Il mio Leo … Lo adoro e mi fa morire dal ridere … Eh si, credo che ormai sia come un figlio! Se solo ripenso ai discorsi che mi ritrovavo a fare con le persone che avevano degli animali in casa, mi viene da sorridere al ricordo del mio volto incredulo dopo aver sentito: “Quando hai un animale a casa diventa proprio come un figlio … Non tieni per niente conto della sua vera natura, lo tratti proprio come tratteresti tuo figlio”. Già, sorrido a questo ricordo perché io, poi, non avevo solo un’espressione divertita e stupita, ma anche completamente incredula. Ed oggi mi rendo conto che quelle parole erano vere! Ogni sera quando rientro a casa, lo trovo lì ad attendermi. Riconosce perfettamente il rumore della mia auto e mi aspetta sempre allo stesso punto: dietro la porta che dal garage accede al piccolo corridoio antistante la gradinata che porta al primo piano. Ed ogni volta io puntualmente, nell’aprire quella porta lo schiaccio contro la parete. “Accidenti Leo, i gatti sono abitudinari, lo so perfettamente, ma perché ogni volta ti metti dietro sta cavolo di porta ad aspettare? Ti piace così tanto rimare schiacciato tra porta e muro? Te, mi sa che tanto furbo non sei!” E’ il suo miagolio che richiama la mia attenzione. Ma non è affatto un miagolio di sofferenza. (Non è che davvero schiaccio il mio Leo tra porta e muro, anche se a volte mi capita che, in sovrappensiero, apro la porta con forza costringendolo a saltare indietro per non prendersela sul muso). Lui mi sta semplicemente salutando. Neanche il tempo poi di accendere la luce che già, come un sacco, si getta a terra, zampe e pancia all’aria in attesa della sua razione di coccole … e quel suo modo di gettarsi a terra, a peso morto, mi fa impazzire, mi fa tenerezza e mi emoziona anche e non fargliele, quelle coccole, è impossibile! Mentre lo accarezzo e lo strapazzo, le sue fusa spezzano il silenzio di una casa vuota. Le sue zampe anteriori stringono il mio braccio e la sua lingua lecca la mia mano. Così lui mi ringrazia per le coccole che riceve. Poi dopo queste coccole è il momento del gioco. A cosa si gioca? Ma a nascondino, naturalmente. Si, si proprio a nascondino, perché mentre io salgo su, lui si nasconde dietro il primo gradino.Ci si mimetizza e devo ammettere che il colore del suo pelo lo aiuta davvero. Si vedono solo i suoi grandi e vispi occhi marroni e non si muove da lì fino a quando io non sono arrivata in cima, fino a quando non ho calpestato l’ultimo gradino.
Il mio Leo!
Il mio Leo … Lo adoro e mi fa morire dal ridere … Eh si, credo che ormai sia come un figlio! Se solo ripenso ai discorsi che mi ritrovavo a fare con le persone che avevano degli animali in casa, mi viene da sorridere al ricordo del mio volto incredulo dopo aver sentito: “Quando hai un animale a casa diventa proprio come un figlio … Non tieni per niente conto della sua vera natura, lo tratti proprio come tratteresti tuo figlio”. Già, sorrido a questo ricordo perché io, poi, non avevo solo un’espressione divertita e stupita, ma anche completamente incredula. Ed oggi mi rendo conto che quelle parole erano vere! Ogni sera quando rientro a casa, lo trovo lì ad attendermi. Riconosce perfettamente il rumore della mia auto e mi aspetta sempre allo stesso punto: dietro la porta che dal garage accede al piccolo corridoio antistante la gradinata che porta al primo piano. Ed ogni volta io puntualmente, nell’aprire quella porta lo schiaccio contro la parete. “Accidenti Leo, i gatti sono abitudinari, lo so perfettamente, ma perché ogni volta ti metti dietro sta cavolo di porta ad aspettare? Ti piace così tanto rimare schiacciato tra porta e muro? Te, mi sa che tanto furbo non sei!” E’ il suo miagolio che richiama la mia attenzione. Ma non è affatto un miagolio di sofferenza. (Non è che davvero schiaccio il mio Leo tra porta e muro, anche se a volte mi capita che, in sovrappensiero, apro la porta con forza costringendolo a saltare indietro per non prendersela sul muso). Lui mi sta semplicemente salutando. Neanche il tempo poi di accendere la luce che già, come un sacco, si getta a terra, zampe e pancia all’aria in attesa della sua razione di coccole … e quel suo modo di gettarsi a terra, a peso morto, mi fa impazzire, mi fa tenerezza e mi emoziona anche e non fargliele, quelle coccole, è impossibile! Mentre lo accarezzo e lo strapazzo, le sue fusa spezzano il silenzio di una casa vuota. Le sue zampe anteriori stringono il mio braccio e la sua lingua lecca la mia mano. Così lui mi ringrazia per le coccole che riceve. Poi dopo queste coccole è il momento del gioco. A cosa si gioca? Ma a nascondino, naturalmente. Si, si proprio a nascondino, perché mentre io salgo su, lui si nasconde dietro il primo gradino.Ci si mimetizza e devo ammettere che il colore del suo pelo lo aiuta davvero. Si vedono solo i suoi grandi e vispi occhi marroni e non si muove da lì fino a quando io non sono arrivata in cima, fino a quando non ho calpestato l’ultimo gradino.