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IL MARITO DI ELEONORA


I compagni di lavoro erano appena andati via che zio Piero sentì bussare alla porta. "Sono arrivati prima del previsto", pensò.  “Aspettate, porci e schifosi sgherri che mi preparo e poi andremo via.”Aveva finito di pronunciare a bassa voce queste parole, che sentì una voce. “Zio Piero, zio Piero, sono io.”. Volò verso la porta, la aprì e fra le sue braccia cadde sfinito Antonio. “Oh, mio caro, come mai, tu qui? Ti sapevo all’ospedale di Palermo, che cosa è successo?” “Sono due mesi che mi lasciano marcire in quell’ospedale e non si decidono neanche a visitarmi, non ho resistito, ed inoltre nessuna notizia di mia moglie. L’altro ieri ho ricevuto una lettera da mia madre. C’è scritto che Eleonora è partita da due mesi e non è ancora tornata a casa; avevo ricevuto un biglietto, che mi diceva che sarebbe venuta da me e poi più nulla. Che cosa è successo zio Piero? Dov’è Eleonora? Dimmi zio Piero dov’è? Che cosa le è successo?” “ Calmati Antonio, prima di tutto ringrazia il cielo per avermi trovato. Credo che  verranno, fra poco, con una scusa qualsiasi e mi porteranno al confino,  solo per alcuni mesi o, forse,  per anni. Chissà. Il regime che ci schiaccia è tale che a nulla valgono le leggi; sono loro la legge, se parli sei un traditore, se ti lamenti, un disfattista.” “ Tutto quello che dici è vero e sacrosanto. Me lo hai ripetuto tante volte ed oggi   posso  confermarlo con certezza, perché l’ho sperimentato personalmente. Ma zio Piero, io voglio sapere dove si trova Eleonora.” Tutta la notte passò tra un discorso e l’altro. E finalmente zio Piero decise che era venuto il momento di non nascondere più  la verità, perché a suo vedere sarebbe stato peggio. Dunque raccontò tutto. Antonio stanco, avvilito raggrinzito dal dolore si addormentò con il capo sopra le ginocchia di zio Piero. L'uomo rude del porto pianse. Era  la prima volta che dai suoi occhi  spuntavano le lacrime.