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IL PIANO DEL COMANDANTE


Così, tornando verso la città, il turbamento lasciò posto alla fredda determinazione, indispensabile per elaborare il piano. Occorreva metterlo in pratica. Arrivato in ufficio, convocò quattro sgherri fedelissimi: “Ricordatevi, dobbiamo prenderli vivi, quindi niente uso d'armi che possono uccidere”. Chiamò Arturo e si fece portare a casa: “Aspetta qui, devi accompagnare la signora. Mi raccomando la massima discrezione, bada bene ad eseguire i miei ordini nei minimi dettagli; dovrai stare distante da lei almeno cinque metri, in modo che nessuno ti veda”. Si diresse velocemente verso l’ingresso, non senza aver dato un’occhiata intorno. Non sfuggi al suo occhio attento la presenza della scorta che aveva predisposto. “Ascolta Eleonora, è arrivato al comando un dispaccio che comunica la fuga di tuo marito e l’ordine di arrestarlo”. Eleonora si lasciò andare sul divano e il comandante, sedutosi accanto,  proseguì: “Non fare così. Pensandoci bene, ho capito che bisogna riparare a quello che ho fatto. Noi abbiamo il dovere di salvarlo. Sì Eleonora….”“E come?”  “Facendolo fuggire.”  “Fuggire? Dove, come?” “Tu questa sera devi andare da lui e avvertirlo che domani mattina scatterà l’ordine per la cattura, quindi avrà il tempo per fuggire.” Finalmente, dopo tante discussioni, Eleonora accettò: “Va bene, stasera andrò in macchina con Arturo ed avvertirò Antonio”. “Mi raccomando ancora una volta. Parlagli da fuori. Non entrare”.