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Un blog creato da testimone82 il 29/01/2008

"Venite e vedrete"

"In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini"

 
 

Mi sta a cuore dirti una  cosa che credo sia

fondamentale per te e la tua vita:

GESU' TI AMA

"Ecco, sto alla porta e busso.

Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta,

io verrò da lui,

cenerò con lui ed egli con me."

 

 

 

 

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IL POTERE DELLA CROCE

Post n°25 pubblicato il 27 Marzo 2013 da testimone82


Dice Gesù:

« Scrivi: “Contro il potere del Demonio ogni potere ha la Croce”, e poi descrivi quanto vedrai.

È la settimana di Passione: la preparatoria al trionfo della Croce. La croce è velata sugli altari, ma il Crocifisso è più che mai operante sul suo glorioso patibolo, dietro il suo velo, per chi lo ama e invoca. Descrivi.».

Vedo una giovane, poco più di giovinetta. È alle prese con un giovane sulla trentina. La giovane è bellissima. Alta, bruna, ben formata. Anche il giovane è bello. Ma quanto la giovane ha l'aspetto dolce pur nella sua severità, altrettanto questo uomo sotto il suo imposto sorriso ha un che poco simpatico. Sembra che sotto una patina di benevolenza abbia animo torbido e bieco.

Fa delle grandi proteste di affetto alla giovane, dichiarandosi pronto a fare di lei una sposa felice, regina del suo cuore e della sua casa. Ma la giovane, che sento chiamare “Giustina”, respinge queste profferte d’amore con serena costanza.

“Ma tu potresti fare di me un santo del tuo Dio, Giustina. Poiché tu sei cristiana, lo so. Ma io non sono nemico dei cristiani. Non sono incredulo sulle verità d’oltre tomba. Credo all’altra vita e all’esistenza dello spirito. Credo che esseri spirituali vegliano su noi e si manifestano e ci aiutano. Io pure ne ho aiuto. Come vedi, credo quanto tu credi, né potrò mai accusarti perché dovrei accusare me pure del tuo stesso peccato. Non credo come tanti che i cristiani siano uomini che esercitano magia malvagia. E sono convinto che noi due insieme uniti faremo grandi cose”.

“Cipriano, non insistere. Io non discuto le tue credenze. Voglio anche credere che uniti faremo grandi cose. Non nego neppure d’esser cristiana e voglio ammettere che tu ami i cristiani. Pregherò che tu li abbia ad amare al punto da divenire un campione fra essi. Allora, se Dio vorrà, noi saremo congiunti in una sorte. In una sorte tutta spirituale, però. Perché d’altre unioni io sono schiva, volendo serbare tutta me stessa al mio Signore per conseguire quella Vita nella quale dici di credere tu pure, e giungere a possedere l’amicizia con quegli spiriti che anche tu ammetti siano veglianti su noi e operanti, in nome del Signore, opere re di bene”.

“Bada, Giustina! Il mio spirito protettore è potente. Ti piegherà a cedermi”.

“Oh! no. Se egli è spirito di Cielo non potrà che volere ciò che Dio vuole. E Dio per me vuole verginità, e spero martirio. Non potrà perciò il tuo spirito indurmi a cosa contraria al volere di Dio. Ché se poi fosse spirito non di Cielo, allora nulla potrà su me, su cui è a difesa alzato il segno vincitore. Nella mente, nel cuore, nello spirito, sulla carne, è vivo quel segno, e carne, mente, cuore, spirito, saranno vittoriosi su qualunque voce che non sia quella del mio Signore. Va’ in pace, fratello, e Dio ti illumini a conoscere il vero. Io pregherò per la luce dell'anima tua”.

Cipriano lascia la casa brontolando minacce che non comprendo bene. E Giustina lo guarda partire con lacrime di pietà. Poi si ritira in preghiera dopo aver rassicurato due vecchiotti, certo i genitori, accorsi appena partito il giovane. “Non temete. Dio ci proteggerà e farà nostro Cipriano. Pregate voi pure e abbiate fede”.

La visione ha due parti, come se il luogo si bipartisse. In una vedo la camera di Giustina e nell’altra una stanza nella dimora di Cipriano.

La prima prega prostrata davanti ad una croce nuda, graffita fra due finestre come fosse un ornato e sormontata dalla figura dell’Agnello, fiancheggiata da una parte dal pesce e dall'altra da una fonte che pare attingere il suo liquido dalle gocce di sangue sgorganti dalla gola squarciata dell'Agnello mistico. Comprendo sono figure del simbolismo cristiano in auge in quei

tempi crudeli. A mezz’aria sopra Giustina, prostrata in preghiera, è sospesa una luminosità dolce che, sebbene incorporea, ha parvenza di essere angelico.

