsi in maniera istintiva e distruttiva.Passa la bufera e la quiete si ripristina in pochi istanti. I soccorsi sono già lì: vigili del fuoco, ambulanze, polizia e quant’altro.Lo sgomento regna. Fuori un campo di battaglia. Totale desolazione e devastazione. Un respiro profondo e ci dirigiamo verso il palco. Lo spettacolo è agghiacciante. Otto delle dieci torri per l’amplificazioni sono cadute. Inevitabile supporre cosa sia potuto accadere a chi potrebbe esserci rimasto sotto ed in un attimo la voce che qualcuno abbia perso la vita dilaga a macchia d’olio. In realtà ci sono stati dei feriti, ma per fortuna niente di più. Le sirene iniziano sopravvalicare qualsiasi altro rumore. L’intervento dei mezzi di soccorso è immediato.Tranquillizzatici facciamo mente locale e chiediamo ospitalità a Claudia, lì a Venezia, dove ci accampiamo per la notte.