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LA VIA DEL COMANDANTE


 Nella sala delle riunioni, il comandante guardava continuamente l’orologio. La discussione sembrava procedere stanca. Tanto che egli, assalito dalla frenesia, sbottò: “Qui non cambia nulla. Nei fatti,  il fascismo  non guida la società. Continuano a comandare i vecchi nobili spesso ancora ricchi proprietari terrieri. E, ad esempio, i carabinieri  sembrano  fedeli ed ossequiosi a loro piuttosto che a noi.” “Cosa fare, come, quando intervenire?”  “ Ci vuole un episodio scatenante per potere avere le mani libere e colpire questi nemici della patria, i traditori ed i sovversivi. Ci penserò. Adesso ho una cosa molto importante da seguire.” Così si ritirò nella sua stanza,  pregustando l’arrivo di quella giovane che cominciava a scombinare i suoi pensieri.  Eleonora aveva imboccato una stradina che dal gruppo di baracche portava al viale spoglio della periferia; giunse in tempo per prendere l’autobus diretto verso il centro. Sul mezzo v’erano poche persone. Durante il viaggio, come in un film a ritroso più accelerato rispetto alla prima visione,  rivedeva i negozi davanti ai quali si era fermata e qualche commerciante con cui aveva scambiato frasi scarne. Il viaggio le apparve breve. Scese. Di tanto in tanto chiedeva informazioni. Tutti si mostravano gentili e si dilungavano con una sovrabbondanza di particolari. Grazie a questa pluralità di guide  si trovò a varcare un cancello in ferro battuto. Attraversò il cortile circondato da pietre sparse; alcune sembravano organizzate e recavano un numero, altre davano la sensazione  di vere e proprie macerie. Accanto all’impalcatura che reggeva un arco in stile gotico  c’era una tabella: “Lavori di restauro della “Chiesa S.Maria  Alemanna costruita nel XII secolo e distrutta dal terremoto del 1783”.  Girò l’angolo,  dopo un centinaio di metri, oltre una simbolica linea di confine stazionavano alcuni militi. Mostrò il biglietto ed un soldato immediatamente le fece strada.