Il Gioco del Mondo

PIETRA DOLCE DI PADRE


 
 Pietra, massi, lastre, schegge taglienti, lame.A camminarci sopra, nella vecchia cava ormai smessa da tanto tempo, pare si desti una musica di vetro,tanto vibra, tanto è eterna la pietra da sembrare viva.Le sue vene, i suoi flussi, trasudano macchie di metallo e segni e screziature simili a facce gelate e occhi fissiche un po' m'inquietano quando là mi avventuro.E un'eco sento che mi chiama, forse la voce di chi untempo vi batteva la pietra al ritmo di martello e scalpello..."e gli occhi, gli occhi, Santa Lucia gli proteggesse gli occhi dalle schegge!"Alla cava ci lavoravano uomini e ragazzi ancor quasi bambiniche subivano in silenzio le leggi ferree e dure di indiscussegerarchie. Quando poi i vecchi smontavano a fine giornata,capitava che i ragazzi si attardassero in cava per ritiraree mettere in ordine gli attrezzi e magari scolarsi il vinorimasto nei fiaschi. Simili a un'orda di scatenati con la voglia di ridere e scherzare, liberi dalla sorveglianza deivecchi, si mettevano a giocare e nascevano sfide di forzafra loro avvezzi a misurarsi con la dura pietra.Uno di quei ragazzi fu mio padre. La sua forza l'addebitoa quel confronto, poi non ci fu per me dolcezza al paridella sua.  
Camille Corot, Cava vicino al porto di La Rochelle  (1851)Si salterà con la parola: Sua!