27 Maggio 2010 Un nuovo piccolissimo viaggio… Un viaggio da affrontare per via di una visita medica in un centro specializzato di una cittadina di nome Pozzilli in provincia di Isernia. L’appuntamento è alle 17.00 quindi l’ora della partenza è prevista per le 14.00. Sono una ritardataria, la puntualità non è affatto un mio pregio, quindi oggi dal lavoro sono uscita alle 13.00, e così non ho neanche recuperato il mio solito ritardo della mattina. Non ho avuto il tempo di far nulla, un piatto di pasta già pronto sul tavolo ed ancora tiepido mangiato di gran fretta. Un velocissimo cambio d’abito e come sempre un leggero velo di trucco per rendere più carino il mio volto (sorrido). Cinque minuti di ritardo, solo cinque e tutto sommato accettabili. In auto dunque alle 14.05, si parte, verso un paese sconosciuto e mai sentito nominare prima d’oggi. Le mie condizioni fisiche non sono ottime e so che sarà un viaggio pesante, ma non ho scelta e quindi con coraggio l’affronto. E’ una bellissima giornata, il sole splende alto e basta questo a mettermi di buon umore. Il caldo intenso delle prime ore pomeridiane non mi preoccupa affatto, l’auto è dotata di aria condizionata ed in borsa una bottiglia d’acqua fresca non manca mai. Il viaggio ha inizio! Una voce da quel momento in poi ci farà compagnia per tutto il tragitto. E’ quella vocina “simpatica” e registrata del navigatore satellitare. Uno strumento moderno che oggi sembra essere indispensabile ma che io odio profondamente perché toglie completamente la gioia ed il fascino dell’avventura. Una voce che ha sempre lo stesso timbro, sempre lo stesso tono, sempre la stessa noiosa cadenza e che questa volta proviene non da quello schermo che viene sistemato tramite una ventosa proprio al centro del lunotto anteriore, dove persino la visuale viene stravolta, bensì da un cellulare … un cellulare di ultima generazione! “Accidenti alla tecnologia!” A volte mi viene da pensare. Neanche il tempo di distogliere il mio sguardo cagnesco da quel cellulare appena sistemato sul cruscotto che subito quella dolce vocina dice per ben tre volte: “Tra cinquecento metri, svoltare a destra”. E appena dopo: “Appena avanti svoltare a destra” … “Cominciamo bene” Penso fra me e me. “Ma sta scema come diavolo le misura le distanze?” e poi ad alta voce: “Ma non aveva detto tra cinquecento metri? Non ancora neanche partiamo che già vi vuole morti?” … già, perché se avessimo svoltato “appena avanti” nel burrone saremmo finiti!!!! Mah, vabbè! Lascio perdere. Non mi va proprio di incavolarmi come puntualmente mi accade ogni volta che siamo “costretti” ad utilizzare il navigatore. Oggi proprio non mi va di incavolarmi con questa voce antipatica che confonde a volte pure la destra con la sinistra!!! Così accendo la radio. Della buona musica sarà sicuramente la compagnia ideale. Non posso però alzare il volume come normalmente faccio quando ascolto la musica in auto. Come ho già detto, le mie condizioni fisiche non sono ottime e tra le varie cose, ho anche un leggero mal di testa che con il volume alto della radio potrebbe trasformarsi in vera e propria emicrania! Sono un po’ stanca, dovrei cercare di riposare, dovrei chiudere gli occhi e dormire un po’. Ma non ci riesco, sono troppo curiosa … sapere che sto andando in un posto nuovo, sconosciuto, mi impedisce di riposare perché sono attratta da ogni cosa che scorre aldilà del vetro dell’auto. In radio ora una canzone che adoro e mentre il mio sguardo divora tutto ciò che scorre, mi sorprendo a cantarla. Buon segno! … Significa che, nonostante i miei malesseri fisici, sono SERENA. Una serie di gallerie però interrompe quella canzone adorata. Non c’è campo dentro queste perché sono troppo lunghe e l’unica cosa che riesco a sentire ora è il fruscio della radio stessa. Mi sembra quasi che sia viva e che stia disperatamente tentando di riprendere il segnale per continuare a vivere … “Che pensieri sciocchi che mi vengono! Sciocchi proprio come te, piccola Gio”. Poi