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LA PARTENZA DEL COMANDANTE


Il momento magico fu interrotto dall’ordine, con cui s’ingiungeva al militare, di recarsi a Roma. La tensione per quella convocazione improvvisa, gli interrogativi angosciosi, temperati da una rapida riconsiderazione del suo comportamento come fedele servitore del regime, erano sopraffatti dal pensiero dominante per Eleonora. Senza dubbio egli era riuscito a persuaderla, ma la minima idea che altri avrebbero potuto condividere i sorrisi, le parole gli sguardi di lei o anche semplicemente godere della vista di quella figura a volte, apparentemente fragile, ma alla lunga irraggiungibile, lo faceva uscire di senno. Per questo chiamò Arturo,  più sgherro fidato che autista.“Ascolta bene Arturo. Ti affido Eleonora. Attento! Non è come al solito. Tu la porterai al ristorante a mangiare e poi l’accompagnerai nel mio alloggio privato, facendo in modo che non le manchi nulla, e ricordati che è la mia donna.”“Sì signor comandante, eseguirò i vostri ordini e state tranquillo. Al vostro ritorno la troverete qui ad aspettarvi”.“Un’altra cosa. Fai in modo che non vada da suo zio e che non abbia contatti con altri. Comunque, lei  vorrà uscire, andare a far compere, svagarsi. In questi giorni se è necessario portala al cinema. Ne hai il permesso, ma fai conto che sia la mia signora, hai capito?” Arturo, spinto dalla netta percezione di trovarsi davanti ad un uomo  innamorato,  se non addirittura accecato da una passione tale che lo avrebbe potuto condurre a qualsiasi azione,  scattò sugli attenti: “Si Signor Comandante!” “Ebbene adesso vai a preparare la macchina. E.. certamente, ti occorrono dei soldi. Prendi ! Sono mille lire.”