GIGI MANFREDI

GIGI MANFREDI E FEDERICO ROSSINI


“Caro Gigi, si narra che la città di Augustea, ai tempi dello splendore Romano, fu assediata una notte da una accozzaglia di Barbari, affamati, inferociti e senza scrupoli. Dalle mura della città, i Legionari Romani, armati di tutto punto, con lance, spade, pugnali, catapulte e quant’altro, addestrati per essere i combattenti più forti dell’impero, cominciarono a deridere e beffeggiare quei quattro barbari straccioni che non rappresentavano alcuna minaccia alla città da difendere. Nel bel mezzo della notte, due barbari si avvicinarono fin sotto le mura e cominciarono a litigare tra loro intraprendendo una lotta feroce a corpo libero: si insultavano, si rotolavano nel fango, si sputavano in faccia, spintonandosi e sferrandosi ogni tanto calcioni sul sedere. Erano entrambi forzuti e nessuno riusciva a prevalere sull’altro. Dall’alto delle mura i Legionari, divertendosi a più non posso, scommettevano sulla vittoria ora dell’uno ora dell’altro, ridendo a crepapelle di quella goffa e ridicola tecnica di combattimento. Passarono più di due ore. Alla fine i due combattenti si abbracciarono e andarono via con grande delusione dei nobili spettatori per quell’imprevedibile  finale. Quando si girarono per tornare agli alloggi, i Legionari Romani videro una città distrutta, depredata e rasa al suolo ed i cittadini sgozzati tutti ed affogati nel loro stesso sangue.”“Don Federico, a che proposito mi avete raccontato questa storia?”“Pensavo, figlio mio, che tra poco in Italia si fanno le elezioni regionali e gli Italiani si faranno quattro risate sui Barbari che si combattono tra loro”.