sorrido. Bisognerebbe spegnerla, la radio. Il fruscio non cessa e comincia quasi ad essere fastidioso. Ma ho trovato la posizione che mi fa stare comoda (perché io in auto assumo le posizioni più strambe e se fossi una contorsionista, avrei anche le gambe intorno al collo) e spegnere la radio mi costringerebbe a chinarmi in avanti e perdere dunque quella posizione tanto cercata e finalmente trovata che, son sicura, non riuscirei più a ritrovare … Così il fruscio continua! Il mio compagno di viaggio sembra aver intuito i miei pensieri, mi guarda e non dice nulla. Sa perfettamente che quando sono in auto io amo il silenzio … dal suo sguardo però, anch’io intuisco ciò che sta pensando, e non è un bel pensiero! Ci pensa dunque lui alla radio ed inserisce un CD. A cantare ora, a farci compagnia senza fruscii di alcun genere, è un gruppo irlandese: THE CORRS. Straordinaria musica, la loro, ed anche questo è un gruppo che mi piace ascoltare, soprattutto poi quando suonano quella musica che tanto amo e che mi trasmette delle sensazioni indescrivibili. Le gallerie sembrano senza fine, gli occhi si sono ormai abituati a quella luce artificiale che stenta anche ad illuminare l’interno della galleria stessa. Quella luce artificiale e soffusa che proviene da lampade dell’anteguerra. Fisso quelle lampade quasi attratta da quei cimeli, ma, quell’andirivieni della luce stessa mi ipnotizza. Sono talmente stordita che neanche sento più la musica. E’ la luce accecante del giorno che mi sveglia da quella sorta d’ipnosi. Le gallerie sono terminate ed i miei occhi iniziano a lacrimare, fanno fatica a riabituarsi alla luce. E quando finalmente riesco ad aprirli completamente, un meraviglioso spettacolo, d’improvviso, davanti a me: prati verdi immensi, tanto verde intorno. Alberi fioriti che celano la strada che stiamo percorrendo. Una strada asfaltata che nulla c’entra in quel luogo così stupendo. In lontananza poi, montagne e colline fanno da cornice all’intero paesaggio.
Destinazione Pozzilli (IS)
27 Maggio 2010 Un nuovo piccolissimo viaggio… Un viaggio da affrontare per via di una visita medica in un centro specializzato di una cittadina di nome Pozzilli in provincia di Isernia. L’appuntamento è alle 17.00 quindi l’ora della partenza è prevista per le 14.00. Sono una ritardataria, la puntualità non è affatto un mio pregio, quindi oggi dal lavoro sono uscita alle 13.00, e così non ho neanche recuperato il mio solito ritardo della mattina. Non ho avuto il tempo di far nulla, un piatto di pasta già pronto sul tavolo ed ancora tiepido mangiato di gran fretta. Un velocissimo cambio d’abito e come sempre un leggero velo di trucco per rendere più carino il mio volto (sorrido). Cinque minuti di ritardo, solo cinque e tutto sommato accettabili. In auto dunque alle 14.05, si parte, verso un paese sconosciuto e mai sentito nominare prima d’oggi. Le mie condizioni fisiche non sono ottime e so che sarà un viaggio pesante, ma non ho scelta e quindi con coraggio l’affronto. E’ una bellissima giornata, il sole splende alto e basta questo a mettermi di buon umore. Il caldo intenso delle prime ore pomeridiane non mi preoccupa affatto, l’auto è dotata di aria condizionata ed in borsa una bottiglia d’acqua fresca non manca mai. Il viaggio ha inizio! Una voce da quel momento in poi ci farà compagnia per tutto il tragitto. E’ quella vocina “simpatica” e registrata del navigatore satellitare. Uno strumento moderno che oggi sembra essere indispensabile ma che io odio profondamente perché toglie completamente la gioia ed il fascino dell’avventura. Una voce che ha sempre lo stesso timbro, sempre lo stesso tono, sempre la stessa noiosa cadenza e che questa volta proviene non da quello schermo che viene sistemato tramite una ventosa proprio al centro del lunotto anteriore, dove persino la visuale viene stravolta, bensì da un cellulare … un cellulare di ultima generazione! “Accidenti alla tecnologia!” A volte mi viene da pensare. Neanche il tempo di distogliere il mio