Nella stanza di Cipriano, invece, in mezzo a strumenti cabalistici e segni cabalistici e magici, è lo stesso Cipriano intento a trafficare intorno ad un tripode su cui getta sostanze resinose, direi, che fanno dense volute di fumo, e a tracciare su esse dei segni, mormorando parole di qualche oscuro rito. Nell’ambiente, che si satura di una nebbia azzurrognola che vela i contorni delle cose e fa apparire il corpo di Cipriano come dietro a lontananze d’acque tremule, si forma un punto fosforescente che ingrandisce piano piano sino a raggiungere un volume simile a quello di un corpo umano. Odo delle parole ma non ne capisco il significato. Vedo però che Cipriano si inginocchia e dà segni di venerazione come pregasse un potente. La nebbia dispare lentamente e Cipriano è di nuovo solo.

Nella stanza di Giustina avviene invece un mutamento. Un punto fosforico e danzante come fuoco fatuo stringe cerchi sempre più stretti intorno alla giovane orante. Il mio interno ammonitore mi avverte che è l’ora della tentazione per Giustina e che quella luce cela un maligno il quale, con suscitare sensazioni e visioni mentali, cerca persuadere al senso la vergine di Dio.

Io non vedo ciò che ella vede. Vedo solo che ella soffre e che, quando sta per essere sopraffatta, supera la potenza occulta col segno della croce tracciato su se stessa con la mano e nell'aria con una crocetta che si è levata dal seno. Quando, alla terza volta, la tentazione deve essere violenta, Giustina si addossa alla croce graffita sul muro e alza a due mani davanti a sé l'altra piccolacrocetta. Sembra un combattente isolato che si difenda al tergo stando addossato ad un incrollabile riparo e davanti con uno scudo invincibile. La luce fosforica non resiste a quel duplice segno e dilegua. Giustina resta in preghiera.

Qui vi è una lacuna, perché la visione appare troncata. Ma la ritrovo poi negli stessi personaggi. Ancora è la vergine e Cipriano, in un serrato colloquio al quale assistono molti individui, che si uniscono a Cipriano nel pregare la fanciulla a cedere ed a sposarsi per liberare la città da una pestilenza.

“Non io” risponde Giustina “devo cambiare pensiero, ma Cipriano vostro. Si liberi egli dalla schiavitù col suo spirito malvagio e la città sarà salva. Io, ora più che mai, resto fedele al Dio in cui credo e a Lui tutto sacrifico per il bene di voi tutti. Ed or si vedrà se il potere del mio Dio è superiore a quello dei vostri dèi e del Malvagio che costui adora”.

La folla tumultua, parte contro Cipriano e parte contro la giovane...

… che io ritrovo poi unita al giovane, ormai molto più adulto e con i segni talari addosso: palio e tonsura in tondo, non più coi capelli ornati e piuttosto lunghi che aveva prima.

Sono nella prigione di Antiochia in attesa del supplizio, e Cipriano ricorda alla compagna un antico discorso.

“Or dunque si compie ciò che in diversa maniera profetammo aversi a compire. La tua croce ha vinto, Giustina. Tu sei stata la mia maestra, non la mia sposa. Tu mi hai liberato dal male e condotto alla Vita. Quando lo spirito tenebroso che adoravo mi confessò la sua impotenza a vincerti, ho compreso. “Essa vince per la Croce” mi ha detto. “Il mio potere è nullo su di lei. Il suo Dio Crocifisso è più potente di tutto l'Inferno riunito. Egli mi ha già vinto infinite volte e sempre mi vincerà. Chi crede in Lui e nel suo Segno è salvo da ogni insidiaSolo chi in Lui non crede, e spregia la sua Croce, cade in nostro potere e perisce nel nostro fuoco”. Non ho voluto andare a quel fuoco. Ma conoscere il Fuoco di Dio che ti faceva così bella e pura, così potente e santa. Tu sei la madre dell’anima mia e posto che mi sei madre, in questa ora, te ne prego, nutri la mia debolezza della tua forza, perché insieme si salga a Dio”.

“Tu ora sei il mio vescovo, fratello mio. Nel nome del Cristo Signore nostro assolvimi da ogni colpa perché più pura del giglio io ti preceda nella gloria”.

“Io ti benedico, non ti assolvo, ché colpa non è in te. E tu perdona al tuo fratello di tutte le insidie che ti ha teso. Prega per me che tanto errore ho fatto”.

“Il tuo sangue e il tuo amore presente lavano ogni traccia d’errore. Ma preghiamo insieme: Pater noster...”.

Entrano dei carcerieri a turbare l’augusta preghiera.

“Non vi bastano ancora i tormenti? Resistete ancora? Non sacrificate agli dèi?”.

“A Dio facciamo il sacrificio di noi. Al Dio vero, unico, eterno, santo. Dateci la Vita. Quella vogliamo. Per Gesù Cristo Signore del mondo e di Roma, per il Re potente davanti al quale Cesare è polvere meschina, per il Dio davanti al quale si piegano gli angeli e tremano i demoni, a noi la morte”.

I carnefici li rovesciano inferociti al suolo, li trascinano senza poterli disgiungere, ché le mani dei due eroi di Cristo sono saldate l'una all'altra.

Così vanno al luogo del martirio che pare una delle solite aule dei Questori. E due fendenti, calati da due nerboruti giustizieri, spiccano i due capi eroici e dànno alle anime ali per il Cielo.

La visione finisce così.

(Il brano e tratto da "I Quaderni del 1944" di Maria Valtorta)

 
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