GIGI MANFREDI

GIGI MANFREDI E IL TEATRO


Sono sempre stato un sostenitore del Teatro come Arte e non come semplice “spettacolo”. L’Arte del Teatro, comunque si pratichi, da commediografo, da regista o da attore, richiede studio, tecnica e genialità. E richiede anche un altro requisito importante e universale: la Legge delle tre “R”. In che consiste questa legge?1.- Rispetto per se Stesso;2.- Rispetto per gli Altri;3.- Responsabilità delle proprie azioni;Se partiamo da questi presupposti, essenziali, notiamo con amarezza che di “Teatro” oggi se ne fa e se ne vede poco o quasi niente. A chi ci dice che “la gente” vuole divertirsi noi rispondiamo che esistono forme di spettacolo molto divertenti (per questa gente) come il Cabaret, l’Avanspettacolo, ecc. E’ inutile quindi oltraggiare e inquinare un Arte.Il Teatro, al pari di un Concerto Sinfonico o di un’opera Lirica, al pari di una Mostra di Pittura o di un Ballo Classico o di un Buon Libro, rappresenta una forma nobile di espressione culturale che può avere certamente un genere comico, tragico, commedia ecc…Ma è pur sempre “Teatro”.Quello che stiamo assistendo negli ultimi anni, e specie in Campania, è “ignobile”. Tutti s’improvvisano “Artisti” senza nemmeno sapere di quale “Arte”. Tutti s’improvvisano Commediografi, Registi, Attori, senza sapere di cosa si sta parlando. Tutti si nascondono dietro alla parola “Teatro” senza conoscerne l’essenza del termine e le sue finalità.Quello che più preoccupa è lo evidenziarsi che la legge delle tre “R” è ignorata completamente: come si può avere “Rispetto per Se Stessi” quando non si ha la consapevolezza delle proprie deficienze di conoscenze, di genialità e di levatura morale, presentando al Pubblico ”mondezza” o “plagiando e deturpando” i lavori degli Altri? Come si può avere “Rispetto per gli Altri” quando si presentano “degli spettacolini parrocchiali” passandoli per opere teatrali addirittura facendo pagare un biglietto? Come si può vivere non avendo la “Responsabilità delle proprie azioni” diseducando sia artisticamente sia moralmente le giovani generazioni? Alle persone che si avvicinano alla Nostra Accademia e al “Mio” modo di far Teatro, Io parlo innanzitutto della loro crescita umana e culturale, della loro personalità e moralità, della costruzione del loro Essere Umano. Solo in seguito parlo delle tecniche teatrali e dei lavori teatrali da mettere in scena. Tutto questo nel rispetto di Me Stesso, dei miei Attori, dei Giovani che mi seguono, e nel rispetto di un pubblico che dovrà fruire del “Nostro” lavoro fatto con passione e sacrificio.Oggi il vero Teatro è orfano: è orfano delle Istituzioni pubbliche; è orfano degli Intellettuali; è orfano di una Stampa che ne faccia eco gratificando o mortificando; è orfano delle Scuole; è orfano delle associazioni, dei movimenti culturali, ecc….Ciò che lo tiene in vita è il sacrificio e la passione di quei pochi “superstiti” di una battaglia che ci ha visto soccombere all’ignoranza, agli affaristi e ai mercanti. Essi, però, ignorano che il valore umano è immortale, indistruttibile, insostituibile ed inimitabile. Solo i Posteri renderanno a Ciascuno il proprio onore mentre, invece,  i Contemporanei possono rendere subito "il disonore" ai santibanchi!