sguardo cagnesco da quel cellulare appena sistemato sul cruscotto che subito quella dolce vocina dice per ben tre volte: “Tra cinquecento metri, svoltare a destra”. E appena dopo: “Appena avanti svoltare a destra” … “Cominciamo bene” Penso fra me e me. “Ma sta scema come diavolo le misura le distanze?” e poi ad alta voce: “Ma non aveva detto tra cinquecento metri? Non ancora neanche partiamo che già vi vuole morti?” … già, perché se avessimo svoltato “appena avanti” nel burrone saremmo finiti!!!! Mah, vabbè! Lascio perdere. Non mi va proprio di incavolarmi come puntualmente mi accade ogni volta che siamo “costretti” ad utilizzare il navigatore. Oggi proprio non mi va di incavolarmi con questa voce antipatica che confonde a volte pure la destra con la sinistra!!! Così accendo la radio. Della buona musica sarà sicuramente la compagnia ideale. Non posso però alzare il volume come normalmente faccio quando ascolto la musica in auto. Come ho già detto, le mie condizioni fisiche non sono ottime e tra le varie cose, ho anche un leggero mal di testa che con il volume alto della radio potrebbe trasformarsi in vera e propria emicrania! Sono un po’ stanca, dovrei cercare di riposare, dovrei chiudere gli occhi e dormire un po’. Ma non ci riesco, sono troppo curiosa … sapere che sto andando in un posto nuovo, sconosciuto, mi impedisce di riposare perché sono attratta da ogni cosa che scorre aldilà del vetro dell’auto. In radio ora una canzone che adoro e mentre il mio sguardo divora tutto ciò che scorre, mi sorprendo a cantarla. Buon segno! … Significa che, nonostante i miei malesseri fisici, sono SERENA. Una serie di gallerie però interrompe quella canzone adorata. Non c’è campo dentro queste perché sono troppo lunghe e l’unica cosa che riesco a sentire ora è il fruscio della radio stessa. Mi sembra quasi che sia viva e che stia disperatamente tentando di riprendere il segnale per continuare a vivere … “Che pensieri sciocchi che mi vengono! Sciocchi proprio come te, piccola Gio”. Poi sorrido. Bisognerebbe spegnerla, la radio. Il fruscio non cessa e comincia quasi ad essere fastidioso. Ma ho trovato la posizione che mi fa stare comoda (perché io in auto assumo le posizioni più strambe e se fossi una contorsionista, avrei anche le gambe intorno al collo) e spegnere la radio mi costringerebbe a chinarmi in avanti e perdere dunque quella posizione tanto cercata e finalmente trovata che, son sicura, non riuscirei più a ritrovare … Così il fruscio continua! Il mio compagno di viaggio sembra aver intuito i miei pensieri, mi guarda e non dice nulla. Sa perfettamente che quando sono in auto io amo il silenzio … dal suo sguardo però, anch’io intuisco ciò che sta pensando, e non è un bel pensiero! Ci pensa dunque lui alla radio ed inserisce un CD. A cantare ora, a farci compagnia senza fruscii di alcun genere, è un gruppo irlandese: THE CORRS. Straordinaria musica, la loro, ed anche questo è un gruppo che mi piace ascoltare, soprattutto poi quando suonano quella musica che tanto amo e che mi trasmette delle sensazioni indescrivibili. Le gallerie sembrano senza fine, gli occhi si sono ormai abituati a quella luce artificiale che stenta anche ad illuminare l’interno della galleria stessa. Quella luce artificiale e soffusa che proviene da lampade dell’anteguerra. Fisso quelle lampade quasi attratta da quei cimeli, ma, quell’andirivieni della luce stessa mi ipnotizza. Sono talmente stordita che neanche sento più la musica. E’ la luce accecante del giorno che mi sveglia da quella sorta d’ipnosi. Le gallerie sono terminate ed i miei occhi iniziano a lacrimare, fanno fatica a riabituarsi alla luce. E quando finalmente riesco ad aprirli completamente, un meraviglioso spettacolo, d’improvviso, davanti a me: prati verdi immensi, tanto verde intorno. Alberi fioriti che celano la strada che stiamo percorrendo. Una strada asfaltata che nulla c’entra in quel luogo così stupendo. In lontananza poi, montagne e colline fanno da cornice all’intero paesaggio.